Giovedi, 19/09/2019 - Di tutte le fibrillazioni politiche e battutacce twittarole che ci stanno rallegrando in queste ore in merito alla novità di #ItaliaViva, molte donne sono state colpite dall’aggettivo “femminista” usato per definire la politica del nuovo partito.
Diverse le reazioni: chi applaude entusiasta (finalmente qualcuno si ricorda di noi), chi ci crede (è troppo in gamba, farà certamente quello che dice), chi ci vede una mossa cinica e furba (ci butta un amo, si è accorto che 13 milioni di donne non votano e pensa che siano scalabili con una strizzata d’occhio), chi si prepara (vigileremo perché faccia davvero quello che dice e non gliene passeremo una).
Per non sapere leggere né scrivere, ricordiamo che
Ci vogliono contenuti, programmi e, soprattutto, soprattutto, la capacità di sapersi mettere un po’da parte, quasi in ombra, per lasciare luce e spazio alle donne, alle loro parole e idee.
Quindi.. immaginate.
Nel mentre che aspettiamo a vedere come verrà declinata la parola femminista in questa novità del panorama politica, ci viene in mente che
leader uomini che si sono definiti femministi ce ne sono già stati un po’ in questi ultimi anni:
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