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Le donne continuano a sconvolgere la ‘ndrangheta. Nuove collaborazioni dopo Giusy Pesce

Le donne continuano a sconvolgere la ‘ndrangheta. Nuove collaborazioni dopo Giusy Pesce

Il pubblico ministero Alessandra Cerreti annuncia in un convegno della Commissione Parlamentare Antimafia la collaborazione di una giovane donna già da diversi mesi.

Lunedi, 17/03/2014 - Una giovane donna collabora con la procura di Reggio Calabria da diversi mesi contro la ‘ndrangheta. “Sono i germogli che nascono dopo la testimonianza di Giusy Pesce e dopo il sacrificio di altre donne di ‘ndrangheta prima di lei”, così il pm Alessandra Cerreti che per prima ha raccolto le testimonianze delle collaboratrici di giustizia, in un convegno organizzato dalla Commissione Parlamentare antimafia e dalla Presidente Rosi Bindi. In quest’occasione il pm ha sottolineato l’importanza dell’esistenza di una nuova collaboratrice di giustizia all’interno degli ambienti criminali della Piana di Gioia Tauro.

La giovane donna che starebbe collaborando con la Procura di Reggio Calabria, contro i clan della Piana, luoghi in cui sono presenti alcune delle famiglie più importanti della ‘ndrangheta, dai Bellocco ai Pesce di Rosarno, passando per i Molè e Piromalli di Gioia Tauro e, ancora, i Gallico di Palmi. Da alcuni mesi starebbe riempiendo i verbali con le sue dichiarazioni, sulla cui identità c’è, un riserbo totale, ma sarebbe una donna molto giovane che avrebbe inviato una lettera a Giusy (letta prima dai pm) e che rivolgendosi a lei per il suo coraggio e la sua determinazione si sarebbe decisa a intraprendere il percorso faticoso della collaborazione.

Una donna che probabilmente ha vissuto nel contesto ‘ndranghetista e che forse ha avuto un ruolo all’interno di tale contesto come testimoniano le indagini a tutto tondo riguardanti la Piana di Gioia Tauro. Un’occasione importante l’incontro voluto dalla Commissione in cui è stata rivelata la presenza di una nuova collaboratrice che, di fatto, è stato negli ultimi anni una delle poche vere chiavi di volta per entrare negli ambienti omertosi e chiusi come quello delle ‘ndrine e dove ancora una volta le donne, quando sono consapevoli della loro forza e del loro coraggio, riescono ad essere rivoluzionarie ed è per questo che sono così temute dai clan.

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