Raccontare il corpo,le sensazioni,le emozioni ed i conflitti che viviamo risulta spesso difficoltoso; in questa epoca di protagonismo del corpo sembrano mancare le parole appropriate ed i nomi per definire cio' che proviamo intimamente...
Venerdi, 10/01/2014 - Raccontare il corpo, le sensazioni, le emozioni ed i conflitti che viviamo risulta spesso difficoltoso; in questa epoca di protagonismo del corpo sembrano mancare le parole appropriate e i nomi per definire cio’ che proviamo intimamente….
Nella narrazione di noi, nel raccontarci ci avvaliamo di molteplici linguaggi: parole, gesti, nonche’ silenzi e le varie espressioni sensoriali che ci permettono di esprimerci e farci comprendere al meglio dagli altri. Esiste in ogni caso, una vasta ”zona brulla” del linguaggio, il lessico puo’ divenire stringato e non esauriente quando dobbiamo esprimere profondamente il vero sentire.
C’e’ una parte piu’ critica di noi che non sempre annoveriamo come presentabile al mondo; essa viene taciuta, spesso negata o nascosta, le parole per identificarla scarseggiano, non vanno “a segno”e sono deludenti, pertanto le sensazioni piu’ intime rimangono legate ed imbavagliate nel profondo. Le viscere delle nostre sensazioni, gli umori difficili da tradurre modellano zone d’ombra che permettono il dilagare dell’incomunicabilita’.
Parlare o scrivere dell’ ”io" piu’ profondo diviene percio’ un’espressione spesso incompleta o parziale della verita’ piu’intima. La difficolta’ e’ dare i nomi giusti ai sentimenti, nominarli identificandoli e descrivendoli come se la scrittura ed il linguaggio, di cui oggi tutti facciamo un uso massiccio e quotidiano, attraverso le piu’ svariate forme di comunicazione, si rivelassero incapaci di raccontare e spiegare i bisogni piu’ autentici ed intimi del nostro corpo. Cosi’ le parole si frantumano e polverizzano; le passioni, le ferite, il piacere e l’orrore vissuti nelle nostre esistenze non trovano espressivita’, non dilagano e non si espandono verso l’altro.
Eppure mai come in questa epoca il corpo e’ di scena, esposto, analizzato e studiato, interpretato e valorizzato al punto di rivelarne apertamente le emozioni, gli stati di umore nonche’ le violenze e i conflitti subiti.
I rapporti familiari ed interpersonali, nonche’ le aspettative delle persone, sono, attraverso i media e la pubblicita’, in primo piano in una esposizione crescente e dilagante; la televisione, attraverso i talk show, ci ha abituati ai racconti intimi e personali dei corpi, indagati ed esaminati nelle svariate sfumature e situazioni. Tale sovraesposizione riduce il valore del corpo come soggetto del sentire; spesso assistiamo a forme di banalizzazione con interpretazioni limitate e poco esaurienti dei sentimenti e delle complessita’ dei soggetti stessi. Limiti di tempo e di linguaggio non permettono di dare sfogo e ad un sentire autentico e vero,difficile da verbalizzare; prevale pertanto una visione mediocre e limitata che indaga solo in superfice senza penetrare davvero il corpo per esplorarne idee, sensazioni e pensieri, per ora senza nome.
Cresce pertanto la necessita’ di Imparare nuovi linguaggi, collezionare parole nuove che raccontino i circuiti nascosti del corpo, messi in luce da questa epoca attenta a cio’ che siamo e sentiamo intimamente. Antichi significati e sensazioni da portare alla luce con comunicazioni moderne che ci permettano di amplificare ed ampliare il racconto di noi stessi verso gli altri. Raccontare anche l’indicibile, le nostre verita’ piu’ intime, approdare ad un linguaggio appropriato per il corpo, arricchirlo e mai spegnerlo.
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