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Le nuove crociate

Le nuove crociate

Family day - "Evaporata la laicità può sopravvivere la democrazia?"

Stefania Friggeri Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2007

Quando negli Stati Uniti divampava la polemica sulla legittimità o meno del matrimonio interrazziale, la Arendt definì “un diritto umano elementare“ la libertà di un cittadino di decidere con chi stabilire una convivenza. Ebbene oggi in Italia la gerarchia cattolica ha promosso una crociata contro i Dico, una legge timida rispetto a quelle vigenti in altri paesi europei che però ha il torto di legittimare anche da noi l’evoluzione dalla “Famiglia” (eterosessuale, finalizzata alla riproduzione) alle “famiglie” (composte da cittadini che non possono o non vogliono sposarsi, e che magari sono omosessuali). Perché sia chiaro: la ragione più forte che induce la CEI a prendere posizioni così gravi è la totale indisponibilità a riconoscere diritti familiari alle coppie omosex, considerate deviate e/o viziose (lo dimostra anche il fatto bizzarro che la campagna mediatica sorvola sul matrimonio civile). Ancora oggi, come ieri, dovrebbe essere tenuto nascosto quello che Oscar Wilde definiva “l’amore che non osa dire il suo nome”. Un amore il cui mancato riconoscimento genera un disagio psichico di cui soffre la quasi totalità degli omosessuali tanto da indurli a stringere associazioni, e c’è chi tenta una copertura sposandosi. In Polonia il governo sta preparando una legge che proibisce di parlare di omosessualità nelle scuole e prevede il licenziamento degli insegnanti che si dichiarano omosessuali. Come aveva proposto Fini per i maestri elementari. Anche se all’estero ormai guardano all’Italia come alla Polonia, non siamo ancora a questo punto: benché i Dico non prevedano il riconoscimento congiunto (i membri della coppia agiscono individualmente ) rimane il fatto che questa proposta di legge, attraverso l’iscrizione anagrafica, rende legittima un’unione considerata dal Papa contro natura perché vive la sessualità senza fini riproduttivi (una morale nata 2000 anni fa in una società in cui la mortalità era molto alta e la fecondità un valore). Dunque sì ai diritti individuali, attraverso il codice civile, no ai Dico che estendono ai conviventi i diritti che spettano solo alla “famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”(art. 29 della Costituzione). E invece noi diciamo che l’art. 29 “serve a porre un limite all’influenza dello Stato e a garantire che il diritto prenda atto e dia riconoscimento alle condizioni di fatto“( Boccia). La coppia genitoriale, che si forma per il sostegno reciproco nell’allevamento della prole, è presente in quasi tutte la specie animali, ma nell’uomo la questione è molto complicata: la pulsione sessuale, finalizzata alla riproduzione della specie, è un insieme di spinte istintuali e di affetti la cui ricchezza meraviglia chiunque tenti di sondare la profondità delle passioni che nascono dall’interazione fra corpo e psiche, fra natura e cultura. Di fronte alla complessità dell’essere umano, alla sua affettività così varia e imprevedibile da sempre la Chiesa si mostra turbata. Sperando di fermare l’orologio della storia, la CEI ripete il modello della campagna referendaria coinvolgendo tutto l’associazionismo cattolico e i parroci che, in occasione della Pasqua, devono impegnarsi in una propaganda capillare. Il “Manifesto unitario dei cattolici per la promozione della famiglia fondata sul matrimonio” chiama alla mobilitazione del Family Day da tenersi prima della conferenza sulla famiglia promossa dalla ministra Rosi Bindi, in modo da esercitare il massimo di pressione sul governo che infatti ha cercato di farsi perdonare annunciando una serie di provvedimenti in favore delle famiglie 'doc'. Ma si illude Prodi, come si è illusa la Bindi, che, per testimoniare lo spirito caritativo dei Dico, ha esteso i diritti familiari anche alle coppie di fratelli o di amici. Perché lo spirito della Cei è ideologico, cioè reclama lo Stato etico, non lo Stato laico che, nel rispetto delle libere scelte individuali, garantisce le condizioni di una pluralità di progetti di vita. Dopo il Family Day (che affida il successo a due leve di ben diverso significato: l’effettiva difficoltà materiale di tante famiglie e il diffuso pregiudizio antigay) è facile prevedere che i vantaggi politici andranno al centrodestra; l’apertura di un solco fra società reale e istituzioni darà una spinta all’antipolitica e al qualunquismo; il Papa vincerà una battaglia nella sua guerra al relativismo dunque alla democrazia. Già ferita dal richiamo all’obiezione di coscienza di coloro (medici, farmacisti, magistrati..) che operano in ambienti dove si affrontano temi eticamente sensibili, e dalla Nota CEI secondo la quale i legislatori cattolici devono dare “pubblica testimonianza della loro fede”, ovvero partecipare al Family Day e non votare i Dico. Evaporata la laicità può sopravvivere la democrazia?
(8 maggio 2007)

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