Iori Catia Giovedi, 23/09/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2010
Accadono cose che ci riguardano, ma non vedo reazioni di genere scriveva la Codrignani un paio di mesi fa. E’ vero, prevale una sorta di assuefazione e di indifferenza a un diffuso costume che vede molte donne ridotte a corpo, oggetto di consumo prive di una loro individualità, voce e pensiero proprio. In ogni caso ridotte a strumenti: il corpo, la giovinezza, la bellezza usate per conquistare voti alle elezioni o per soddisfare la vanità, il capriccio, il desiderio maschile. Epperò quando le donne parlano, crollano le montagne. Pensate all’escalation di rivelazioni che è seguita alla denuncia coraggiosa di Veronica Lario sull’inserimento di veline e di starlette tv nelle liste del PDL per le europee, la misera vicenda Noemi, la vicenda delle escort reclutate per le feste a Palazzo Grazioli con il premier che da vecchio satiro ne è per così dire l’utilizzatore finale. Il problema è se mantenere l’atavico silenzio delle nonne che dinanzi a un marito irrispettoso e traditore ingoiavano amaro consolandosi e sentendosi eterne mamme di un marito mai cresciuto o urlare la propri rabbia frustrata dinanzi a un compagno o a situazioni francamente insopportabili. O al limite del brigantaggio. Sia nelle vicende personali che negli affari pubblici o privati noi donne siamo di gran lunga più oneste e trasparenti. Solo se lo vogliamo o se diamo retta alla parte più vera di noi stesse. Se io avessi il coraggio di denunciare pubblicamente personalità falsamente ritenute ineccepibili ma coperte di sudici comportamenti truffaldini sarei davvero una donna libera. Si prende posizione, certo, ci si difende, si mantiene integra la propria coscienza per quanto possibile ma il costume più diffuso è quello di incassare e di rimediare nel miglior modo possibile. Lasciamo perdere insomma. Eppure non dimentichiamo che il silenzio è sempre complicità e connivenza. Una riflessione che ciascuna di noi deve fare dentro di sé ma che per assumere rilevanza politica deve condividersi con altre e con il numero più ampio possibile di donne, deve diventare pensiero visibile collettivo ed essere comunicata. Urge un ampio lavoro culturale sui valori e sui modelli simbolici da rivolgersi soprattutto alle giovani donne. Interessante la proposta di far leva sull’orgoglio femminile presentando esempi concreti di forza, valore e competenze femminili che hanno permesso di affermare dignità e autorevolezza coniugando realizzazione personale e impegno sociale. Pensiamoci. Potrebbe essere l’alba di un giorno nuovo.
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