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Le convenzioni sociali secondo Oscar Wilde

Le convenzioni sociali secondo Oscar Wilde

A tutto schermo - Tratto dall’opera 'Il ventaglio di Lady Windermere' il film Le Seduttrici

Colla Elisabetta Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2006

Com’è vero che un brillante dialogo cinematografico spesso rivela il genio di grandi autori/autrici e delle loro opere! Non si sottrae a questa verità un bel film made in England, di ambientazione accattivante e dal titolo un po’ pretestuoso Le seduttrici (assai migliore il titolo originale A good woman), in uscita a settembre. Ancora una storia basata sull’intreccio di relazioni intra ed extra familiari, fra uomini e donne ma soprattutto fra donne e di donne, veicolo privilegiato della modernità e, nel caso specifico, della scelta finale di lealtà. Liberamente tratta dall’opera teatrale di Oscar Wilde, Il ventaglio di Lady Windermere, questa pellicola sofisticata e godibile porta sullo schermo ancora intatta tutta la forza anticonvenzionale ed ideativa del grande scrittore di origine irlandese, feroce critico della società vittoriana (la stessa che faceva la fila ai botteghini per vedere le sue commedie ma che pochi anni dopo lo condannò in tribunale per la sua dichiarata omosessualità) e delle sue ipocrisie. Una giovane coppia di ricchi sposi, i Windermere, arriva ad Amalfi ed entra in contatto con la buona società di inglesi fuorisede ed ex nobili italiani che vi risiede: quando Robert Windermere comincia a frequentare la provocante Signora Erlyne tutti arrivano alla conclusione che la donna sia la sua amante e Meg Windermere (la lady del ventaglio) cercherà di scoprire la verità, insieme allo spettatore. Le protagoniste femminili del film incarnano personaggi volutamente stigmatizzati, che modificheranno però nel corso della storia i comportamenti che la società perbenista si aspetta da loro. La moglie fedele che idealizza il matrimonio (una bamboleggiante Scarlett Johansson), la bella donna matura di liberi costumi socialmente osteggiata (Helen Hunt, perfetta come ragazza-madre egoista, single per vocazione), la pettegola e svampita Contessa Lucchino (una grande interpretazione della nostra Milena Vukotic, esponente sui generis della decadenza borghese) incrociano percorsi di passioni, gelosie, amicizie, segreti personali fra passato e presente. Il regista del film, Mike Barker, ha fatto qualche “piccola” trasposizione: i protagonisti invece che inglesi sono americani, l’epoca da fine Ottocento è spostata agli anni ‘30, la location diventa come per incanto l’Italia, per la precisione una magnifica costiera amalfitana, dai colori e dalle atmosfere calde e settembrine, ma le dinamiche sociali e gli stili di comportamento potrebbero, con le debite differenze, descrivere molti ambienti sociali dell’attualità. La Signora Erlynne, con la sua pessima reputazione, aiuterà Meg a salvare il matrimonio, sfuggendo alle astuzie del playboy Lord Darlington (tale Stephen Campbell Moore) e accettando la corte del simpatico Tuppy (l’ottimo caratterista Tom Wilkinson, very british), e si rivelerà essere davvero la “Good Woman” del titolo originale, smentendo clamorosamente la tempesta di pettegolezzi orchestrata ai suoi danni dalla soave Contessa Lucchino e facendo trionfare la morale sul moralismo. Non a caso Wilde era figlio della poetessa Jane Francesca Elgee, militante dell'indipendenza irlandese, femminista ante-litteram che aveva scelto lo pseudonimo di 'Speranza'.
(27 settembre 2006)

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