Potere al maschile - La consapevolezza della diversità umana a partire dai generi è molto aumentata in ogni parte del mondo, ma non è facile rendere efficace la voce delle donne
Giancarla Codrignani Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2006
Le donne sanno benissimo che per i cambiamenti non ci sono bacchette magiche. Quelle che si occupano a vario titolo di storia, pur consapevoli del grande slancio del femminismo degli anni '70 del secolo scorso, sono ben consapevoli, dalle testimonianze pervenute e rese meno note del dovuto,
di quanta coscienza di genere ci fosse anche nei secoli più lontani.
Senza andare troppo indietro nel tempo, non si può non sentire la consonanza con le rivoluzionarie della Francia del 1789 o della Russia del 1917: la prime volevano essere cittadine di pari diritti, ma anche di partecipazione realmente egualitaria alla costruzione della Repubblica; le altre credevano di valere come gli uomini e di essere compagne alla pari di un'impresa senza confronti. Le francesi trovarono le porte dell'Assemblea democratica chiuse e le loro richieste di messa all'ordine del giorno dei "diritti della donna e della cittadina" incontrarono non solo la ripulsa dei politici, ma la ghigliottina, paradossalmente unica realizzazione di parità femminile. Le russe, che speravano che il "libero amore", predicato da bolsceviki e mensceviki sarebbe stato uno strumento di libertà per le
donne, finalmente non più condizionate dalle famiglie e dalla tradizione ad essere soggette all'autorità di un marito che non avevano avuto il diritto di scegliere, si accorsero che per i maschi significava liceità di libera violenza. Non fu un successo negare l'apporto delle donne: forse la storia, se avesse visto valorizzati due generi e non solo uno sarebbe stata diversa. E dovrebbe giovare pensare la storia con i se. Come si sa, non fu facile accedere al voto: lo impararono presto le
americane, che chiesero l'estensione alle donne del diritto non appena fu concesso ai neri, giustificando la richiesta con il valore estensivo del termine costituzionale Man (la dicitura "uomo" per definizione in ogni lingua "comprende" anche le donne) e seppero dalla Corte suprema che no,
'Man' non comprende le donne, vuol proprio dire 'male', 'Person', vale a dire anche nero, ma "maschio". Anna Kulisciov seppe dai giornali che in Parlamento il compagno (in senso sia socialista che amoroso) Turati aveva sostenuto che il voto sarebbe stato esteso alle donne, quando non fosse più soltanto una richiesta borghese, annullando d'un colpo la presenza agli scioperi e alle rivendicazioni comuni dei diritti di centinaia e migliaia di lavoratrici.
Oggi le donne sono molto più "forti", perché più colte, più presenti nella società, più autodeterminate. Tuttavia non riescono a farsi comprendere: anche se la consapevolezza della diversità umana a partire dai generi è molto aumentata in ogni parte del mondo e anche se quasi ovunque (tranne dove si favorisce la vita dei soli maschi) la maggioranza della popolazione
è femminile, non è facile rendere efficace la voce delle donne. I poteri restano in mano all'altra sovranità ed è necessario negoziare anche il non negoziabile.
Inquieta lo sfondo politico di Bush e consola quello di Zapatero?
Certamente si deve riconoscere che c'è chi mostra di capire almeno come riconoscere la compresenza femminile. Ma per tutte, credo, è inquietante quello che vediamo come realtà di quotidiana violenza nell'ottica del potere maschile: per tutte vale la cosiddetta gaffe di Putin con il
ministro israeliano del governo Olmert, accusato di violenze sessuali: "gli invidiamo gli stupri". Si è detto che c'era un equivoco, che non aveva detto proprio così: ma intanto, a una riunione internazionale a cui partecipavano solo maschi, tutti, TUTTI, ridevano.
(05/12/2006)
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