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Le belle e le bestie

Le belle e le bestie

Violenza antica - Diffuso nella narrativa fiabesca universale, nei miti e nella storia, il tema della donna come preda sessuale trae origine da riti espiatori cruenti testimoniati dalla tradizione folclorica e dotta

Ribet Elena Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2009

Quando eravamo piccole, le maestre, dovendosi allontanare dalla classe, incaricavano una capoclasse di scrivere alla lavagna “buoni” e “cattivi”. Ci si vergognava un po’ come complici di quel gioco di disciplina e si cercava di lasciare gli elenchi vuoti per non fare torto a nessuno. Le femmine erano spesso chiamate a fare tale rilevazione e spesso erano i maschietti a finire nei ‘cattivi’. Rivalità precoce o profezia?
Lo stereotipo dell’aggressività maschile ha origini arcaiche nella storia, nelle leggende, nei miti. La fanciulla è condotta nei boschi per essere smembrata e divorata (si noti l’equivalenza simbolica tra fame e pulsione sessuale / divoramento e stupro) a opera di divinità, demoni, mostri, briganti. Nei motivi fiabeschi dello ‘sposo animale’, di draghi, orsi, lupi stupratori di vergini, troviamo echi di sacrifici e olocausti sessuali, subiti storicamente da milioni di donne e bambine. I sacrifici iniziatici e prenuziali della verginità sono stupri collettivi a opera di sacerdoti, anziani, stregoni: prelibazione, prostituzione a scopo propiziatorio, espiatorio o dotale, ierodulia. Il tema ritorna dall’antichità a oggi in tutto il mondo (nella Bibbia, in fonti storiche e nei cicli epici): la donna come preda sessuale.
Due milioni di donne e bambine tedesche stuprate nel 1945 dall’armata Rossa. Migliaia di femminicidi in Messico negli ultimi dieci anni. In Italia 6 milioni 743.000 donne tra 16 e 70 anni hanno subito violenza fisica o sessuale.
Tornando ai buoni e cattivi, a parte gli stupri (13 al giorno denunciati in Italia nel 2007, ma oltre il 90% non viene denunciato), gli autori di furti sono il doppio delle autrici femmine. 2.464 rapine sono compiute da donne, contro 30.211 da maschi. Dei 1.933 omicidi volontari (2004/2006), il 91,7% sono stati commessi da uomini. Secondo Amnesty International in Europa la violenza domestica è una delle prime cause di morte violenta e invalidità femminile fra i 16 ed i 44 anni. Possiamo dedurre che i maschi siano più forti delle femmine, più coraggiosi, audaci, e le donne più deboli o per natura avverse ai delitti. Forse non riescono a conciliare vita familiare e criminale?
“È sempre più lunga la scia di delitti commessi da uomini contro ex mogli o fidanzate, violenze di gruppo, stupri consumati durante una festa. Violenze nate nel degrado delle periferie, ma anche stupri e ricatti sessuali di italiani contro donne straniere e di stranieri contro italiane: comunque e sempre uomini.” Così si legge nell’appello “La violenza contro le donne ci riguarda, prendiamo la parola e l’impegno come uomini” , rilanciato dall’Associazione Nazionale MaschilePlurale che pone l’attenzione sulle forme di violenza sulle donne, dalle più “barbare dell’omicidio e dello stupro, delle percosse, alla costrizione e alla negazione della libertà negli ambiti familiari, sino alle manifestazioni di disprezzo del corpo femminile. La condizione della donna torna in modo frequente nelle polemiche sullo ‘scontro di civiltà’ che sarebbe in atto nel mondo. Noi pensiamo che la logica della guerra e dello ‘scontro di civiltà’ può essere superata solo con un ‘cambio di civiltà’ fondato nel mondo su una nuova qualità del rapporto tra uomini e donne.”
La visione autoritaria e maschilista è tipica di molte culture, compresa quella italiana. “E’ possibile che il rilievo mediatico attribuito alla violenza sessuale che viene dallo ‘straniero’ risponda a un meccanismo inconscio di rimozione e di falsa coscienza.” L’appello propone una riflessione tra gli uomini, una chiara presa di parola e di assunzione di responsabilità da parte maschile per “determinare una svolta evidente nei comportamenti quotidiani e nella vita di ciascuno di noi. […]. La violenza è l’emergenza più drammatica.”
Rispetto reciproco e autocontrollo degli istinti violenti non possono prescindere da una trasformazione profonda dell’immagine della donna per come esibita dai mass media, con forme stereotipate ed erotizzanti, lesive della dignità, che inducono (e di certo non respingono) una mal-cultura di potenziali stupratori e violenti che perpetrano il loro potere e la loro aggressività nella storia.



Incontro nazionale pubblico di MaschilePlurale - Pinerolo (Torino), 21-22 marzo www.maschileplurale.it info@maschileplurale.it

(10 marzo 2009)

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