Politica/ Per contare di più - Un ciclo di incontri voluto dalla Provincia di Milano per avvicinare le donne alla politica e per consolidare le donne che già sono impegnate anche nelle istituzioni
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2005
La Provincia di Milano investe energie e risorse sulle donne nella convinzione che ad un maggior loro coinvolgimento nella politica e nelle amministrazioni corrispondono migliori relazioni tra cittadini e istituzioni e una più diffusa cultura della partecipazione. Questi gli intenti dell’iniziativa “Donne in Politica”, un ciclo di seminari organizzati dal settore Politiche di Genere.
“Questo percorso è stato ideato per collegare tutte le donne elette negli organismi istituzionali, nei Comuni e nella Provincia di Milano, per dotarci di strumenti e conoscenze utili a svolgere meglio il nostro ruolo, per confrontarci, anche fra donne di appartenenze politiche diverse, per condividere le esperienze con donne che hanno lasciato un segno nella politica e nelle istituzioni". Arianna Censi, Consigliera delegata della Provincia di Milano alle Politiche di Genere ha lanciato l’idea del Forum delle Donne Elette nell’ambito del percorso Donne in Politica, iniziativa tesa ad accogliere testimonianze ed esperienze delle donne che si vogliono avvicinare alla politica o che hanno già compiuto tale scelta, per rafforzare la circolazione e il confronto di idee, dalle posizioni più storiche del movimento delle donne alle concezioni più recenti.
Dunque il Forum delle elette della Provincia vuole essere una rete permanente che sostiene le donne elette nelle istituzioni e potenzia il loro legame con le elettrici ed il territorio. Fin dalle prime battute di questa iniziativa è stato colto il senso innovativo e la dimensione propositiva e dialogica.
“Siamo ben conscie dei nostri difetti e dei nostri limiti, o meglio di un modo di vedere le cose differente fra noi e gli uomini. Anche nel gestire il potere abbiamo un diverso stile di leadership. Abbiamo meno voglia di ‘potere’ degli uomini. Non credo si tratti di una minore capacità di comando – ha osservato Ombretta Fortunati, Consigliera Provinciale di Rifondazione Comunista - semplicemente non vogliamo ‘fare da sole’, temiamo forse di perdere le nostre radici, la nostra condivisione con altre di valori e di esperienze. Personalmente ritengo che sia importante sapere valorizzare se stesse attraverso la valorizzazione delle altre e degli altri”. Non meno importante è stato lo scambio delle varie esperienze, dei diversi ‘approdi’ alla politica.
“Parte nel MSI la mia esperienza politica – ha sottolineato Paola Frassinetti, Consigliera provinciale di Alleanza Nazionale- e vivo il mio primo paradosso: non volevo identificarmi con lo stereotipo delle ragazze che cucivano le coccarde. Volevo condividere tutti i momenti con i miei compagni di partito, compresi gli scontri fisici. Ho fatto la mia prima esperienza istituzionale nella Provincia di Milano con la Giunta Colli. Ho incontrato le donne di altri partiti e le ho trovate diverse da me, dalla mia storia, dal mio modo di pensare. Ma qualcosa ci rendeva simili: la nostra concretezza. I colleghi maschi sono un po’ ‘tromboni’. Noi donne siamo molto più concrete. In Alleanza Nazionale, a Milano e in Lombardia, non sento discriminazione verso le donne, non so se per un senso di colpa o per un’effettiva trasformazione culturale. Mi sembra di cogliere molte più discriminazioni nel mondo del lavoro”.
L’utilità di questo tipo di scambio, che supera immediatamente gli steccati politici per approdare ad una dimensione socio-culturale più alta, è reso efficacemente dalla riflessione di Maria Paola Colombo Svevo. “Sono stata fra le sostenitrici delle ‘quote’ di almeno il 30% di donne nelle liste elettorali perché penso che dobbiamo costituire una ‘massa critica’ se vogliamo contare. Le donne nella società sono tanto cresciute, ma non hanno un’adeguata rappresentanza nelle istituzioni: in Parlamento oggi siamo il 9% a fronte di oltre il 51% delle elettrici. Quando qualcuno mi chiede quali sono le competenze necessarie per le donne che vogliono fare politica, rispondo che non è essere brava nelle professione che ti serve per fare politica ma la tua capacità di sintesi. Abbiamo sotto gli occhi buoni tecnici che si sono rivelati pessimi ministri. I movimenti delle donne erano la nostra base, la nostra rete, la nostra identità su questioni importanti per la vita delle donne: maternità e lavoro. Questa è la relazione che dobbiamo riprendere: puntare sui grandi temi della vita quotidiana delle persone. Solo questa può essere la radice di una nostra maggiore forza di rappresentanza nella politica e nelle istituzioni”.
L’intervento di Fiorella Ghilardotti assume la caratteristica peculiare e fortissima in questo percorso di una sorta di testamento umano e politico, è la testimonianza di una Donna che ha saputo donarsi alla dimensione sociale e politica con l’amore e la passione che le donne sanno profondere. “Ho cominciato nel ’75 come insegnante delle 150 ore, poi sono entrata nel sindacato metalmeccanici della CISL. L’impatto è stato incredibile: i delegati dapprima mi hanno guardato con sospetto, ero una donna, laureata per giunta. Poi, vedendomi in azione, hanno cominciato ad apprezzarmi. Anzi, in un secondo momento, si sentivano quasi ‘protetti’ da me. Nel ’90 mi fu chiesto di candidarmi alla Regione Lombardia. Nel ’92, eravamo in piena Tangentopoli, con grave crisi dei partiti e distruzione della Giunta. La soluzione? Mi si propose di fare il Presidente. Serviva una persona con le mie caratteristiche, ero indipendente e non espressione diretta di un partito, quei partiti che erano tutti, anche se in misura differente, travolti nella bufera di Tangentopoli. Lavoravo 16 ore al giorno, con la mia squadra di sei assessori, ma le decisioni più difficili le ho sempre dovute prendere da sola. Nel ’94 ha vinto Berlusconi e molte cose sono cambiate. Mi è stato proposto di candidarmi al Parlamento Europeo perché servivo ancora una volta. I primi mesi al Parlamento Europeo sono stati durissimi, perché le decisioni lì sono lente. Eravamo dodici Paesi. Mi sembrava di non fare niente. Ma questa esperienza mi ha aperto la mente, mi sono sprovincializzata, oggi mi sento più ‘completa’, con una visione più ampia anche della politica. Nel ’94 e ’95, quanto era difficile mettere la propria faccia in politica, sono state elette molte donne, anche come sindache. Oggi l’esiguità del numero di donne nei ruoli istituzionali importanti, non ci permette di essere un vero riferimento”.
Lascia un Commento