Le mille e una rivolta/3 - Protagoniste della contro-informazione si sono fatte voce di istanze e richieste finora forse troppe silenziose
Chiaberge Elena Lunedi, 16/05/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2011
Le abbiamo viste nelle piazze intonare canti, incitare il popolo, abbiamo letto i loro post su Facebook, le abbiamo viste lottare e difendere con convinzione i loro diritti e le loro rivendicazioni. Le donne delle rivolte del mondo arabo si sono mostrate attive, consapevoli e abili nel muoversi sul web. Protagoniste della contro-informazione si sono fatte voce di istanze e richieste finora forse troppe silenziose.
È interessante scoprire l’uso che molte giovani donne, giornaliste freelance, reporters, bloggers, o semplici manifestanti munite di cellulare o fotocamere hanno fatto di questi strumenti, contribuendo a dare voce alle domande delle masse, scoprire grazie ai new media la loro consapevolezza geopolitica e l’impegno che le ha coinvolte attivamente nelle proteste. Quale ruolo hanno avuto, dunque, le donne e i nuovi media, nelle rivoluzioni scoppiate nei paesi arabi e che relazione esiste tra questi due inediti aspetti?
Sembra che i social network siano lo strumento di comunicazione naturale delle donne, basato sulla logica di relazione, di rete, di condivisione di esperienze e sentimenti. Forse semplicemente ha prevalso la voglia di essere in prima fila, attrici del cambiamento e capaci di sfruttare il potere di questi strumenti, da un lato come vetrina della propria identità, dall’altro come potente moltiplicatore di idee e di rivendicazioni. Hanno saputo cogliere il potenziale eccezionale di questi strumenti che permettono di apprendere le notizie in fretta, di scambiarsi informazioni logistiche, in tempo reale, di essere un vero e proprio strumento di contro-informazione e giornalismo partecipativo, consentendo di produrre e diffondere video e testimonianze degli eventi in corso dal loro punto di vista, grazie al loro potere aggregante e alla loro capacità di creare comunità, concretizzando in questo modo un senso di appartenenza, anche a distanza attraverso scambi di messaggi di solidarietà e di supporto, consentendo a queste donne di sentirsi ed essere protagoniste della storia che hanno contribuito e stanno tuttora contribuendo a creare.
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