8 per mille - "In campagna elettorale ci hanno promesso che non avrebbero messo le mani nelle tasche degli italiani; quando sarà che qualcuno ci promette di togliere dalle tasche degli italiani le mani del Vaticano?"
Stefania Friggeri Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2008
Anche la Chiesa cattolica si fa interprete del diffuso malcontento verso la classe politica ed infatti ha già auspicato la reintroduzione delle preferenze che da un lato attribuiscono un potere di scelta ai cittadini, dall’altro offrono la possibilità di scegliere i propri rappresentanti senza contribuire all’elezione dei temuti candidati ‘laicisti’. Il PDL fa parte del Partito Popolare Europeo ed è apparentato strettamente con AN, da sempre paladina dei valori cristiani, quegli stessi che la Santanchè ha riproposto nel motto “Dio, patria, famiglia”. Quanto alla Lega ha rinunciato ai riti pagani sul Po per difendere le radici cristiane dei… celti!. L’ UDC è il partito di Casini, il pupillo di Ruini; e al cardinale che, ostile al progetto di Prodi sogna una nuova DC, non reca alcun problema la presenza nel partito di Cuffaro. Si lecca invece le ferite il PD dove l’integralismo dei teodem serve a rendere accettabile la politica dei “cattolici adulti” i quali dimostrano al massimo un leggero imbarazzo di fronte alle azioni di lobby del Vaticano. Se il PD ha portato in Parlamento 120 parlamentari ex democristiani, parole di Fioroni, la gerarchia cattolica potrà influenzare anche il centro sinistra, salvo poi favorire il centro destra al quale lo accomuna una cultura di potere. Il Vaticano non è infatti un’entità spirituale, è uno stato a tutti gli effetti con un impero immobiliare e finanziario enorme che moltiplica grazie ad una sapiente attività politica. Prima delle elezioni Betori ha precisato che la Chiesa cattolica non è né di centro né di sinistra. E’ vero: l’alto magistero non guarda ai simboli, guarda agli interessi temporali; e infatti nel ’29 non ha avuto nessuno scrupolo a stringere con Mussolini il Concordato grazie al quale continua a ricevere dallo Stato italiano sovvenzioni ingiustificate pari a circa 4 miliardi di euro, secondo l’inchiesta comparsa sulla Repubblica. Le reazioni del Vaticano sono state piccate e polemiche, ma per poterci tranquillizzare dovrebbe applicare il principio della trasparenza, ovvero dovrebbe pubblicizzare i bilanci come fa la Chiesa valdese. Della cifra che l’erario destina alla CEI con l’8 per mille (1 miliardo di euro) solo un quinto va alle opere di carità, il resto serve all’autofinanziamento, espressione vaga con cui si allude a voci non verificabili come ‘esigenze di culto’ o ‘spese di catechesi’. La CEI risponde stizzita che la Chiesa supplisce lo Stato nell’azione di welfare, e in effetti sono numerose le opere meritorie su cui è stata costruita la propaganda per avere i sussidi, ma nei paesi cosiddetti civili il finanziamento alle Chiese è volontario. Inoltre né la Chiesa né i politici ossequienti mai si sono preoccupati di informare i cittadini del meccanismo furbetto con cui vengono ridistribuite le quote non espresse: non rimangono nelle tasche dei contribuenti né all’erario, vengono ridistribuite in proporzione alle quote espresse, col risultato che anche il 90% circa di queste va alla Chiesa cattolica. Di più: diminuito il numero dei praticanti e dei preti, il gettito andrebbe abbassato sotto l’8 per mille, ma nessuno mai è riuscito a vedere la relazione che la Presidenza del Consiglio dovrebbe fare ogni tre anni per monitorare e rivedere l’autentica mostruosità giuridica del Concordato. In campagna elettorale ci hanno promesso che non avrebbero messo le mani nelle tasche degli italiani; quando sarà che qualcuno ci promette di togliere dalle tasche degli italiani le mani del Vaticano?
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