TRENTENNI DI OGGI / 3 - Intervista ad Antonella Botta
Lunedi, 31/10/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2011
Sono nata ad Avellino nel 1980. Mi formo a Napoli alla facoltà di Conservazione dei Beni Culturali, maturando un profondo interesse per la storia dell’arte del periodo medievale. Inizialmente affascinata dal campo della consulenza e progettazione dei beni culturali, ho indirizzato i miei studi alla valorizzazione e promozione dei luoghi della cultura del territorio irpino, soprattutto di Summonte, comune in provincia di Avellino dove vivo e lavoro come operatore museale. Da poco più di un mese ho ottenuto l’abilitazione all’esercizio della professione di Guida Turistica della Regione Campania.
Cosa pensi della tua generazione, credi che in Italia le trentenni abbiano uno spazio di protagonismo?
Il periodo storico in cui viviamo è molto delicato; la nostra generazione lotta quotidianamente per impossessarsi del proprio spazio. Ecco il nostro ruolo all’interno della società: lottiamo per conquistare i nostri obiettivi, lottiamo tra un contratto a progetto e una collaborazione occasionale, rimbalzando come palline da ping-pong da un luogo all’altro, pur di sentirci realizzate professionalmente, ci confrontiamo col lavoro della nostra vita e un progetto che non ha nulla a che fare con i nostri studi, collezioniamo stage, percorsi formativi, borse lavoro, lottiamo senza sosta e senza orari anche il fine settimana, spesso a condizioni poco favorevoli. È un percorso a ostacoli ma ci crediamo, crediamo che qualcosa possa cambiare solo lottando e stringendo i denti: non possiamo fermarci a guardare una società che va alla deriva.
Cosa ti aspetti dal presente e cosa ti aspetti dal futuro, dal punto di vista professionale?
La situazione attuale non offre grandi prospettive professionali, ma pur se arrivo la sera stanca e stressata, portando a casa scarse retribuzioni, che non mi permettono certo autonomia e indipendenza economica, credo in un futuro più roseo. Prima o poi usciremo da questa palude di precarietà, togliendo questo tappo istituzionale, professionale e affettivo messo sulla crescita di noi future generazioni.
Hai dei sogni nel cassetto?
Meno male che ci sono! I sogni nessuno ce li potrà mai togliere. Sogno un lavoro più stabile nel campo del turismo che mi faccia sentire realizzata nel mio campo e che mi consenta persino di acquistare la giusta tranquillità di non rincorrere sempre il tempo, per poter apprezzare di più il mondo che ci circonda, fatto di affetti, di persone e di piccole cose.
Stiamo vivendo una fase difficile sia dal punto di vista culturale che economico. Come pensi che la tua generazione possa contribuire a un rinnovamento profondo dell'Italia?
Siamo le forze vive del Paese e con la nostra grinta, le nostre ambizioni, i nostri sogni riusciremo a fronteggiare questa crisi magari apportando grandi cambiamenti al sistema. Certo, per combattere questo momento difficile, si è pensato bene di tagliare fuori dal sistema produttivo i giovani e le donne, come se queste categorie potessero rinunciare con più facilità alla propria indipendenza economica; ma non ci arrenderemo così facilmente.
Hai avuto delle 'maestre' di vita? Chi sono?
Indicherei l’università come maestra di vita. È stata un luogo di educazione, intesa come formazione della persona umana. Un punto di socializzazione e di forte aggregazione in un momento di crescita importante della mia vita, un punto di incontro di culture diverse, un luogo naturale di dialogo sincero e di confronto.
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