Login Registrati
Le mostre di Eva Jospin ed Eva Marisaldi a Venezia

Le mostre di Eva Jospin ed Eva Marisaldi a Venezia

Prorogate le esposizioni Selva di Eva Jospin al Museo Fortuny e Biribisso di Eva Marisaldi presso la Casa di Carlo Goldoni, rispettivamente fino al 13 e al 14 gennaio 2025

Sabato, 07/12/2024 - A Venezia c’è ancora un mese di tempo per poter visitare due mostre singolari e raffinate, di due artiste di fama internazionale, la francese Eva Jospin e l’italiana Eva Marisaldi, allestite in due luoghi della città ricchi di storia e di magia: il Museo Fortuny, già dimora dell’artista spagnolo Mariano Fortuny (1871-1949), che vi aveva installato uno straordinario atelier per la creazione di abiti e tessuti, e la casa museo del commediografo veneziano Carlo Goldoni (1707-1793).
Inaugurate entrambe la scorsa primavera, in concomitanza con la 60.a edizione della Biennale d’Arte di Venezia,
le mostre Selva di Eva Jospin al Museo Fortuny e Biribisso di Eva Marisaldi al Museo Casa di Carlo Goldoni avrebbero dovuto chiudere a fine novembre ma, grazie all’ottimo successo di pubblico, sono state prorogate rispettivamente fino al 13 e al 14 gennaio 2025. Al di là della notizia contingente del loro prolungamento (e a prescindere dalla curiosa coincidenza per cui le artiste hanno lo stesso nome) ci sono però altre ragioni che suggeriscono di parlare di queste due esposizioni in un unico articolo.

Per prima cosa, sono entrambe curate dal critico d’arte Pier Paolo Pancotto con Chiara Squarcina, direttrice scientifica della Fondazione Musei Civici di Venezia (MUVE). Ed entrambe, infatti, sono allestite in sedi storiche prestigiose e fortemente caratterizzate visivamente, che fanno parte dello stesso ricco e articolato sistema museale gestito dalla Fondazione Musei Civici di Venezia. Questa specificità è anche uno dei motivi per cui i due progetti espositivi, pur nella loro diversità, hanno in comune la stessa attitudine al dialogo con le opere preesistenti e con il luogo che le accoglie. Una necessità che ha indotto le artiste a presentare lavori per lo più creati per l’occasione. Infine, i due preziosi cataloghi che accompagnano le mostre, a cura di Pancotto, sono pubblicati dallo stesso editore Dario Cimorelli.

La mostra Biribisso di Eva Marisaldi (Bologna, 1966) va considerata come un’unica grande installazione multisensoriale diffusa tra il pianoterra e il primo piano della casa museo di Carlo Goldoni, in un confronto rispettoso e stringente con le opere della collezione, con il mondo del teatro e con la figura del commediografo. Così, ad esempio, nella sala del Teatrino che ospita marionette settecentesche raffiguranti nobili, servitori, dame, cavalieri, turchi, militari e qualche maschera tratta dalla Commedia dell’arte, Eva Marisaldi ha inserito con discrezione, in modo quasi mimetico, una scultura in cartapesta di un bambino a grandezza naturale, Carlo, che osserva rapito il proscenio. Sembra, infatti, che da bambino Goldoni, proprio nelle stanze di questa casa, si sia divertito a giocare con un teatro di marionette fattogli allestire dal padre. Tramite la sua scultura inserita nel contesto museale, è come se Eva Marisaldi restituisse alla sala la vitalità e la poesia dello stupore infantile e il fascino provati da Carlo per il teatro. E nell’immaginare Carlo bambino, l’artista gli dà le sembianze di Paul, il figlio di Pablo Picasso, che il pittore aveva ritratto nei panni di Arlecchino in un celebre dipinto degli anni Venti. Nella stessa sala, sospesa sopra un tavolo da gioco, è collocata una sorta di lanterna magica che proietta a rotazione delle immagini. E’ l’opera che dà il titolo alla mostra, Biribisso, un gioco d’azzardo simile alla tombola, molto diffuso nel Settecento. Nella sala da pranzo è posta invece, quasi ad intralciare il passaggio, la scultura cinetica intitolata Surround, che reinterpreta fragorosamente le macchine sceniche usate un tempo a teatro per simulare il rombo del tuono. Il progetto espositivo conta numerosi altri lavori, alcuni realizzati per l’occasione col musicista Enrico Serotti, come l’installazione sonora nel cortile, basata su una compilation di ritmi ispirati alla musica barocca. Nel suo insieme, perciò, la mostra offre, per citare un’espressione della stessa Eva Marisaldi, delle “riflessioni ‘disordinate’ sul teatro” nate evidentemente dalla capacità dell’artista di porsi in ascolto dello spirito del luogo.

