Forcella è un rione del centro storico di Napoli, che è patrimonio dell’Unesco. La bellezza del centro passa dalle migliaia di monumenti e palazzi, che la rendono unica al mondo. Un turista non può che rimanere affascinato dai tanti livelli di percezione della città, dai suoi profumi e colori, che nei vicoli trova l’espressione più genuina di un popolo, che affonda le sue radici nella storia del mediterraneo.
Rione Forcella, insieme a rione Sanità e Quartieri Spagnoli, sono i quartieri del centro storico in cui si concentrano spaccio, usura, racket. E’ anche sede di antiche famiglie di camorra. Da qualche tempo gli eredi della famiglia Giuliano hanno dichiarato guerra al clan Mazzarella e ai loro affiliati.
Quando nel 2004 uccisero Annalisa Durante di 14 anni, vittima innocente di camorra, ci fu un moto di rabbia per dire no all’orrore. L’omicidio della bambina avvenne in via Vicaria Vecchia, un colpo di pistola alla testa e tre giorni di agonia. Ebbe solo il torto di trovarsi in mezzo alle guerre di camorra. Tutti sentirono una ferita profonda e dolorosa per quella perdita. Le donne, soprattutto, chiesero e ottennero l’aiuto per reagire alla perdita del loro “angelo biondo”.
Le Istituzioni, dal Comune alla Regione, subito dopo l’omicidio supportarono il quartiere promuovendo iniziative, progetti e sostegno alle scuole. Tanti i progetti finanziati: dall’orto botanico, nel quale furono coinvolte ottanta donne, al teatro. Nel 2007 l’associazione f. pl. femminile plurale di teatro “sociale”, si attivò con le donne di Forcella per far risorgere il quartiere attraverso l’attività teatrale, e insieme alla scuola A. Ristori, l’anno successivo, furono coinvolte altre cento donne di Forcella.
La strage dei “bimbi”. Le baby gang di camorra.
Un fenomeno nuovo si è affacciato in quei vicoli negli ultimi tempi. L’età dei giovani affiliati e dei boss si è abbassato, e di tanto. I primi di luglio vengono feriti tre minorenni, uno di sedici e due di diciassette anni. E' ucciso, dopo qualche giorno, Emanuele Sibilio un giovanissimo boss di diciannove anni, plurindagato e ricercato dalle forze dell’ordine dopo la retata contro il “clan dei bambini”, finito con 60 arresti. Una violenza senza controllo e senza “regole”. Si uccide per uccidere, come giocare ai videogiochi. Niente gerarchie, né “leggi”, né “rispetto” dei vecchi stilemi di camorra. Viene individuato dalla Dda di Napoli un nuovo e pericoloso cartello criminale, composto dai “bimbi” affiliati alle quattro famiglie egemoni nel centro storico, tra Forcella e il rione Maddalena dei clan Giuliano, Sibilio, Brunetti e Amirante. Il gruppo aveva ottenuto il controllo dello spaccio di droga e racket della zona.
“Fino a qualche tempo fa il fenomeno non esisteva, non in questi termini” ci dice la preside Fernanda Tuccillo della scuola elementare A. Ristori a Forcella: “sono quei ragazzi, che abbandonata la prima parte della scuola dell’obbligo, fino a 13 anni reggono, poi non sono più seguiti. Molti di loro hanno i padri in carcere o sono disoccupati o vendono ai mercati, facendo i salti mortali per tirare avanti”. “Mancano i soldi per i libri”, continua “la regione Campania della scorsa stagione ha tolto i buoni libri in molte scuole, e non vengono garantiti nemmeno alle medie”.
Bambini senza libri, che non vengono sostenuti nelle difficoltà “perché se un ragazzo ha come modello un padre che è in carcere con la madre che vende la droga diventa tutto molto difficile. E quando quelli che ce la fanno vengono con il diploma della maturità, la soddisfazione è inimmaginabile sapendo le condizioni”.
Madri giovanissime nelle intercettazioni.
C’è un altro dato nuovo: l’età delle donne dei clan. Molte delle madri e fidanzate degli affiliati sono giovanissime, come viene fuori dalle circa duemila pagine dell’ordinanza di custodia cautelare notificata ai sessanta “bimbi” affiliati dei clan di Forcella e della Maddalena. Ma hanno le idee chiare quando s’impongono nei rapporti di coppia e prendono le distanze dai giovani camorristi. Non più così succubi e sottomesse, nessuna paura di finire uccise dal clan, nessun timore a lasciare i fidanzati finiti in carcere: “Tu a me non mi hai voluto stare a sentire” dice Emanuela di poco più di vent’anni al fidanzato, tra i sessanta in arresto “tutto questo adesso ti serva di lezione. Non posso che augurarti una buona vita senza di noi”.
Lo Stato assente.
Quando lo Stato c’è le cose funzionano, e bene. Molti dei progetti che erano stati finanziati non lo sono più stati. Il teatro delle donne dell’associazione f. pl. femminile plurale, oggi, grazie a quell’impegno, va avanti da sè. Molte di loro girano in tutt’Italia e stanno per diventare una compagnia stabile. Una scommessa vinta. “Ma” continua la preside Fuccillo “a noi premeva che avesse un seguito nelle giovani donne, nelle nuove mamme, per continuare quel percorso. Ora questo è impossibile perché mancano i soldi, e nessuno finanzia più”.
E’ la capacità di reagire alla solitudine per l’assenza dello Stato, che sorprende nelle donne come Emanuela o come le tante che abitano in quei rioni. “Non ho mai visto un vigile, in tredici anni. Mai! Nei periodi neri, chiamavo il questore e mi mandava la volante o della polizia o dei carabinieri, perché c’erano gli omicidi tra le gang. Le mamme non mi mandavano i bambini a scuola, perché avevano paura che i loro figli venissero uccisi, è stato un periodo durissimo”. Dice la Preside Fernanda Fuccillo che a settembre, dopo tredici anni a Forcella, andrà in pensione.
Una libreria per Annalisa Durante.
Appena pochi giorni dopo la retata dei “bimbi” camorristi si è aperta una grande libreria a piazza Forcella che ha riscosso un grande successo. Lo gestisce Giovannino Durante il papà d Annalisa, è dedicata a lei. Un vecchio cinema, che il comune ha messo a disposizione anche di altre associazioni. Arrivano libri da tutto il mondo, sono circa seimila i volumi, e continuano ad arrivarne. E’ un punto di aggregazione dove lo Stato è presente. “E’ un sogno che si realizza, un sogno per dare un aiuto a questi ragazzi” dice Giovannino Durante. Piccole cose a Piazza Forcella. Book-crossing per coinvolgere i giovani e creare ancore di salvezza. Piccoli gesti in una quotidianità che può uccidere o far vivere un piccolo quartiere, nel cuore grande di Napoli.
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