Le molte anime al femminile della XIV Festa del Cinema di Roma
Da ‘Antigone’ a ‘Motherless Brooklyn’, da ‘The Aeronauts’ a ‘Downtown Abbey’, a ‘1982’, ‘Military Wives’, ‘Willow’, ‘The Farewell’,‘Judy’: tutte le eroine dei film in concorso
Mercoledi, 23/10/2019 - La Festa del Cinema di Roma procede a grandi passi, con un’ampia varietà di offerte cinematografiche e non solo, tra film, documentari, eventi speciali e incontri ravvicinati. Sono tante le eroine protagoniste dell’edizione 2019, in particolare lo sguardo dei film in concorso è vario e rende giustizia della complessità di genere, a cominciare da ‘Motherless Brooklyn’, film di apertura del Festival diretto da Edward Norton, dove Laura Rose, interpretata da Gugu Mbatha-Raw, nel ruolo di un’attivista nera laureata negli anni Cinquanta, è la coprotagonista afro-britannica che ‘salverà’ il simpatico e fragile detective Lionel, affetto della sindrome di Tourette.
Con il suggestivo ‘Antigone’, scritto e diretto dalla regista canadese Sophie Deraspek, il dilemma tra legge scritta e legge dell’amore fraterno, si sposta alla contemporaneità, in una comunità di immigrati in Canada, ove l’Antigone moderna, studentessa modello ben integrata, giunta dal Libano da piccola con la nonna, i fratelli e la sorella, sacrificherà tutto per dare giustizia ai due fratelli Eteocle e Polinice, il primo ucciso dalla polizia e l’altro fuggito dal carcere.
In ‘The Aeronauts’, il regista Tom Harper propone un inno all’intraprendenza e al coraggio delle donne, dando vita nella Londra del 1862, ad un personaggio di fantasia, Amelia Wren, simbolo della forza delle idee e della vitalità femminile, moglie di un pilota di mongolfiere morto tragicamente due anni prima durante un volo, ed al suo sodalizio con James Glaisher, studioso e antesignano della metereologia. L’attesissimo “Downtown Abbey”, film che segue alla lunga serie TV, racconta con ironia un nuovo episodio della vita del castello, con eroine vecchie e nuove al seguito, fra le quali le attrici Maggie Smith e Imelda Staunton.
Eroine e mogli di ‘eroi’: in “Military Waves”, di Peter Cattaneo (autore di Full Monthy), con Kristin Scott Thomas, le mogli di una base militare statunitense, i cui mariti sono in missione in Afghanistan, si tengono occupate formando un coro che presto raggiungerà un discreto successo: a capo dell’impresa la granitica Kate, che ha perso di recente l’unico figlio in una missione. Lo squallore della vita nelle basi, la scarsa libertà di chi le abita e il maschilismo latente nell’organizzazione stessa, che applica i gradi anche alle mogli dei soldati, sono messe in evidenza con realismo ed ironia.
Stesso tema per “Drawning”, dove la regista Melora Walters, affronta in modo viscerale e quasi parossistico la lotta con se stessa di una madre che vede il proprio figlio partire volontario per l’Iraq e annaspa fra la costante sensazione di annegamento e il desiderio di riemergere.
Uno sguardo profondo e dolente sulle maternità mancate è reso con arte dal bellissimo ‘Willow’, di Milko Manchevski già autore di “Prima della pioggia” che racconta tre storie parallele, relative all’impossibilità di procreare, attraversate da una maledizione proveniente da lontano, quasi con un significato politico, sulla sterilità del Paese e delle sue guerre, ma anche una storia di umana solidarietà.
Con “1982”, vediamo Nadine Labaki, regista e attrice, nei panni di una maestra che deve salvare la vita ai suoi alunni mentre scoppia la guerra e Beirut è bombardata, un’opera in cui poesia e dramma, abnegazione e amore per gli altri, s’intrecciano alla perfezione.
Infine le due anticonvenzionali protagoniste di “The farewell - Una bugia buona”, nonna Nai Nai e sua nipote Billi, tra Cina e Stati Uniti, compongono, per mano della regista e sceneggiatrice Lulu Wang, uno splendido affresco intergenerazionale (e in parte autobiografico) che riflette sulla migrazione cinese a New York e sulle difficoltà di integrazione dall’Oriente all’Occidente.
Con “Judy”, biopic dedicato alla grande cantante Judy Garland, madre di Liza Minnelli, magnificamente interpretata da Renée Zellweger, e in particolare agli ultimi anni della sua carriera, il Festival di Roma giunge a ‘metà dell’opera’, già con una collezione di indimenticabili personaggi e caratteri femminili che restano impressi nella memoria. Attendiamo l’altra metà.
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