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Le scomode cifre delle donne: il Rapporto completo del dibattito

Le scomode cifre delle donne: il Rapporto completo del dibattito

Il documento, frutto delle due giornate seminariali svolte presso il Consiglio nazionale degli Attuari il 6 ed il 29 marzo 2023

Venerdi, 10/11/2023 -

Questo Rapporto (allegato in pdf) è stato realizzato grazie al contributo degli esperti che sono intervenuti nel corso delle due giornate seminariali “Le scomode cifre delle donne” svolte presso il Consiglio nazionale degli Attuari il 6 (link) ed il 29 marzo 2023: Adelina Brusco, Daniela Carlà, Giuliano Cazzola, Giuliana Coccia, Silvia D’Amario, Elsa Fornero, Elvira Goglia, Vito La Monaca, Antonietta Mundo, Paolo Pennesi, Giovanna Spatari, Tiziana Tafaro, Liana Verzicco.

La redazione del volume è stata realizzata dal Gruppo di lavoro: Adelina Brusco, Daniela Carlà, Giuliana Coccia, Silvia D’Amario, Elvira Goglia, Antonietta Mundo, Giovanna Spatari, Tiziana Tafaro, Liana Verzicco

Il documento è stato redatto sulla base delle informazioni disponibili al 20 marzo 2023.

Indice

Introduzione: Contare per contare
1. Donne e sicurezza sul lavoro: i numeri degli infortuni e delle malattie professionali
2. Donne e rischi professionali
3. Le novità introdotte dalla direttiva n. 2023/970: la trasparenza retributiva quale mezzo per il conseguimento della parità di genere.
4. Il punto sulla situazione del mercato del lavoro
5. Il punto sulla situazione nel sistema pensionistico
6. Donne e pensioni in Italia: il peso di una scarsa partecipazione al mercato del lavoro

Introduzione (allegato in pdf il Rapporto in versione integrale)

Contare per contare è la direzione del nostro percorso condiviso, in cui intrecciamo l’obiettivo della democrazia paritaria, la potenza del femminismo dei dati, l’individuazione di percorsi trasparenti e di strumenti per politiche pubbliche frutto di decisioni informate e responsabili. Sono indispensabili sinergie e approfondimenti, linfa per la nostra peculiare rete densa di competenze. Contare per contare, riflettendo insieme e proponendo l’esito per la discussione in appuntamenti esterni.

Presentiamo qui i nostri due primi incontri pubblici e preannunciano il terzo, sulle differenze di genere nella sanità pubblica. Infatti, nel nostro percorso, elaborazioni e approfondimenti nella rete si intrecciano con un calendario di appuntamenti esterni ai quali annettiamo grande valore per la divulgazione e, soprattutto, per il coinvolgimento di decisori e di decisore. Vogliamo far emergere verità scomode, parlando attraverso i numeri, svelando la realtà - negli aspetti quantitativi e qualitativi - raccontando di intrecci e di connessioni. Nulla di stravagante e di originale, sono dati statistici conosciuti, di cui proponiamo una lettura coerente e sistematica scevra da omissioni, che consente un racconto privo di rimozioni e interruzioni. Ci interroghiamo anche sui metodi e sui criteri della statistica, perché non incorpori e non riproduca - anche inconsapevolmente – stereotipi dannosi all’analisi dei fatti e alle proposte per intervenire, rimuovendo restrizioni e iniquità, contraddizioni e sperperi.

La situazione nel nostro Paese non genera ottimismo e, comunque, nel mondo il riequilibrio di genere non c’è. Non mancano però ragionevoli motivi di ottimismo, non ultimo il riconoscimento del premio Nobel per l’economia a Claudia Goldin “detective dei dati”.

Il nostro intento, ambizioso ma realistico, è solo quello di fornire un modesto apporto, consapevoli della pluralità di attori istituzionali, sociali e scientifici necessari. Il valore aggiunto del nostro esercizio è nel connubio, riuscito, tra Noi rete donne e il Consiglio nazionale degli attuari e delle attuarie. Per dissipare i pregiudizi e i luoghi comuni, per assumere decisioni equilibrate, per dipanare il potenziale di innovazione (trasformando anche i luoghi e le modalità dell’esercizio dei poteri) non ci si può schiacciare sul presente. È necessario proiettarsi in un pensiero lungo, che si misuri con le trasformazioni, come le innovazioni tecnologiche, con le dilatazioni dello spazio e del tempo e le restrizioni derivanti da paure e da insidie vecchie e nuove. Le attuarie sono protagoniste naturali di una riflessione non azzardata ma che, al tempo stesso, non proietti i limiti della contingenza nel medio e nel lungo periodo. Ciò implica la conoscenza e l’utilizzo di alcune variabili per disegnare la realtà futura. Le attuarie insieme alle statistiche, hanno una professionalità irrinunciabile per individuare soluzioni efficaci, volte all’effettivo empowerment delle donne. È la loro vocazione naturale. Ecco dunque il perché, ancora una volta, “mettiamo la nostra faccia” nelle riflessioni che proponiamo, rafforzando le relazioni tra noi e il nostro modo di fare rete. L’obiettivo non è di fungere da testimonianza ma di incidere nelle scelte delle politiche pubbliche.

