Giovedi, 13/02/2014 - Chi avrebbe mai pensato che lo scandalo della Terra dei Fuochi, le migliaia di morti di tumore causato dalla diossina sprigionata dai rifiuti abbandonati e poi incendiati, le proteste della gente che finalmente si ribella e scende in pazza a migliaia, a centinaia di migliaia, a chiedere giustizia, le mamme a lutto che composte hanno stretto la mano del Presidente della Repubblica e gli hanno porto la foto dei figli morti, chi avrebbe mai pensato – dicevo – che tutto ciò avrebbe profittato a qualcuno?
Eppure, mentre da una parte tutti giustamente concentrano la loro attenzione affinché non siano gli stessi che hanno inquinato a intascare i fondi destinati alla bonifica, qualcosa di più subdolo e di ancor più pericoloso accade, qualcosa che non ha valenza penale e non può essere quindi perseguito a norma di legge.
E' stato ormai appurato che in alcune zone della provincia di Caserta sono stati sotterrati rifuti inquinanti e pericolosi: a certi livelli si sapeva da una quindicina d'anni, ma nessuno ha fatto nulla. Chissa come mai?
Lo scandalo è scoppiato poco tempo fa, quando la buona volontà di un prete, don Maurizio Patriciello, ha raccolto, riunito e organizzato la protesta della povera gente, fino ad allora inascoltata. Contemporaneamente un pentito di camorra, Carmine Schiavone, ha reso pubbliche le sue ormai quindicennali dichiarazioni alla Commissione Antimafia della Camera, anche queste fino ad oggi sotterrate insieme ai rifiuti dal timbro "segretate".
Perché? Per permettere alla magistratura di indagare, qualcuno ha tentato di rispondere, dimenticando che i giudici possono condannare, sempre attraverso i tre (o più) gradi di giudizio, i responsabili dello scempio, ma non stanziare finanziamenti e ordinare mappature e bonifiche: quello è – dovrebbe essere il ruolo di quella stessa politica che, per quindici anni, ha tenuto le informazioni chiuse nel cassetto, insieme alla lista delle ditte che hanno sversato e che, sembra, non si trovi più. Solo qualche nome filtra qua e là, a bassa voce per timore di processi e di condanne per diffamazione a mezzo stampa, perché questa è la nuova arma delle multinazionali dagli uffici legali forniti di avvocati riccamente stipendiati.
Che accade nel frattempo, allora?
Accade dunque che la gente rifiuti di acquistare il prodotti freschi provenienti dalla Campania, che si tratti di cavolfiori o di mozzarella di bufala. Questo atteggiamento si chiama paura: le zone a rischio sono limitate e non solo in Campania, ma è davvero difficile spiegarlo a tutti. Ci ho provato, una goccia d'acqua contro un mare di "si dice" nebulosamente generici.
Perché qualcuno ci guadagna, si capisce. E io questo non me l'aspettavo.
Che cosa succede dunque alle centinaia di quintali di verdura che nessuno vuole, verdura forse inquinata, forse no?
Ecco che si fa avanti l'esercito di compratori delle multinazionali del surgelato e dalla conserva . Offrono un quinto, un sesto del prezzo di mercato. Un'elemosina ai contadini già stremati dai mille problemi. La razzia di un armata di barbari.
Comprano il latte di bufala a metà prezzo, lo tagliano con quello surgelato o quello in polvere che viene da chissà dove e ce lo servono sul bancone del supermercato con un marchio che suona come una garanzia.
Comprano i cavolfiori, li surgelano e noi li acquistiamo poi a venti volte il loro prezzo, perché – si sa - vengono da lontano e ai nostri occhi di esterofili la provenienza suona come una rassicurazione.
La politica, quella che per anni ha sonnecchiato ignorando l'interesse del paese, dovrebbe svegliarsi e chiedersi che accadrà ai contadini indebitati, incapaci di far fronte a un'altra annata come questa?
Cederanno la loro terra alle multinazionali e ai grandi consorzi, diventando braccianti per un pezzo di pane?
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