Un tweet bombing indirizzato al premier Renzi ed alla ministra Lorenzin a tutela della dignità delle donne costrette all'aborto clandestino dall'obiezione di coscienza.
Ieri un quotidiano on line, descrivendo il tweet bombing dall’hashtag ObiettiamoLaSanzione indirizzato al premier Renzi ed alla ministra Lorenzin, ha scritto che la protesta “si è scatenata in Rete”. E come definire altrimenti una mobilitazione, che ha coinvolto centinaia e centinaia di persone, contro l’aggravio delle sanzioni pecuniarie alle donne costrette all’aborto clandestino, visto che nella fase iniziale dell’iniziativa si è pervenuti alla prima posizione nella classifica dei tweet più divulgati in rete? A promuovere questa reazione sono state un gruppo di donne impegnate sul tema della salvaguardia della legge 194, i cui alti tassi di obiezione di coscienza da parte degli operatori sanitari sono la causa principale di condanna alla clandestinità per chi invece vorrebbe interrompere legalmente una gravidanza.
Razionalmente le ideatrici della protesta non si sarebbero aspettate un tale risultato, anche se con il cuore ci puntavano molto. Difatti, non riuscendo più a valutare nella realtà la possibilità di aggregare le donne e di impegnarle su temi ben specifici e principalmente condivisi, il timore che, anche una sola parola d’ordine come Obietta la sanzione non riuscisse a sortire l’effetto di un rilevante dissenso, è stato ben presente. Eppure chi ha deciso che si dovesse alzare collettivamente la voce, contro l’aumento da 51 euro a somme fino a 10.000 delle sanzioni da applicare alle donne che abortiscono in clandestinità, ha fatto scorta della tenacia necessaria a lanciare questa sfida. Dalla sua c’è stato indubbiamente la consapevolezza dell’oltraggio conseguente a quell’enorme aumento che calava come un macigno sulle vittime incolpevoli dell’obiezione di coscienza.
La spinta ideale a progettare il tweet bombing, a cui si è affiancato anche un mail bombing, è stata dettata inizialmente da una necessità più che pressante, ossia evitare che nelle sabbie mobili dell’irrilevanza affogasse la protesta delle poche attiviste che sul tema della precipua depenalizzazione dell’aborto clandestino avevano preso pubblica posizione. A tale necessità si è accompagnata la più rilevante esigenza di informare le donne sull’ennesimo offesa alla loro dignità da parte dello Stato, colpevole di non attrezzarsi contro l’obiezione di coscienza e di punirle alla clandestinità. Il tempo era, però, favorevole per provare a lanciare un’iniziativa al riguardo, perché nell’aria si avvertiva la richiesta di impegnarsi a tutela della 194 e di proporre soluzioni per i problemi connessi alla sua applicazione fattiva.
Già il successo della puntata di Presa diretta sullo stato d’attuazione di questa legge in Italia aveva offerto lo spunto per un tentativo di tal genere, suffragato anche dalla rilevanza internazionale assunta dal fenomeno dell’obiezione di coscienza in Italia. C’è stato anche chi aveva potuto constatare che dopo quella trasmissione i “Mi piace” su di una pagina Fb tematica, come Aborto, 194: insieme per non tornare indietro, erano aumentati di un centinaio di unità in una settimana, quando a stento in un mese se ne potevano contare all’incirca cinque. I segnali erano indubbiamente benevoli per lanciare la protesta in rete, a testimonianza di una coscienza nuova sulla tutela della 194, a cui attingere per chiamare ad una mobilitazione collettiva contro quella punizione spropositata.
E’ così che si è messo in campo il coraggio di un’impresa i cui risultati erano sì incerti, ma tenacemente desiderati. La risposta della piazza virtuale c’è stata, e come, a riprova che c’è tanto altro ancora oltre il tweet ObiettaLaSanzione, nella direzione di interpretare i bisogni delle donne italiane e di rivendicarne i diritti. Da quelle dita indolenzite sui cellulari, da quelle braccia tese verso i computer, da quegli occhi vitrei per la tensione emotiva c’è ora solo da andare oltre. Partire dalla 194 e proseguire attraverso nuove strategie verso condivisioni nuove, verso mobilitazioni nuove, frutto di una consapevolezza particolare. Quella di camminare insieme verso le mete che le donne di volta in volta individueranno come obiettivi del loro agire comune.
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