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Le MusE, il Festival Itinerante al Femminile, anno secondo - di Daniela Mencarelli Hofmann

Le MusE, il Festival Itinerante al Femminile, anno secondo - di Daniela Mencarelli Hofmann

Dopo il bilancio (positivo) del Festival, appuntamento a Camporosso con la rassegna letteraria “Libri d’autunno”: cinque appuntamenti, fra il 7 ottobre e il 25 novembre

Martedi, 19/09/2023 - Si è appena concluso Le Muse, il Festival al Femminile tenutosi per il secondo anno consecutivo nella Riviera dei Fiori, una manifestazione che offre un palcoscenico esclusivo a scrittrici, musiciste e artiste.
L’obiettivo è far conoscere al pubblico donne di talento che famose non sono. A parte le celebrità, l’asimmetria fra i generi lascia infatti un patrimonio sommerso. C’è una ricchezza di opere letterarie, musicali e artistiche delle donne che rimane nell’ombra. L’associazione Le Muse Festival al Femminile ODV ha cercato, nel suo piccolo, di puntare i riflettori su questa ricchezza.
Certo, per attirare il pubblico è stata invitata anche qualche scrittrice conosciuta, una cosiddetta “madrina”.
L’anno scorso è stata la volta di Rosella Postorino, quest’anno di Monica Lanfranco. Lo stesso vale per le musiciste: alla seconda edizione del festival ha partecipatola bravissima Patrizia Cirulli, che nel suo ultimo album ha musicato le poesie di Eduardo de Filippo e che nel 2023 è stata fra i finalisti del Premio Tenco.
La prima manifestazioneha ospitato Vanessa Tagliabue Yorke, una cantante jazz che il Tenco lo aveva vinto già qualche tempo prima.
Ma il festival ha accolto soprattutto cantanti e musiciste bravissime meno note al grande pubblico: Beatrice Campisi per esempio, che ha suonato le sue ballate in dialetto siciliano e ci ha ricordato la pioniera Rosa Balistreri. Oppure la cantante Alessia Capaccioni che si è inventata un concept concert sul tema del primo evento, Donna e Libertà, spaziando fra Billie Holiday e Patty Smith, Tina Tuner e Amy Winehouse, Mina e Mia Martini. Alessia ci ha raccontato, commuovendo il pubblico, la forza e il dolore delle donne, e l’iniquità di un mondo fatto a misura degli uomini.

Il festival si è articolato anche quest’anno in tre grandi eventi, il 2, il 9 e il 17 settembre, ognuno dei quali ha incluso un dibattito con le autrici, la presentazione dei loro libri e un concerto.

Per due settimane è stata aperta al pubblico la mostra collettiva “CreAzione Donna”:undici artiste (1), italiane e straniere, hanno dato voce, ognuna secondo le sue corde, al tema “Donna e Libertà”. Al finissage dell’esposizione, dedicata alle donne iraniane, è stata ricordata Masha Amini, il cui anniversario dell’uccisione cadeva il 16 settembre, il giorno prima, cioè, dell’evento conclusivo del festival.

I dibattiti de Le Muse Festival al Femminile sono stati vari e ricchi di contenuti. Il primo, sul tema della libertà e dei diritti delle donne, ha visto la partecipazione di Viviana Spada, Ersilia Ferrante, Paola Gula, Francesca Sensini, Morena Fellegara e Fulvia Natta. Importante è stato il contributo in video conferenza di Orchide Mussaffa, iraniana residente in Italia, attivista per i diritti civili e delle donne. Orchide ha informato sulle nuove misure repressive adottate contro le donne che non portano il velo per strada: le punizioni includono multe salatissime, esborsi che corrispondono all’8% dello stipendio, il rischio concreto di perdere il posto di lavoro e di essere letteralmente cancellate dall’anagrafe, il che significa perdere l’assistenza sanitaria, ma anche il diritto di aprire un conto in banca, tanto per fare un esempio. Le donne punite spariscono semplicemente dall’anagrafe, per lo stato non esistono più. Anche gli insegnanti che hanno sostenuto le lotte degli studenti per i diritti civili hanno perso il lavoro e lo stipendio, e chiunque abbia appoggiato la lotta delle donne è stato incarcerato, ucciso, torturato, minacciato. Fra questi anche Medhdi Yarrahi, finito in prigione per aver scritto una canzone a favore delle rivendicazioni delle donne. Il titolo, “Roosaritodarbiar”, significa “togli il velo”.

