Martedi, 05/09/2017 - Una delle porte per entrare in Europa, dal Marocco e dai paesi sub sahariani è il confine con la Spagna, presso l’enclave di Ceuta. Su questo confine lunedì 28 agosto sono morte due donne, altre quattro ferite gravemente. Altre cinque erano state ferite in aprile, una ragazza morta in marzo: sono le donne mulo. Sono morte calpestate dalla ressa ingovernabile che si crea al passaggio, travolte e uccise. Ma chi sono queste donne che si ammassano ogni giorno su questo ‘confine’? Sono portatrici di merci, “muli”, animali da soma che per conto di contrabbandieri con base nel grande centro di smistamento di Ceuta (oltre 270 ‘aziende’) cercano di far passare dalla frontiera tra Ceuta e il Marocco carichi inauditi di merce di contrabbando (piccoli elettrodomestici, abbigliamento, alimentari, tappeti). Ogni carico è di almeno 80 chili e la remunerazione è di 5 euro. Stanno sotto il sole, senza acqua potabile, senza servizi igienici, sottoposte a continui soprusi anche sessuali. Le autorità di frontiera consentono il passaggio di 4.000 persone al giorno, ogni giorno si presentano oltre 20.000 persone, e tra queste le donne-mulo con i loro carichi. Le resse, la confusione, le prepotenze sono la regola quotidiana. Anche in occasione della tragedia di lunedì, le autorità di frontiera hanno aperto l’ennesima “inchiesta”….
Da Mediterranea a cura carlapecis@tiscali.it dell'Udi Catania
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