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Lazio. Una proposta nata tra le polemiche

Lazio. Una proposta nata tra le polemiche

Consultori / 2 - Per aiutare le famiglie… si privatizzano i consultori?

Ribet Elena Venerdi, 17/09/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2010

Nel Lazio la proposta di legge regionale intitolata ‘Riforma e riqualificazione dei consultori familiari’ fa tremare la legge 194 e non solo. L’avvio dell’iter per l’approvazione è previsto in autunno, ma le polemiche sono già iniziate. Associazioni, comitati e singole donne hanno reagito con incontri pubblici, documenti e azioni politiche che hanno trovato accoglienza alla Casa internazionale delle Donne di Roma (clicca QUI per approfondire). La preoccupazione è forte perché l’esempio del Lazio potrebbe creare un pericolosissimo precedente.

I consultori diventerebbero luoghi dove si ‘vigila sulla famiglia fondata sul matrimonio e sulla procreazione’. L’impianto ‘etico’ del nuovo testo sembra anche in contrasto con i principi costituzionali e con il quadro normativo nazionale. Di segno opposto alla vigente legge regionale n. 15/1976, la abroga e la sostituisce. La procreazione, ora ‘libera e consapevole’, diventerà ‘responsabile’ e per la donna sarà ‘un dovere morale’.

In sintesi, la proposta riconosce ‘il valore primario della famiglia, quale società naturale fondata sul matrimonio e quale istituzione finalizzata al servizio della vita, all’istruzione, ed all’educazione dei figli, tutela la sua unità, la fecondità, la maternità e l’infanzia’ e ‘tutela la vita nascente ed il figlio concepito come membro della famiglia’. Tra i cambiamenti significativi vi è la parificazione tra consultori pubblici, istituzioni sociali con fini pubblici, consultori privati con e senza scopo di lucro. Per i consultori pubblici è prevista la gestione in concessione a terzi e l’esternalizzazione di servizi. Tra le nuove funzioni: erogazione di consulenze, la preparazione della coppia al matrimonio e la collaborazione con gli oratori.

I nuovi consultori potrebbero inoltre esercitare funzioni giuridiche, educative e di accompagnamento cooperando con le autorità giudiziarie nelle autorizzazioni dei minori a contrarre matrimonio, nei procedimenti di separazione o relativi alla nullità del matrimonio, in questioni tutelari e patrimoniali concernenti minori, disabili, anziani e persone incapaci di intendere e di volere.

Per la donna che intendesse interrompere la gravidanza, l’accesso al procedimento disciplinato dalla normativa vigente nazionale (legge 194) sarebbe subordinato a un iter (denominato ‘primo procedimento’, le cui tempistiche non sono definite), preventivo, dissuasivo, obbligatorio e verbalizzato, in cui la donna sarebbe tenuta a esprimere il dissenso o il consenso. Solo in caso la donna rifiuti il consenso potrà accedere al ‘secondo procedimento’, cioè quello disciplinato dalla legge. Inoltre, il consultorio scelto dalla donna o quello di residenza, che viene informato in merito, prende contatto con la donna e le offre ‘ogni possibile aiuto per proseguire la gravidanza’. Tutte queste informazioni vengono trasmesse alla Regione.

Sarebbero previste infine figure quali ‘esperti dell’insegnamento dei metodi di regolazione naturale della fertilità’ ed ‘esperti di economia familiare’, oltre che di bioetica. Non sono quantificate le percentuali del Bilancio regionale per i fondi richiesti.



Cosa ne pensano…



Luisa Laurelli, consigliera regionale uscente, già consigliera comunale a Roma, da sempre impegnata su questi temi. “È una proposta di legge che intende smantellare i consultori familiari pubblici, destinando risorse finanziarie a realtà associative vicine al Movimento per la Vita. È un manifesto dell’amministrazione Polverini che nega alle donne del Lazio alcuni diritti fondamentali: l’autodeterminazione, il rispetto delle Legge dello Stato n. 194, il diritto a regolare le scelte personali nell’ambito del proprio modello di famiglia e quindi non solo nel matrimonio. Inoltre, questa proposta nega l’utilità e le realtà dei consultori familiari pubblici e offende, in modo grave, la categoria dei professionisti dei consultori, dove si rispetta la volontà delle donne, cosa che nella proposta di legge del centro destra scompare perché le donne diventano oggetto. Una donna che volesse interrompere una gravidanza sarebbe sottoposta al vaglio di tante, troppe realtà anche di tipo privatistico e verrebbe messa spalle al muro.

Ricordiamoci che gli operatori dei consultori hanno avuto il grande merito, con la loro attività di educazione a una sessualità consapevole, di far ridurre drasticamente il numero di interruzioni volontarie di gravidanza. Negli ultimi 30 anni contiamo quasi il 50% di ivg in meno, in un Paese dove la politica spreca tante parole a sostegno della famiglia e della natalità. Se si vuole davvero fare questo, allora pretendiamo aumenti dei sostegni ai consultori familiari pubblici e che si raggiunga il numero di 1 ogni 20mila abitanti previsto per legge, riconoscendone la funzione, la storia e l’esperienza”.



Lisa Canitano
, ginecologa e Presidente dell’Associazione Vita di Donna. “Questa proposta considera la struttura pubblica sussidiaria rispetto alle associazioni private e introduce il principio per cui viene prima il privato etico, che ha dei contenuti morali da far passare obbligatoriamente, e solo dopo il cittadino può far riferimento a servizi che gli consentono di fare le sue scelte. Inoltre, introduce delle figure senza qualifica come il consulente familiare per l’accoglienza e il coordinamento degli interventi, l’esperto in bioetica, esperti in antropologia… Tutti questi esperti non hanno nessun titolo ufficiale, non devono essere operatori sanitari né sociali, saranno scelti dalle associazioni e pagati dalla Regione. Infine, si istituisce la detraibilità fiscale delle ore di volontariato in maniera da retribuire le stesse associazioni. La difficoltà dei cittadini è raggiungere operatori pubblici che siano abituati a garantire il rispetto delle leggi. È inquietante il fatto che le donne nella proposta non vengano praticamente nominate. Si dice che il consultorio sostiene la famiglia, la sua unità e la sua fecondità. Non esiste l’accoglienza alla donna in quanto tale. Se una donna chiede l’ivg viene dissuasa o le si propone l’adozione. Non viene rispettata la sua libera scelta, ma le viene imposta una visione del mondo che non è la sua”.

 





(17 settembre 2010)

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