Le donne delle Rivoluzioni egiziane. Ora un museo digitale le ricorda
Il progetto ha lo scopo di non fare dimenticare il ruolo chiave che le donne hanno ricoperto in tutte le fasi di transizione che l’Egitto ha subito dal 1800 fino ai giorni nostri, con un’attenzione particolare rivolta alla Rivoluzione del 2011
Il Cairo. L’idea del Digital Museum of Women prende vita nel 2013. Alla base del progetto c’è la scarsità di informazioni sulla partecipazione femminile nella politica egiziana dal 1800 al 1900, ad eccezione di donne come Nazli Fazl, prima donna ad organizzare salotti letterari nel Paese o Hoda Sharawi, una delle prime femministe egiziane come racconta Yasmine Ibrahim, attivista per i diritti femminili ed ideatrice del museo digitale. “Mi sono resa conto di questo nel 2008, quando sono stata invitata a prendere parte ad un progetto focalizzato sulla partecipazione femminile nella storia del mondo arabo tra il 1800 ed il 1900, organizzato dall’Università di Umea in Svezia. A quel tempo però non avrei mai pensato che un altro evento avrebbe segnato nuovamente la vita del Paese”.
Yasmine si riferisce chiaramente a tutto quello oggi conosciamo con il nome delle Primavere Arabe, ed in particolar modo a quella che in Egitto viene ricordata come la Rivoluzione del 25 gennaio 2011 che ha portato alla caduta di Mubarak.
“Nemmeno per un attimo ho avuto esitazione. Fin dall’inizio sono scesa in piazza e fino alla fine sono rimasta lì a manifestare con i miei amici e le mie amiche, con uomini e donne di ogni età e ceto sociale per porre fine ad un governo dittatoriale durato trent’anni” dice Yasmine.
Ed è stato proprio durante quei momenti vissuti da donna e da protagonista che la giovane ventiseienne ha iniziato a pensare sul come ed in che modo realizzare un archivio destinato alle generazioni future dove raccogliere le immagini, le parole ed i video che celebrassero e ricordassero le donne egiziane del passato e soprattutto le donne di quel presente del quale anche lei faceva parte. Il Digital Museum of Women nato quindi da un’esperienza vissuta, ha lo scopo di raccontare quei giorni nei quali non solo gli uomini, ma anche le donne di ogni estrazione sociale, sia cristiane che musulmane si sono ritrovati gli uni accanto alle altre a lottare e far sentire la loro voce.
“Quelle settimane la forza delle donne è stata inarrestabile. Molte di noi hanno subito violenze e soprusi, ma non ci siamo fermate neanche di fronte a tutto questo. Abbiamo continuato a stare in piazza e combattere per le libertà. Tutto questo andava ricordato in qualche modo. Doveva essere messo a disposizione delle nuove generazioni” dice.
Oggi il Digital Museum of Women, che vanta un’edizione anche in inglese tuttavia non aggiornata quanto quella in arabo, si trasforma in una vera e propria piattaforma digitale nella quale è possibile leggere le informazioni su queste donne.
Il sito, che si divide in quattro categorie, racconta anche attraverso le immagini e i video le esperienze dirette di chi era a piazza Tahrir nel 2011. “Sono le protagoniste a scrivere in prima persona di quello che hanno visto e sentito durante le dimostrazioni anti-Mubarak e lo fanno con l’orgoglio di quelle che sanno di aver fatto qualcosa di buono per la Nazione” dice Yasmine.
Per molti egiziani ed egiziane la Rivoluzione del 2011 ha rappresentato un vero e proprio spartiacque tra la storia passata e quella presente dell’Egitto. Lievi mutamenti ci sono stati in questi quattro anni, ma il Paese continua ad arrancare in fatto di diritti umani, di libertà di pensiero e di uguaglianza di genere.
Ma chi crede che le cose possono e devono cambiare, non molla. Non mollano gli attivisti e le attiviste che continuano a lottare per tutto questo. E non molla Yasmine che, impegnata in prima linea per i diritti femminili con diverse ong locali, continua a sperare nel pieno riconoscimento delle donne come parte integrante della realtà egiziana per vedere una vera rivoluzione sociale “Continuo a sognare il giorno in cui le donne saranno in grado di partecipare alla vita del Paese senza sentirsi a disagio per via di tradizioni patriarcali. Un giorno ci saranno anche le donne ad occupare posizioni di maggior rilevanza, non solo politica, nella vita dell’Egitto. Ci vorrà un po’, ma accadrà.”.
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