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Le nuove vie della conciliazione

Le nuove vie della conciliazione

Provincia di Milano - Un progetto innovativo per superare le rigidità organizzative e sperimentare modalità di lavoro. Realizzato da donne

Maria Cecilia Scaldalai Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2007

Alla vigilia dell'anno europeo delle pari opportunità, il Presidente della Repubblica, nel discorso di fine anno, ha sottolineato come in Italia tra le riserve preziose su cui contare ci sia quella, ancora poco valorizzata, dei talenti e delle energie femminili, e come la volontà e la forza morale che anima molte donne possono diventare un fattore essenziale di progresso civile e di crescita dell’economia e della società.
Questo è un impegno che la Provincia di Milano, 2.500 dipendenti di cui il 60% donne, persegue da diversi anni con politiche di conciliazione concrete quali: il part-time, l’orario di lavoro flessibile o personalizzato, il trasferimento agevolato in sedi più vicine a casa. Tutti interventi importanti e utili, ma più legati al tema assistenza- solidarietà che all’obiettivo di valorizzare i “talenti femminili”.
Ancora oggi le donne dirigenti sono poche, anche in Provincia di Milano; la maternità resta sempre un handicap per lo sviluppo della carriera perché la conciliazione tra famiglia e lavoro rimane un problema di difficile soluzione per le donne. Affrontarlo richiede diverse strategie, in grado di incidere contemporaneamente su più fronti. Dalla distribuzione delle responsabilità in ambito privato, un fatto non solo culturale, ai servizi per le famiglie, alla gestione dei tempi e degli spazi nelle città, alla cultura organizzativa delle imprese.
L’organizzazione del lavoro è uno degli ambiti principali, determinante nel penalizzare, o al contrario favorire, un equilibrio fra vita lavorativa e vita privata.
Con il progetto “Figli sì grazie” la Provincia di Milano sta cercando di andare oltre le tradizionali misure di conciliazione famiglia-lavoro e si è impegnata a ricercare le soluzioni più idonee per superare le rigidità organizzative, per sperimentare modalità di lavoro che siano davvero in grado di consentire alle giovani madri di vivere la maternità con meno ansie, e soprattutto senza penalizzazioni professionali, anzi con l’obiettivo ambizioso di valorizzare le competenze di cui le donne sono portatrici, in quanto risorse fondamentali per l’ente. Il progetto agisce su due fronti: quello personale e quello dell’organizzazione del lavoro. Sul piano personale, richiedendo alle donne, ma anche ai papà, di investire su se stessi, impegnandosi a sperimentare nuove regole e nuovi comportamenti; sul piano della struttura, sperimentando nuovi modelli di organizzazione del lavoro e diversi strumenti operativi.
Il suo valore forte e peculiare consiste nel fatto che persone e organizzazione si impegnano in uno sforzo comune, su un piano di reciproca responsabilità, a favore di un atteggiamento parimenti responsabile, in un patto di reciproca collaborazione e responsabilità nell’attuare misure di conciliazione concordate, quindi oltre e al di là di una visione assistenziale.
Com’è organizzato il servizio? Da quest’anno, le dipendenti in attesa di un bambino, e le neo mamme, ed anche i futuri o neo padri che intendono usufruire del congedo parentale, possono rivolgersi ad un servizio interno di “counseling organizzativo”, consulenza personalizzata, per essere aiutati a esplorare la propria dimensione lavorativa in rapporto ai cambiamenti dovuti alla maternità/paternità, e mettere quindi a punto un progetto individuale di conciliazione.
Non una soluzione uguale per tutti, ma tante soluzioni personali. Per esempio, formazione anche durante il congedo parentale, per non perdere il contatto col lavoro e coi colleghi. Bilancio di competenze al rientro, per risintonizzarsi col lavoro, ritrovare motivazione e stimolo, o per intraprendere un nuovo itinerario professionale. Per chi, al termine del congedo, rientra con orario a tempo pieno, e non opta quindi per il part-time perché penalizzante dal punto di vista sia professionale che economico, due opportunità. La prima, nuova e dal forte impatto organizzativo, consiste nella possibilità di sperimentare per un anno l’e-work, cioè il lavoro a casa, con l’obbligo di una sola presenza settimanale in ufficio. La seconda consiste nell’usufruire di un contributo economico per le spese sostenute per servizi all’infanzia (asilo nido, baby sitter).
Dall’esperienza vissuta, l’e-work sembra essere la soluzione più interessante, per le persone e per l’ente. A differenza del telelavoro, che ha avuto scarsissimo successo in ambito pubblico per le sue rigidità attuative, l’e-work, consistente nel lavoro domiciliare, svolto attraverso l’utilizzo della tecnologia (computer portatile, Internet, posta elettronica), offre maggiore flessibilità e soprattutto opportunità di valorizzazione professionale. Infatti, ogni progetto è personale, realizzato e condiviso con l’unità operativa di appartenenza dell’e-worker, e strutturato secondo logiche di risultato. Valorizzazione professionale e autonomia organizzativa per le donne, garanzia della prestazione e mantenimento delle competenze per l’ente, sono in sintesi i risultati che scaturiscono da due interessi che si incontrano in un vantaggio comune. Ulteriore fattore positivo dell’e-work rispetto al telelavoro è rappresentato dal superamento dello “straniamento” del lavoratore/lavoratrice che spesso si verifica appunto col telelavoro, concepito di fatto come lavoro esternalizzato, gestito sì in autonomia, ma anche in solitudine, al di fuori dal contesto aziendale. Con l’e-work la persona lavora a casa, senza però ritrovarsi in una condizione di estromissione dalla realtà lavorativa dell’ente, perché l’attività affidata è integrata nel processo di lavoro dell’unità di appartenenza, i rapporti con le colleghe ed i colleghi, che svolgono funzioni complementari e correlate, sono ricostruiti e ridisegnati nel progetto che coinvolge tutti.

Hanno aderito al progetto Le scelte
mamme rientrate nel 2006 32
mamme in congedo 8
future mamme 1 colloqui di counseling 41
mamme rientrate nel 2005 29 e-work 4
mamme rientrate nel 2004 19 Bonus asilo erogati 72
mamme rientrate precedentemente 5
neo papà 15
totale 109

In conclusione, è possibile affermare che l’esperienza è positiva, e può rappresentare un valido esempio di come sia possibile sostenere politiche di conciliazione, serie e incisive, a condizione che fra persone e organizzazione si stipuli un patto di impegno e responsabilità, di reciproco vantaggio, in grado di salvaguardare gli interessi di entrambi. E a condizione anche che si cambi cultura gestionale e stile direzionale. Penso infatti che il successo del progetto, realizzato da quattro donne (con me, Ariella Donnini, Maria La Salandra e Donatella Mostacchi, col sostegno delle colleghe del Comitato pari opportunità dell’Ente) sia dipeso appunto dalle donne, dalla loro determinazione e capacità di affrontare i problemi e le difficoltà con un approccio di inclusione, condivisione, con uno stile in cui mediazione e partecipazione si sostituiscono a imposizione, tecnicismi gestionali, autoritarismi.
(figlisigrazie@provincia.milano.it - www.provincia.milano.it/news)

* Maria Cecilia Scaldalai è responsabile del Servizio formazione della Provincia di Milano e capo progetto di Figli sì grazie
(15 ebbraio 2007)

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