parlo come madre, insegnante e terremotata-sfollata dell’Aquila.
La mia incertezza sul futuro è pari a quella di molte e molti degli aquilani, così come la confusione mentale e logistica. Ogni giorno mi confronto con quanti si trovano nella mia stessa situazione e scopro che tutti coloro che hanno figlie e figli (da zero a venti anni circa) si domandano con inquietudine cosa potranno offrire loro e, soprattutto, quando. E non trovano risposte.
E’ sì prioritario un tetto solido, ma altrettanto fondamentali risultano essere l’erogazione di servizi e l’offerta di opportunità di crescita formativa, culturale, sportiva e di relazione sociale. Benché terremotati e sfollati, siamo e restiamo comunque cittadine e cittadini (appunto!) di una delle potenze mondiali e di una città che sarà messa nelle condizioni di ospitare a breve un G8!
Tutti lo sanno: molti aquilani stanno emigrando, o progettando di farlo, e non solo per paura, ma per garantire a figlie e figli sicurezza e opportunità maggiori di quanto L’Aquila potrà realisticamente offrire nei prossimi immediati mesi. Quanti?
Tutti lo sanno: molti studenti che frequentavano le scuole secondarie superiori, provenendo da fuori città, stanno già scegliendo altre sedi per il prossimo anno scolastico.
Giusto o sbagliato, è così.
Lo stress post-traumatico di questo incidente di percorso nella vita della nostra città-regione-nazione (perché il sisma del 6 aprile non deve e non può restare un caso intra-moenia) sta toccando anche gli abitanti della Marsica, per esempio, della Valle Peligna, del teramano e del reatino, soprattutto quelli i cui figli frequentavano le scuole superiori o l’università a L’Aquila.
Non è sufficiente reagire con dignità. Essere pro-attivi e creativi è la rampa di lancio se si vuole riprendere a volare (come ho letto in tanti slogan che massaggiavano il cuore ferito)!
Come madre, benché abbia una casa inagibile, tornerei immediatamente a vivere in città (in un camper, in una casa di legno, ospite di parenti e amici che hanno la casa in piedi…) se solo sapessi che anche mia figlia Irene, di otto anni, potrà viverci, crescendo dignitosamente e orgogliosamente, e non soltanto sopravvivere! Tornerei tra mille difficoltà se sapessi – e come me tanti e tante - che uno scuolabus passerà a prenderla per portarla in una comunità nella quale tanti bambini e adolescenti avranno l’opportunità di confrontarsi, istruirsi attivamente e formarsi, in un ambiente adatto, confortevole e sicuro, accedendo così alla fruizione di quei diritti costituzionali che, solo in questo modo, potrebbero avere espressione reale e non risolversi in mere ipotesi di intenti democratici.
E allora? Non è possibile realizzare un sogno?
Questo è il sogno-proposta: che la sede della scuola della Guardia di Finanza, dopo il G8, diventi la “città della formazione”.
Ci sono spazi e strutture sufficienti (e consolidate in modo antisismico e messe in sicurezza) per ospitare tutti gli asili nido, le scuole per l’infanzia, quelle primarie e secondarie, di primo e secondo grado, di cui disponeva la città. Si potrebbe addirittura sperare di continuare a proporre, a tutta la popolazione scolastica, il cosiddetto ampliamento dell’offerta formativa pre-terremoto: la cittadella in questione è, infatti, dotata di palestra, piscina, auditorium-teatro, sala conferenze, mensa-ristorante, infermeria etc etc con annessi parcheggi e rete stradale idonea a ché minibus (elettrici? così promuoviamo anche l’educazione al rispetto dell’ambiente e ci facciamo amica una natura che, ogni tanto, ci ricorda quanto è potente?) minibus, dicevo, e mezzi vari di trasporto possano accompagnare, in questa “città della formazione”, tutti i cuccioli di un’”aquila” ora un po’ tramortita. Si potrebbe anche ipotizzare qualche ala per le lezioni universitarie e magari ospitare, sotto tetti a norma, studenti e studentesse fuori sede da coadiuvare mediante borse di studio – come già sta proponendo il Dipartimento di Fisica dell’UNIVAQ.
Se una struttura così può essere convertita, in pochissimi mesi, a luogo idoneo per ospitare i Grandi del Mondo…bene! In un paio di mesi (e davvero!) potrà essere ri-convertita a città dell’accoglienza e della formazione delle piccole e piccoli Grandi della città dell’Aquila! C’è tutto. Basta volerlo. Basta che la Scuola della Guardia di Finanza conceda i suoi spazi soltanto per il tempo necessario alla ricostruzione delle sedi “giuste” nei luoghi “giusti”.
E’ un sogno? Forse.
Ma se è vero che c’è bisogno di ali.... ecco: le abbiamo! Dobbiamo solo aprirle e iniziare a volare!
Sindaco dell’Aquila, Presidente della Provincia e della Regione, Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale e Presidente del Consiglio hanno gli strumenti per aiutarci.
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