Ne abbiamo voluto parlare con l’attuale ministra del lavoro, Marina Calderone (abbiamo avuto un suo intervento in apertura), ma anche con l’ex ministra Elsa Fornero, che è una delle studiose maggiormente autorevoli in materia. Abbiamo avuto il piacere di avere la partecipazione di Giuliano Cazzola, espertissimo nelle materie discusse, di Paolo Pennesi, che dirige l’Ispettorato nazionale del lavoro, e di altre personalità competenti, tra cui il direttore pensioni dell’Inps. Il nostro è, come sempre, un approccio interdisciplinare, che mette in campo professionalità e mestieri differenti, competenze giuridiche, statistiche, di medicina del lavoro. Abbiamo inteso evidenziare la necessità della trasparenza nella disponibilità e nell’utilizzo dei dati. Siamo fortemente convinte del nesso tra trasparenza e democrazia paritaria, poco indagato - o almeno poco esplicitato - ma sicuramente decisivo. Abbiamo scelto di ragionare a partire dai dati amministrativi disponibili, convinte che la connessione e sistematizzazione dei dati esistenti sarebbe già oggi completamente possibile.

Distorsive costose gelosie nella disponibilità dei dati inducono a sprechi irresponsabili e a danni nelle politiche pubbliche che continuano a generare - a fronte di conoscenze errate o parziali - discriminazioni. Il dialogo tra le banche dati delle amministrazioni e degli enti pubblici è già possibile, non occorrerebbe attendere costruzioni ulteriori, 3-I spa o altre soluzioni e meccanismi organizzativi: si può già operare. Partiamo, dunque dalle cifre. Scomode perché?

È sempre faticoso abbandonare vecchie soluzioni pigramente riproposte, scardinare le serie storiche dei dati ma soprattutto dei ragionamenti e dei comportamenti, insomma, non è comodo. Eppure, a fronte degli sconvolgimenti attuali - il covid, i cambiamenti climatici e nell’economia, le guerre – è irrinunciabile e non rinviabile operare delle scelte. Gli strumenti di conoscenza devono essere adeguatamente affinati anche per mettere in atto la strumentazione indispensabile correlata alle politiche di genere (bilancio di genere, valutazione di impatto).

I nostri due incontri sono stati davvero di grande interesse e sono affiorati tanti elementi di sicuro coinvolgimento. Invitiamo alla lettura e siamo pronte, noi di Noi in rete donne e del Consiglio nazionale degli attuari e delle attuarie, a promuovere ulteriori occasioni di dibattito per confrontarci con gli aspetti salienti rispetto alla condizione e al futuro delle donne italiane. Anche sul profilo della salute e della sicurezza non mancano le immersioni di fenomeni significativi. L’allungamento della vita lavorativa aumenta il rischio di infortuni e malattie professionali. Si sono incrementati gli eventi lesivi dai cinquant’anni in poi, ma ciò avviene per le donne in maniera più marcata. Altri fattori incidono significativamente per le lavoratrici, con particolare riferimento ai rischi psicosociali, alle violenze e aggressioni sul posto di lavoro, principalmente nel settore sanitario, alle molestie nel lavoro, tematica da approfondire. Il gender pay gap si riflette a tutti livelli del mondo del lavoro e del sistema pensionistico, intriso del mancato utilizzo del potenziale occupazionale femminile nel nostro Paese e delle caratteristiche qualitative dell’occupazione femminile. Il più grande sperpero in Italia è nel mancato utilizzo della forza lavoro femminile, con un tasso di occupazione tra i più bassi nei paesi occidentali.

Non ci soffermiamo qui su quanto egregiamente illustrato nel seminario, vogliamo solo ricordare che la ministra Calderone ha espresso soddisfazione per la disponibilità di dati disaggregati per genere sugli infortuni sul lavoro, che riflettono le disparità della condizione lavorativa delle donne.

Garantire la sicurezza in ogni luogo di lavoro è un obiettivo complesso che non può essere disgiunto dai percorsi educativi e di formazione; questo l’impegno del Ministero del lavoro anche con il “Tavolo sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, che ha l’obiettivo di definire una strategia comune con le Associazioni datoriali e sindacali per affrontare, con le misure necessarie, l’emergenza degli incidenti sul lavoro. L’ex ministra Fornero ha sottolineato come il welfare italiano sia sbilanciato sulla parte finale della vita, ossia "sulle pensioni" che costituiscono la parte di spesa sociale più rilevante. È necessario che il welfare sia inquadrato nell'ambito del ciclo di vita, considerando anche il periodo dell'infanzia, dell'adolescenza e della vita giovane, fasi fondamentali per determinare il corso della vita e dove sono collocati i semi della diseguaglianza, che troppo spesso impediscono l’indipendenza economica delle donne.

Non è proprio vero che il lavoro delle donne sottrae lavoro agli uomini: dove il tasso di occupazione femminile è più alto è comparativamente più alto anche quello degli uomini. E non è vero neppure, lo sappiamo ma non riusciamo a farlo comprendere fino in fondo, che se le donne non lavorano fanno più figli: anche in questo caso è vero il contrario. Occorre incentivare la crescita e l’occupazione femminile, lo ripetiamo come un mantra. Non sono utili scelte risarcitorie, consolatorie e benevole riparatorie delle discriminazioni subite negli anni centrali per la vita lavorativa: è proprio così difficile da comprendere? La pantofola del paternalismo non potrà essere utilizzata a lungo. L’unica soluzione è il lavoro femminile, necessario per il sistema nel complesso e fonte di empowerment, strumento di potere per l’esercizio dell’autonomia della libertà. Nelle pagine che seguono troverete spunti per una discussione che dovrà proseguire su questi e su altri aspetti, anche in sintonia con un quadro di riferimento volto accogliere i mutamenti nella vita individuale e collettiva che con il Bes si è ormai consolidato. Vi presentiamo, dunque, alcuni degli spunti utili per sviluppare il confronto su come contare per contare.

Daniela Carlà

Tiziana Tafaro


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