Le donne egiziane ed il mondo del lavoro. Una riflessione particolare
Ancora è forte la disparità in termini lavorativi tra gli uomini e le donne nel Paese. Ce ne parla Mona Ezzat, direttrice di Nuova Donna, la ong che da anni si occupa dell'ingresso femminile nel mondo del lavoro.
Il Cairo. Il forum organizzato dall'Egitto ed il Giappone nei giorni scorsi per elaborare delle strategie che incoraggino l'empowerment femminile ha posto nuovamente l'attenzione su una problematica non di poco conto. Se partiamo dall'idea che la crescita economica di un Paese inizia anche dal coinvolgimento delle donne, l'Egitto deve impegnarsi ancora molto affinché questo avvenga. Non ci sono ricerche recenti in merito, le indagini più aggiornate sono quelle che risalgono a due anni fa e sono quelle che prendono in considerazione la situazione del mondo del lavoro fino al 2012.
Su novanta milioni di cittadini e cittadine, circa la metà degli egiziani e delle egiziane lavora. Ma nel particolare quanti sono le donne e quanti sono gli uomini? Fino al 2012, le donne sono il 23%, mentre gli uomini rappresentano l'81%.
Per Mona Ezzat, la direttrice della Fondazione Nuova Donna “Bisogna capire che questo divario tra uomini e donne è dovuto a misure inadeguate che non favoriscono l'accesso al mondo del lavoro alle donne -che continua- Non solo mancano politiche che facilitano il loro ingresso, ma mancano anche i servizi che possono aiutare le donne egiziane a lavorare”.
Mona Ezzat è convinta del fatto che sia necessario lavorare sulle esigenze che una donna ha nella vita di tutti i giorni. Bisogna aiutarla a conciliare la vita lavorativa con la vita famigliare, ponendo prima di tutto l'attenzione su un problema che non deve essere considerato minoritario, come ad esempio quello del trasporto urbano.
“E' vero mancano le opportunità lavorative, ma anche quando queste ci sono, rendiamoci conto di cosa voglia dire spostarsi da una parte all'altra della città con i mezzi pubblici che sono poco sicuri e poco affidabili. Per questo motivo molte donne decidono di rimanere a casa, sacrificando anche la loro realizzazione personale” dice.
La bassa presenza femminile si riscontra non solo nel settore pubblico ma anche in quello privato, nel quale a una prima analisi salta subito all'occhio che la principale disparità da superare è quella riguardante lo stipendio. Infatti se nel settore pubblico le donne guadagnano in media tra il 5% ed il 10% in meno rispetto agli uomini, la percentuale sale al 30% nel settore privato, dove tra l'altro anche l'assenza di tutele nei confronti delle lavoratrici è avvertita come un problema da affrontare in maniera seria.
Occorre trattare e cercare di risolvere anche il problema dell’istruzione delle giovani egiziane perché come dice Mona Ezzat “per migliorare le condizioni lavorative delle egiziane, è fondamentale combattere l'analfabetismo in tutto il Paese, dalle aree metropolitane alle aree rurali con programmi che aiutino l'inserimento e la conclusione del ciclo educativo perché, se più alto è il livello di istruzione, più facile sarà per le donne avere un lavoro ben retribuito e soddisfacente”.
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