Mondine - Le mondariso o mondine erano lavoratrici stagionali e nel 1951 se ne contavano circa 250mila
Vera Perri Domenica, 17/03/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2013
Le mondariso o mondine erano fino ai primi anni della seconda metà del Novecento lavoratrici stagionali e nel 1951 se ne contavano circa 250mila. Il loro lavoro consisteva nel mondare (pulire), ma non solo, le risaie dalle erbe infestanti.
Le mondine partono dal Veneto e dall’Emilia Romagna tra la fine di aprile e gli inizi di maggio per le risaie che sono prevalentemente nelle campagne delle città di Vercelli, Pavia, Novara, Milano; le donne Filo d’Argenta per lavorare nella risaie di Molinella percorrono circa 40 km al giorno in bicicletta.
Le camere in cui dormono sono sporche e l’arredamento consiste in un tavolo e “una branda con la paglia, ma addirittura molte volte questo è un lusso perché non sempre il padrone mette a disposizione delle brande....” come racconta una mondina ferrarese nel giugno 1950 a “ La Nuova Scintilla”, un periodico locale.
Spesso le mondine ritmano il proprio lavoro cantando canzoni popolari:
sotto un sole che cusina
se scominsia de bonora
Si alzano alle quattro del mattino e dopo aver bevuto, stando in piedi, una scodella di latte, un’ora dopo sono già al lavoro:
gnente piante gnente ombria
la comanda che se suda
Per otto, dieci ore al giorno stanno con le gambe immerse nell’acqua a diradare le piantine, a strappare l’erba, a fare i trapianti, tormentate dalle zanzare che si introducono ovunque sotto i vestiti e dagli insetti chiamati “maziett” che si infilano sotto le unghie dei piedi, provocando ulcere dolorose.
I loro pasti consistono regolarmente in 150 gr di carne ogni otto giorni, 40 gr di fagioli divisi nei due pasti giornalieri, 150 gr di riso e 500 gr di pane.
La paga è naturalmente molto bassa, il contratto di categoria risalente al 1948 prevede una paga giornaliera di 1.000 lire, più 1 kg di riso al giorno (1 kg di pane nel 1950 costa circa 110 lire, 1 kg di carne bovina 800 lire); non sempre, però, il contratto viene rispettato.
Il bisogno di lavorare è così forte che alcune volte capita di nascondere la gravidanza legandosi una fascia attorno al ventre, né si comunica al caposquadra di avere la febbre o altri malesseri. Le donne sono osservate costantemente dal caposquadra e riprese se osano fermarsi un attimo.
Il caposquadra col suo bastone
e noi curve a lavorar
“Noi Donne” ha sempre scritto sulle condizione di vita della mondine e sul numero del 9 luglio 1950 Gabriella Parca firma un articolo dal titolo “Abina aveva solo vent’anni”, e scrive: “Era da pochi giorni arrivata nella tenuta, quando si è graffiata un piede. Pochi giorni dopo però il veleno dell’infezione si è sparso per tutto il sangue e la mondina è morta di setticemia”.
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