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Le domande delle lettrici

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Finanza: conoscere per capire - Come investo l'eredità ?

Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2006

Ho ereditato in questi giorni una discreta somma, e molti miei amici mi consigliano di investire in Svizzera, in titoli di nazioni diverse. Ma non è vietato investire all’estero?
Cristina - Como
No, non è vietato di per sé trasferire somme all’estero, anche solo per tenervi i propri risparmi e lecitamente investirli nel modo migliore. Occorre però trasferirli alla luce del sole, tramite banca, inserirli nella dichiarazioni dei redditi (quadro RW) e sottoporli a tassazione esattamente quanto in Italia.
Il punto è un altro: conviene farlo, in termini di costo e di rendimento?
Direi proprio di no, se non si è dei grandi esperti. Anzitutto ci sono le spese di custodia e di amministrazione, ben più alte di quanto normalmente chiedano le banche italiane. Poi ci sono spesso una miriade di piccole spese ingiustificate, come i minimi annui, le cosiddette commissioni per la cifra, per il fermo posta, ecc.
Infine la tassazione degli interessi (in caso di possesso di obbligazioni) o dei dividendi (in caso di possesso di azioni) diventerà via via più alta che in Italia, raggiungendo nel 2011 il 35%, ovvero quasi il triplo di quanto oggi un cittadino italiano paghi in Italia (12,50%). Se anche dovesse succedere, come previsto, che il governo italiano in un prossimo futuro aumenterà la tassazione delle rendite finanziarie fino al 20%, la situazione sarebbe comunque più conveniente per il risparmiatore.
Ci si può chiedere allora perché molte persone ancora detengano forti somme in Svizzera, se in fondo non ci si guadagna niente. Beh, spesso la spiegazione è molto semplice: da oltre vent’anni a questa parte i soldi espatriano di nascosto sostanzialmente se di provenienza criminale (droga, corruzione…) o evasiva, cioè se si tratta di guadagni in nero. Più di rado per aggirare le norme sulle eredità o per timore di sequestri giudiziari: e si tratta sempre di persone con qualcosa da nascondere. Infatti tutti questi soggetti si guardano bene da effettuare comunicazioni ufficiali su quanto trasferiscono o posseggono all’estero, e usano spesso canali illeciti per amministrare il loro patrimonio.
Non credo che lei, cara lettrice, abbia queste intenzioni.
C’è un’ultima considerazione da fare sugli investimenti all’estero: se si tratta di investimenti in valute diverse dall’euro, si deve tener conto anche del “rischio cambio”. E’ sì vero che in alcuni casi i rendimenti sono elevatissimi (ad es. 15-20% annui rispetto ai miseri 2-3% che si ottengono normalmente in Italia per un’obbligazione quotata), ma tali valori sono spesso espressi in valute locali, ben più soggette a rischi di inflazione o di instabilità politica ed economica. Evitiamo questi errori, teniamoci ben stretto il nostro euro, e valutiamo con attenzione altre valute, ma solo se affidabili. Dollaro americano, sterline inglesi, franchi svizzeri possono dare qualche delusione a causa del cambio, ma è un rischio controllabile. Si può dire lo stesso di Lire turche, Zloty polacchi o Talleri sloveni? Chissà. E sareste tranquilli a tenere una bella fetta dei vostri risparmi in Argentina, in Corea o in Medio Oriente, anche se vi rendessero il doppio? Non credo proprio.

Paolo Glaviano
Agenzia di Stampa ActionNews
www.actionnews.it redazione@noidonne.org
(1 giugno 2006)

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