La mostra Selva di Eva Jospin (Parigi, 1975) è stata concepita invece per il Museo Fortuny, che al primo e al secondo piano conserva una ricca collezione di opere dell’eclettico artista, tra dipinti, disegni, sculture, modelli teatrali, tessuti stampati, abiti e costumi per la scena, ma anche libri, arredi e oggetti d’arte. Tuttavia, l’intervento di Eva Jospin non riguarda le sale ai piani superiori del palazzo, ma è ambientato al pianterreno, nel portego, uno spazio umbratile e gotico, che congiunge la porta d’acqua con quella di terra, dove l’artista ha realizzato una mega-installazione, una sorta di “selva” artificiale che ha il potere di proiettare il visitatore in un’altra dimensione, misteriosa e fiabesca. Il fulcro dell’installazione è la galleria, un passaggio ad arco con soffitto a cassettoni realizzato con cartone, legno e altri materiali. Le architetture di Eva Jospin si ispirano, infatti, agli edifici classici, rinascimentali e barocchi, anche con elementi tipici dei giardini manieristi, come la grotta artificiale e il ninfeo. All’interno della galleria, come in uno studiolo rinascimentale, sono incastonati una serie di pannelli in legno, cartone e collage che raffigurano dei paesaggi. I due ingressi al corridoio della galleria sono caratterizzati, da una parte, da una sezione di foresta quasi a grandezza naturale, e dall’altra da una facciata tripartita che evoca la tipica apertura a serliana della tradizione architettonica veneziana. Vi sono, inoltre, diversi pannelli ricamati in filo di seta, raffiguranti boschi e soggetti agresti. Il tema della foresta torna poi anche in altri lavori, tra cui un video immersivo, presentato in un altro ambiente del portego, dove le immagini artificiali e tecnologiche creano un effetto inquietante e straniante.

I lavori monumentali e scenografici di Eva Jospin, così come i suoi preziosi pannelli ricamati, rivelano una serie di sorprendenti affinità con la visionarietà di Mariano Fortuny, incluso il ricorso a materiali non convenzionali per la creazione di opere d’arte. In particolare, l’originale uso del cartone che l’artista francese trasforma magicamente in architetture o foreste, in una continua dialettica tra naturale e artificiale, realtà e illusione, rimanda a un’attitudine operativa affine al sogno wagneriano di creare un’opera d’arte totale inseguito dallo stesso Fortuny.

Per ulteriori informazioni si rimanda al sito dei Musei Civici di Venezia: www.visitmuve.it 

Didascalie foto

1. Eva Jospin, Selva, Courtesy the artist and GALLERIA CONTINUA Photos by Benoît Fougeirol. © ADAGP, Paris

2. Eva Jospin, Selva, Courtesy the artist and GALLERIA CONTINUA Photos by Benoît Fougeirol. © ADAGP, Paris

3. Eva Marisaldi, Biribisso, exhibition view, photo Daniele Molajoli

4. Eva Marisaldi, Biribisso, exhibition view, photo Daniele Molajoli


Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®