Le "simpatiche" esternazioni del premier turco Erdoğan al vertice internazionale "Donne e giustizia" organizzato dalla Women and Democracy Association ad Istanbul
Giovedi, 27/11/2014 - Non so perché ma certe volte le persone parlano proprio quando dovrebbero stare zitte. La miglior soluzione sarebbe non esprimersi proprio (se uno ha certe idee), girare al largo dall’argomento, o almeno trattarlo con i guanti bianchi. Invece no. Come sempre, molti non rispettano questa semplice regola di vita. Ed il nostro “eroe” del giorno è il premier turco Recep Tayyip Erdogan, classe 1954, al potere da dieci lunghi anni con il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (in turco Adalet ve Kalkinma Partisi). Famoso per le infami repressioni di piazza Taksim del 2013 dove persero la vita alcuni manifestanti a causa del brutale, eccessivo ed ingiustificato comportamento delle forze dell’ordine voluto dal signor Erdogan contro quei “ribelli” che non appoggiavano le sue politiche di governo. Comportamento tiepidamente condannato anche dall’Unione europea.
Beh da un premier, alla guida di un paese dove la violenza domestica dal 2009 al 2012 ha ucciso circa 650 donne (tassi di violenza domestica dieci volte superiore rispetto a quella registrata in altri Paesi europei), dove i reati di natura sessuale sono aumentati del 400% negli ultimi 10 anni e dove nel Global gender gap report 2013, stilato dal World economic forum, che prende in considerazione la parità di genere in 136 nazioni, il centoventesimo posto è proprio della Turchia, ci si aspettava un modo di agire e di pensare diverso. Invece ancora no. Già non nuovo a certi pensieri come “Non si possono mettere sullo stesso piano una donna incinta e un uomo", invitando le donne turche ad avere "almeno tre figli" cadauna e condannando l'aborto come "un omicidio", Recep non ha saputo resistere all’opportunità che gli si è aperta davanti.
Il “Papa”, come lo chiamano i suoi sostenitori, ha preferito, proprio nella cornice del vertice internazionale "Donne e giustizia" organizzato ad Istanbul dalla Women and Democracy Association, esporre certe sue considerazioni sui rapporti uomo – donna. Il premier prendendo da subito il toro per le corna ha esternato le sue teorie all’auditorio “Considerare uomo e donna sullo stesso piano è contro natura, i due generi sono diversi per indole e costituzione fisica: le donne devono fare le madri" e poi "L'Islam ha definito il ruolo delle donne: essere madri. Ed è un concetto che non è possibile spiegare alle femministe". Quindi proprio coloro che lottano per i diritti delle altre donne sono proprio il loro peggior nemico. Perché gli mettono in testa brutte idee come interessarsi e lottare per la propria libertà e dignità. Bella teoria Erdo. Ma non si è fermato qui. Tirando in ballo il profeta Maometto ha aggiunto che “il paradiso si colloca ai piedi delle madri” e in un impeto di nostalgia emozionante “vorrei baciare i piedi di mia madre perché profumano di paradiso”. Cioè lui vorrebbe che le donne fossero solo le “sante madri” dei figli di Turchia, ma se si tratta di lavoro, diritti e dignità è meglio non parlarne, anzi meglio restringere quei diritti se no chissà poi una tra lavoro e vita privata e pensando con la propria testa non riesce a farne almeno tre per il “superiore interesse nazionale”. Dopo questo discorso pregno di concetti e di idee innovative, l’auditorio, composto quasi esclusivamente da donne, è esploso in uno scroscio di applausi. Alla faccia di Women and Democracy.
Preoccupante è che dalle istituzioni europee si sia avuta invece la risposta contraria. Assenza di battito cardiaco, silenzio. Dove invece ci dovrebbe essere una strenua lotta contro le discriminazioni di qualsivoglia tipo, c’è stato un voltarsi dall’altro lato. Tanto più grave nei confronti di un paese come la Turchia che, anche se in piena “re islamizzazione” ad opera del “Papa”, vorrebbe entrare nell’Unione europea e quindi condividere quei valori che ormai dovrebbero essere caratterizzanti nel nostro sentire di essere europei.
Fortunatamente le donne, almeno quelle esterne al convegno, si sono indignate ed hanno attaccato come furie le parole del premier. Come Aylin Nazliaka, deputata del partito Repubblicano (principale partito d’opposizione, social-democratico) “Quello di Erdogan è un discorso che incita pubblicamente all'odio - continuerò ad avversare quest'uomo che non fa alcuna differenza tra i terroristi e le donne”. O come Hulya Gulbahar, avvocatessa e attivista per i diritti delle donne “ I commenti di Erdogan violano la Costituzione turca, le leggi turche e le convenzioni internazionali sull'uguaglianza tra i generi. Inoltre, non aiutano gli sforzi che puntano ad attenuare l’alto tasso di violenze contro le donne nella società turca. Al contrario, commenti di questo tipo da parte di autorità dello Stato aumentano la crescita di simili violenze. Mettendo in discussione che le donne partecipino alla vita pubblica, dalla politica all'arte, alla scienza e allo sport". Nelle parole di Özge una studentessa accampata a piazza Taksim in quei giorni del 2013 il reale sentire di un paese che è stanco del progressivo abbandono delle idee di laicità a cui sembrava destinato ad approdare “Tayyip ha commesso troppi errori ed in particolare nel campo dei diritti per le donne. Attraverso una spirale conservatrice sta cercando di riportarci indietro, in un tempo in cui la donna doveva essere l’angelo del focolare, doveva dare alla luce almeno tre figli, indossare il velo e avere poche pretese. Sono qui come giovane donna, per lottare, per un futuro migliore, per evitare che il mio corpo e le mie opinioni vengano oppresse dal governo”.
Speriamo che l’Ue mostri almeno in parte il coraggio dimostrato da queste donne e dalle molte altre che si battono per il riconoscimento dei propri diritti in Turchia e ricordi al sig. Erdogan che questo modo di pensare non è ben accetto in Europa.
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