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Le donne: sempre merce di scambio

Le donne: sempre merce di scambio

Note ai margini - Cosa hanno in comune la riforma sanitaria di Obama con le elezioni regionali in Italia?

Castelli Alida Lunedi, 17/05/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2010

Negli ultimi mesi, in Italia, siamo stati occupati dalla competizione elettorale per le regionali; negli Stati Uniti si è votata la prima grande riforma sanitaria. Due avvenimenti si dirà che non hanno molto in comune. Infatti è così, se non ci fosse un elemento che li unisce. La sera prima che il Senato americano votasse la legge che assicura a una buona parte dei suoi cittadini il diritto alla salute il voto era ancora incerto, una trentina di eletti nelle file dei democratici, che erano i sostenitori della legge, aveva deciso di votare contro e questo non ne avrebbe permesso l’approvazione. Il presidente Obama, a quel punto, ha fatto una dichiarazione: il servizio sanitario pubblico non avrebbe coperto le spese per le donne che avrebbero voluto ricorrere all’aborto. A quel punto anche i trenta indecisi si sono decisi. La legge è stata quindi approvata con questa eccezione.

In casa nostra è inutile ricordare come negli ultimi giorni della campagna elettorale un appello dei vescovi aveva riportato nel dibattito politico la questione aborto. Non che questa legge fosse una competenza delle Regioni, per le quali si stava votando, ma tant’è. Appena eletto il nuovo Presidente del Piemonte, Cota, non ci ha spiegato come intendeva cominciare il suo mandato, ma subito ha chiarito che la pillola Ru486, dopo aver avuto il via libera dall’Agenzia del farmaco, essendo lui “per la difesa della vita e contro l’aborto” sarà somministrata applicando tutte le misure restrittive possibili, anzi avrebbe fatto in modo che la pillola restasse nei magazzini.

Cosa dire? Sembra di essere noiosi, sempre le stesse cose, ma purtroppo sempre le stesse cose ci sentiamo dire. Anche il Papa ci ricorda che i veri cristiani “rifiutano di fare ciò che negli ordinamenti giuridici in vigore non è diritto, ma ingiustizia” parlando naturalmente dell’aborto.

Allora forse le donne devono saper rispondere con le solite vecchie tematiche, ma che sono quelle che rispondono alla verità, e permettono di ricordare a tutti con quali lotte, attenzione e quale sofferenza le donne italiane si sono conquistate non il diritto di abortire, ma quello di non morire di aborto e la sua prevenzione. Nella stessa legge era previsto un forte potenziamento dei consultori e dell’educazione sessuale nelle scuole. I pochi consultori sono ormai quasi sempre pieni di medici obiettori, dell’educazione sessuale è inutile parlarne. Avremo anche conquistato il diritto alla maternità se non fosse che, ogni volta che una donna lavoratrice rimane incinta e comincia un calvario che troppo spesso la porta a lasciare il lavoro, per sua volontà perché non dispone di aiuti per crescere suo figlio, (con questa motivazione hanno abbandonato il posto di lavoro quasi 20.000 donne nel 2009*) viene demansionata, o invitata e messa nelle condizioni di andarsene.

Quindi siamo alle solite. Forse sarebbe ora di reagire con più forza? Credo proprio di sì.



* Fonte Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali



(17 maggio 2010)





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