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Le “belle” pari opportunità.

Le “belle” pari opportunità.

Note ai margini - I commenti sulle poche donne politiche presenti si concentrano sempre sull’abbigliamento o sull’aspetto fisico, più che su quello che dicono e fanno. Aiutati in questo anche da uomini politici che non disdegnano di commentare, magar

Castelli Alida Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2008

Nel libro di Loredana Lipperini “Ancora dalla parte delle bambine” (Ed. Feltrinelli), ad un certo punto viene citata Pink, la popstar del video “Stupid girl” che denunciava “tempi cupi per il femminismo” in quanto era difficile accettare che le ragazze degli anni settanta, che volevano diventare presidenti degli Stati Uniti “avessero partorito figlie che sognano di sculettare seminude al fianco di un rapper”. Per dirla all’italiana, noi ragazze degli anni settanta abbiamo partorito bambine che sognano in gran numero di diventare veline, subrette, presentatrici televisive o giù di lì.

E’ vero che in questo periodo una ex ragazza degli anni settanta sta provando a diventare presidente degli Stati Uniti, ma è anche vero che molto spesso piuttosto che contestarle la sua linea politica per le elezioni le si contesta il fatto che è sciatta e che, magari dopo aver macinato chilometri da uno Stato all’altro, in qualche foto non è proprio bellissima. Questo è infatti quanto più frequentemente ci fanno capire i giornalisti della sua campagna elettorale.

Insomma il problema è sempre questo: le donne vengono apprezzate più per il loro aspetto che per quello che fanno o dicono. Come non ricordare gli sberleffi dei giornalisti sull’aspetto di Golda Meir, che affrontò da Primo Ministro di Israele in momenti difficilissimi per il suo Paese o i continui “apprezzamenti”, a distanza di mezzo secolo dal suo insediamento, dell’abbigliamento della regina Elisabetta d’Inghilterra, tanto per fare solo due esempi. Anche in casa nostra non succede di meglio. I commenti sulle poche donne politiche presenti si concentrano sempre sull’abbigliamento o sull’aspetto fisico, più che su quello che dicono e fanno. Aiutati in questo anche da uomini politici che non disdegnano di commentare, magari acidamente, l’aspetto di colleghe a loro dire poco attraenti, (come se in Parlamento avessimo degli Adoni!).

Allora, forse la nomina di Mara Carfagna, a Ministra (e, per favore usiamo il femminile almeno per questo ruolo!) delle Pari Opportunità può rappresentare una svolta per le nostre figlie,con modelli non solo di veline e presentatrici, ma anche di Ministre. L’immaginario delle nostre ragazzine può trovare un modello di riferimento di tutto rispetto, in un ruolo tra l’altro strategico per loro. Si spera, però, che passata la prima “ubricatura” i giornalisti ci dicano qualcosa di più che sul suo abbigliamento e che, grazie all’attenzione che la Ministra richiama, ci informino di più sullo stato delle Pari Opportunità.

E lei, Ministra Carfagna, ci dica però sulle Pari Opportunità qualcosa che sia intelligente al pari della sua bellezza, così da stupire i giornalisti, e noi tutte, più del suo aspetto fisico.

E’ dura, forse, farcela da sola… ma donne valide anche se bruttine e più stagionate di lei ce ne sono tante nel nostro Paese!



(3 giugno 2008)

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