Terremoti in Emilia / 3 - Progetti semplici ma di sicura efficacia
Casalini Milena Lunedi, 06/08/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2012
In questo dramma che coinvolge cosi profondamente la nostra terra e le nostre vite, la voce “femminile” non solo ha un vissuto proprio, ma anche una forza di reazione nella quotidianità che merita una riflessione. Osservando i vari “vissuti”, miei personali, al lavoro tra i tanti uffici pubblici da improvvisare nelle tende, quelli di tante altre donne che si raccontano ecc., non posso che notare la loro fragilità apparente con cui affrontano questi eventi drammatici: donne che hanno perso la casa, che non possono dare sicurezza ai propri figli, che non possono essere utili al lavoro resosi insicuro e pericoloso di questi giorni. In questa loro tipica “emotività femminile” ancora di più osservo il loro spirito propositivo, responsabilmente costruttivo, proprio della cultura emiliana che nelle gesta delle donne si manifesta con quella dirompenza delle azioni concrete, ma non altisonanti, e per questo vere. Tra le Donne dell’UDI di Modena si discute sul da farsi. Pochi minuti per aggiornarci vicendevolmente delle reciproche condizioni inerenti al terremoto (la casa, i propri cari, il lavoro) e subito l’attenzione si concentra su “cosa fare di efficace” e “cosa non fare” per non essere dispersivi, di ostacolo, ed evitare atti propagandistici. Si condivide di evitare l’affiancamento a supporti esistenti e già organizzati: i consultori, l’accoglienza e smistamento di aiuti, la raccolta di materiale ecc.. In modo molto operativo si ipotizzano degli interventi sul posto, sulla base delle testimonianze dirette da loro raccolte che raccontano le condizioni delle donne nelle tende, dei loro disagi e come affrontano il giorno e la notte, tra l’attaccamento tenace alle proprie cose e lo smarrimento per la mancanza di punti di riferimento. Tra queste vi sono anche tante straniere, con più carenza di mezzi di spostamento, di reti di supporto e di accessibilità alle soluzioni dei problemi in cui versano. Si strutturano così nel dettaglio interventi a loro favore come ”Biciclette per le Donne di Cavezzo”, un percorso di insegnamento all’utilizzo della bicicletta alle donne migranti, con l’obiettivo di far loro acquisire la libertà di muoversi autonomamente in un piccolo centro, di metterle in grado di rispondere alle proprie esigenze, in armonia con l’ambiente e un sano stile di vita. Inoltre, utilizzando i materiali derivanti da precedenti corsi di italiano, si struttura un’iniziativa per favorire l’apprendimento della Lingua Italiana. Gli interventi, promossi dall’UDI di Modena in accordo con l’Assessorato pari opportunità di Cavezzo, sono esito di una collaborazione attiva tra le associazioni Casa della Pace, Ciclostile, Donne in nero, Donne nel mondo, Ciclofficina e FIAB. Progetti semplici ma di sicura efficacia, e orientati ai disagi più limitanti di donne che vivono un forte dramma, quello di essere in un in campo di terremotati. Interventi che non si affiancano ad altri interventi impostati, ma di indiscutibile necessità e come tale non hanno bisogno di slogan altisonanti. I confronti all’UDI proseguono su vari temi. Come costante emerge una seria determinazione nell’andare avanti senza fermare le attività in programma, come se coltivare questa determinazione fosse “Il modo” per riappropriarci di un senso di normalità. Per scongiurare che il terremoto possa essere un alibi per sospendere le campagne dell’UDI che trovano anche in questi momenti la ragione del loro essere. Queste sono alcune “voci” di donne. Manifestazioni di sensibilità e debolezza affiancate a forza e propositività di agire nei momenti più drammatici, con azioni concrete e tangibili per tutti, vero messaggio di speranza nel presente e nel futuro.
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