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Le ragazze nei G.A.P. II Puntata aspettando il 25 aprile.

Le ragazze nei G.A.P. II Puntata aspettando il 25 aprile.

Storie e immagini dall'archivio di Noidonne per celebrare la Liberazione dell'Italia dal fascismo.

Venerdi, 17/04/2015 - Mancano dieci giorni al 70esimo anniversario della Liberazione dal fascismo. La storia di Noidonne è strettamente connessa con la Resistenza e con le imprese delle tante partigiane dei Gruppi di Difesa della Donna che parteciparono attivamente e in mille modi in varie parti d'Italia. Fino al 25 aprile vi riproporremo storie e foto direttamente dai primi numeri di Noidonne. Qui trovate la prima puntata. A cura di Silvia Vaccaro.



Nel secondo numero di Noidonne, dell'agosto 1944, apparve la testimonianza di una ragazza che faceva parte di quei piccoli gruppi di partigiani denominati Gruppi di Azione Patriottica, GAP. Di Caterina, questo il suo nome, non sappiamo molto se non la sofferenza e l'istinto di libertà che ci arrivano da questo scritto.



Le ragazze nei G.A.P.



Vorrei parlarvi un po’ della mia vita di GAP. Nulla di romantico: le donne che con me e più di me hanno agito nella lotta armata contro i tedeschi avevano personalmente scelto un compito per il quale la loro azione era necessaria, e si trattata sempre di una decisione presa con estrema serietà. Ognuna di noi era venuta alla politica attraverso un approfondimento di coscienza, attraverso una chiarificazione dei precisi doveri che sono di fronte a ciascun individuo, uomo e donna; aveva insomma affrontato onestamente il problema della propria vita in mezzo agli altri individui. La soluzione di questo problema comportava un’attività politica, le necessità del momento richiedevano che alcune di noi entrassero nella lotta armata: così la decisione fu presa.



Ripeto, nella nostra vita di romantico non c’era nulla. C’era invece molta fatica e moltissima attenzione e precisione da porsi in ogni cosa. Lunghi giri per la città; trasporti di oggetti pesantissimi; gite fuori mano per provare armi e ordigni fabbricati dai nostri artificieri. C’erano moltissimi disagi: un GAP, uomo o donna, non aveva casa fissa, aveva dei rifugi più o meno aleatori, dei punti di appoggio che venivano improvvisamente a mancare: certe volte si finiva il lavoro qualche ora prima del coprifuoco e ancora non si sapeva dove si avrebbe dormito. E spesso nient’altro ci si poteva aspettare che freddo, umidità, aria viziata, impossibilità di lavarsi, giacigli costituiti spesso da semplici tavoli, in cantine o con simili mezzi di fortuna. E c’era anche molta fame. Spesso alla fine della settimana si saltava qualche pasto; spesso con assoluta solidarietà chi aveva ancora qualche soldo divideva con gli altri il poco che si poteva comprare.



Ed infine c’erano le azioni: dove le donne non meno degli uomini giustiziavano i traditori, senza sadismo e senza leggerezza; rendendosi ben conto di quello che facevano, ma sicure di agire secondo giustizia. Ed era per questa certezza se riuscivamo in definitiva ad essere allegre e a conservare quasi sempre la nostra serenità; era senza dubbio per la coscienza di sentirci utili. Donne dei GAP: donne sparavano, donne che agivano assumendosi responsabilità, correndo rischi, sopportando disagi. Donne che hanno saputo affrontare il loro dovere di essere “morali” e viventi in una determinata situazione storica.



Caterina

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