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Le ballate popolari di Lisetta Luchini, cantastorie, e Marta Marini con il suo mandolino

Le ballate popolari di Lisetta Luchini, cantastorie, e Marta Marini con il suo mandolino

Musica, passione senza confini - Canzoni popolari e musica colta: la cantastorie Lisetta Luchini e la mandolinista Marta Marini sono un intreccio di sensibilità e professionalità. Autentiche fuoriclasse

Bartolini Tiziana Martedi, 29/03/2016 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2016

Io mi chiamo Rosa / di mestiere sposa / placida e tranquilla / senza una scintilla / ho allevato figli / come tre conigli / ed a loro ho dato / tutto il mio passato….
‘Io sono disperata’ è una delle tante ballate dedicate alle donne che Lisetta Luchini, diplomata in chitarra e cantastorie per vocazione con un’esperienza nel teatro, porta nelle feste e nelle contrade toscane. “Un vero cantastorie và in piazza e fà il treppo”, spiega.

E funziona così: si sistema in un angolo - con tanto di autorizzazione comunale - e inizia le sue esibizioni. “Non basta saper suonare la chitarra, occorrono doti non da poco per reggere la piazza senza rete”, che poi vuol dire riuscire ad attrarre l’attenzione con la potenza della voce, con la presenza ‘scenica’ e con la forza della narrazione. “Il cantastorie scrive i suoi testi e la differenza con il cantautore è che può anche usare musiche già note perché il fine ultimo è diffondere la storia” magari anche distribuendo fogli volanti come un tempo, che servivano a ricordare e ricantare la storia a casa. Ogni regione ha le sue melodie, alcune tristi e alcune allegre.

Quella dei cantastorie è un’arte che affonda le sue origini nel medioevo, quando con il canto si facevano circolare le informazioni sui vari avvenimenti. Lisetta Luchini è iscritta all'AICA, associazione nazionale di cantastorie di Forli fondata da Lorenzo de Antiquis, ed è una delle poche donne che mantiene viva la tradizione che ha avuto in Giovanna Daffini, mitica interprete di Bella ciao, Sciur padrun da li beli braghi bianchi e Se otto ore vi sembran poche, un'autentica paladina.

Ogni anno l’11 novembre Sant’Arcangelo di Romagna in occasione della Fiera di San Martino ospita una rassegna nazionale, appuntamento immancabile per i cantastorie di tutta Italia.

Insieme a Luchini spesso si esibisce con il mandolino Marta Marini, 33 anni, diplomata in chitarra classica e direzione di coro. In Italia i mandolinisti sono pochissimi e le donne sono una vera rarità. Marta non ha saputo resistere all’attrazione per uno strumento così ‘italiano’ eppure poco richiesto, se non dai turisti o in occasione dei tanti matrimoni che gli stranieri celebrano in Toscana, e non solo, cerimonie dove Marta suona solo per arrotondare i suoi esili guadagni. “Faccio parte dell’Orchestra a plettro senese del maestro A. Bocci da quando avevo 8 anni. È stato lui, insieme al maestro M. Borgogni, a suggerirmi di studiare mandolino, perché avevo le dita piccole e adatte a questo strumento”. Oggi Marta è primo mandolino in quella orchestra, autentica istituzione fondata nel 1921, e dal 2006 dirige il coro polifonico giovanile della Cappella universitaria di Siena. “Il coro è una cosa a cui tengo, mi piace l’idea di fare qualcosa gratuitamente”. Le chiediamo quale spazio ha una donna in questo mondo e quali sono le sue prospettive. “Certo, non è facile e per fortuna la mia famiglia mi ha sempre sostenuta nei miei lunghi studi, ma non ho la certezza che riuscirò a vivere con la musica. Accanto alle tante difficoltà, nel nostro ambiente c’è anche molto maschilismo. Ero partita per fare direzione d'orchestra, ma lì è ancora più difficile e vengono scelti prevalentemente gli uomini. Nella direzione dei cori, invece, per le donne c’è un po’ più di possibilità, chissà perché”. Insomma un percorso tutto in salita. “Il nostro paese non investe su di noi e poi c’è un’idea diffusa per cui l'artista deve fare tutto gratis. Gli anni di studio non sono considerati, la professionalità non è riconosciuta. Viviamo in un'epoca in cui con un click possiamo fare e avere tutto, i tempi lunghi dello studio che la musica richiede non sono un valore”. Ma tu, Marta, ti senti un’artista? “Se l’artista crea e comunica qualcosa, se riesco a comunicare con la musica… allora, forse, un po’ artista lo sono... ma lascio giudicare gli altri”.





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