Al dibattito del 9 settembre su Lavoro, donne e parità di genere. A che punto siamo? hanno partecipato Monica Lanfranco, Lilia de Apollonia, Daniela Cassini, Loriana Lucciarini, Silvana Puschietta e Daniela Mencarelli Hofmann. La discussione ha puntato il dito contro il persistere di stereotipi sociali, differenze retributive e percorsi professionali penalizzanti. Barriere contro le quali le donne devono continuare a combattere, ma che hanno un costo per tutta la società: più equità per le donne si tradurrebbe in una crescita del PIL del 10%, dicono gli esperti dell’EU. I dati dell’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere ci raccontano che in Italia il gender gap è ancora profondo, sotto la media europea. L’occupazione femminile è purtroppo decisamente inferiore a quel 60% che era stato fissato come obiettivo da raggiungere entro il 2010. Nel 2023 solo una donna su due lavora, guadagnando in media il 10% meno del suo collega maschio, e questo a parità di mansioni e di qualifica professionale. Per non parlare di ruoli dirigenziali: solo 2 donne su dieci ce la fanno. Tale disparità è in parte dovuta al divario di genere nell’educazione. Anche se oggigiorno le donne studiano di più e meglio degli uomini, le studentesse che osano iscriversi ai corsi di laurea Stem (Science, Technology, Engineering e Mathematics) restano comunque poche (21%), la metà dei loro colleghi maschi. Quanto gli stereotipi pesino, lo dimostra una ricerca di OneDay Group, secondo cui una ragazza su due si sente limitata nelle scelte sul suo futuro da stereotipi e retaggi maschilisti. Ed è proprio il lavoro ad essere percepito da questo campione, 2000 ragazze fra i 14 e i 26 anni, il luogo in cui temono soprattutto di essere discriminate.

Il covid ha aggravato ulteriormente il divario: durante la pandemia sono state soprattutto le donne, obbligate dalle necessità di cura, a restare a casa e a perdere il posto di lavoro; ciononostante, rappresentano appena l'11% dei neoassunti nel periodo post pandemico. Il dibattito si è concluso sottolineando la necessità di redistribuire il carico del lavoro di cura dentro e fuori il contesto familiare. C’è bisogno di asili nido, di prolungamento dell’orario scolastico e di congedo di paternità obbligatorio. E questo, tanto per cominciare.

All’ultimo dibattito, tenutosi il 17 settembre a Sanremo, su Mamma o non mamma? Il corpo delle donne e la maternità, hanno partecipato Gabriella Benedetti, Bianca Scaglione, Cinzia Pennati, Donatella Sasso e Simona Cantelmi. La discussione ha subito ripreso l’argomento dei servizi sociali e della loro insufficienza: la decisione “Mamma o non mamma” si accompagna e quella di lasciare o non lasciare il posto di lavoro. Spesso quella donna su due che non lavora ha dovuto rinunciare, per l’impossibilità di conciliare un figlio con il proprio impegno lavorativo.
«Io gliel’ho detto alle mie figlie», ci racconta la scrittrice e insegnante Cinzia Pennati «pensateci bene prima di mettere al mondo un bambino. Perché, sappiatelo, rinunciate alla vostra libertà.»
D’altra parte la donna che decide di non avere figli è spesso stigmatizzata dalla cultura patriarcale secondo cui una donna senza figli è una donna solo a metà. Eppure madre si può essere senza procreare nessuno. Perché, hanno concordato le intervenute, esserlo non è un’attitudine innata, ma un modo di essere che non corrisponde nemmeno al genere. È madre chi ama, accoglie, sostiene, rispetta e lascia liberi. È madre chi non si dimentica di se e rivendica i propri spazi, perché ai figli e alle figlie bisogna insegnare soprattutto a desiderare. Una bambina desiderante non sarà mai una donna sottomessa.

Dopo il festival, Le Muse ritornano a ottobre con la rassegna letteraria “Libri d’autunno” a Camporosso, cinque appuntamenti, fra il 7 ottobre e il 25 novembre.
In attesa de Le Muse Festival al Femminile 2024. 

Daniela Mencarelli Hofmann
Autrice, artista e presidente de Le Muse Festival al Femminile ODV


[1]              Jenny DL, Patrizia Falconetti, Marisa Fogliarini, Barbara Harvey, Paola Lanteri, Daniela Mencarelli Hofmann, Ona Sadkowsky, RahelSadkowsky, Edy Santamaria, Franca Sasso e Stefania Zorzi.

 


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