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Lazio / Consultori: più che una riforma una rifondazione - di Tiziana Bartolini

Lazio / Consultori: più che una riforma una rifondazione - di Tiziana Bartolini

Il centrodestra alla guida della Regione Lazio propone una modifica profonda del funzionamento dei consultori. Intervista a Isabella Rauti

Giovedi, 12/08/2010 - Isabella Rauti è docente universitaria e ha maturato vaste e qualificate esperienze nel campo delle Pari Opportunità e dei percorsi femminili, è stata Consigliera nazionale di parità, Capo Dipartimento della Ministra Mara Carfagna fino al marzo 2010. E’ entrata in Consiglio regionale con l’amministrazione Polverini ed è componente dell’Ufficio di Presidenza. Raccogliamo l’intervista sulla proposta di legge regionale ‘Riforma e riqualificazione dei consultori familiari’ presentata a maggio 2010.



Questa proposta, se diventasse legge, porterebbe nei consultori del Lazio una autentica rivoluzione modificandone profondamente l’attuale spirito, la natura e il funzionamento con esternalizzazioni di servizi, convenzioni con soggetti esterni, possibilità di dare consulenze. Le donne scompaiono e i referenti unici diventano le associazioni familiari ‘che promuovono la stabilità familiare’. Le chiedo, ma i consultori nel Lazio funzionavano talmente male da giustificare una riforma così profonda?

Il titolo ‘Riforma e riqualificazione dei consultori familiari’ è fortemente indicativo dei contenuti. La proposta è stata promossa dell’On Olimpia Tarsia e cui si ascrive il merito, a mio avviso, della riforma che io e altri colleghi abbiamo inteso sostenere e co-firmare. Si tratta di una riqualificazione e una ridefinizione del ruolo dei consultori familiari. Ricordiamo che la legge regionale vigente risale al 1976, quindi riteniamo che una riqualificazione e revisione delle strutture fosse necessaria in quanto molto tempo è passato, molte cose sono cambiate. Quindi non è questione di funzionare poco e male, ma di riconsiderare una struttura che si ritiene importante. Naturalmente dobbiamo aggiungere che siamo in un’epoca di federalismo da attuare e quindi anche la devoluzione di alcune materie alle regioni richiama le regioni ad un ruolo più responsabile e più diretto. Uno degli obiettivi della proposta di legge è quello di rendere i consultori quello che dovrebbero essere in base alla legge 194 del 1978, cioè luoghi di sostegno e di promozione della famiglia, della maternità e della partenità responsabile. Riteniamo anche – come abbiamo sempre sostenuto – che c’è una parte della legge 194 che è stata meno attuata, ovvero la parte più propositiva che dovrebbe aiutare e sostenere le scelte libere, intendo sia quelle di interrompere la gravidanza, sia quelle di portarla avanti. Si tratta in sintesi di riconsiderare il funzionamento di queste strutture rendendole più vicine e rispondenti ai bisogni e anche a quanto la normativa aveva previsto. Quindi si tratta di applicare interamente la legge 194 e anche la legge nazionale che regola i consultori. Si tratta anche di accentuare politiche in favore della famiglia. C’è un aspetto importante: dare anche un ruolo partecipativo ad associazioni familiari e a quelle forme di impegno e volontariato del no profit che rappresentano una energia e una forza propulsiva trainante, sempre per un espletamento più preciso dell’attività consultoriale.



Però nel testo si parla solo di realtà associative familiari, quindi tutto un mondo di associazioni di donne sarà escluso. Non le sembra una sorta di ‘declassamento’ delle donne?

Ritengo che le associazioni familiari si occupino della famiglia, della maternità e della paternità, quindi anche delle donne. Del resto i consultori si chiamano familiari ed evidentemente il loro compito principale è quello di sostenere le politiche familiari. Non vedo in questo una esclusione perchè tutto questo comprende e supera gli aspetti associativi femminili senza marginalizzarli. Ritengo che questa riforma andrebbe un po’ a snellire talune procedure un po’ burocratizzate perchè queste strutture devono garantire informazioni sui servizi e sugli strumenti di sostegno e sui luoghi di accoglienza per le donne in difficoltà. Quindi l’elemento femminile è assolutamente centrale. L’obiettivo ultimo è quello di garantire aiuto e soprattutto consentire realmente una libertà abortiva e non abortiva.



A proposito della parola libertà, nella legge vigente è chiaramente fatto riferimento alla procreazione libera e consapevole, mentre nel nuovo testo si parla di ‘senso del dovere’, ‘senso della vita’. Echeggiano nuovi scenari e l’impronta è etica. In questo impianto (e anche nell’articolato) la donna – insieme alla sua possibilità di autodeterminarsi - scompare, è messa sotto tutela. Non le sembra di fare un torto al faticoso percorso che hanno fatto le donne e di aprire dei varchi pericolosi per un arretramento delle donne?

Non sono d’accordo. È evidente che questa proposta di legge è portatrice di un sistema di valori ben precisi ed è evidente che il nucleo fondante è l’idea di una concezione valoriale sociale della maternità e aggiungo anche che la maternità come valore sociale è una responsabilità che deve essere socialmente assunta e condivisa e non è un fatto strettamente privatistico né da scaricare sulle spalle delle donne né da esaurirsi in questa stessa misura. Penso anche che la legge 194 e tutto quello che ne è conseguito porti con sé alcuni punti deboli. Per esempio l’assenza del riconoscimento della paternità, che è un valore almeno equivalente a quello della maternità. Quindi non si tratta di cancellare le legittime autodeterminazioni femminili, si tratta di ricentrare il valore sociale della maternità e la centralità della famiglia dando ai consultori la possibilità di rispondere alla loro vocazione come luoghi di accoglienza e di sostengo tesi a favorire le politiche familiari. Non voglio aggiungere considerazioni di carattere socio-demografiche relative ai bassi tassi di natalità perchè potrebbe sembrare una strumentalizzazione, ma sono tendenze negative e che noi intendiamo sostenere le libere scelte di maternità e paternità. Credo che dare maggiori informazioni e sostegni in termini di servizi sia una politica sociale opportuna che è di incoraggiamento della maternità e delle paternità, non di imposizione.



Per l’interruzione volontaria della gravidanza la proposta di legge prevede che la donna sia sottoposta ad un doppio ‘esame’ e che l’esito degli incontri sia relazionato caso per caso (in forma anonima) e trasmesso alla Regione. Qualcosa di simile ad una schedatura e che suona molto minaccioso. La prova che sinora i consultori non sono stati ‘abortifici’ sta nella diminuzione del numero delle interruzioni volontarie di gravidanza. Perchè obbligare la donna a subire questa umiliazione?

Chiariamo bene l’equivoco di fondo che a distanza di tempo dobbiamo avere il coraggio di affrontare. Non è una critica al funzionamento dei consultori, ma possiamo dire che talvolta sono venuti meno alla loro funzione di promozione e tutela della maternità e di sostengo alle donne in difficoltà, diventando spesso una scorciatoia alle scelte di interruzione di gravidanza. Una donna che arriva al consultorio non è detto che abbia già preso la sua decisione, che è sempre un dramma. Potrebbe essere una donna sola che arriva al consultorio senza aver trovato prima nessun luogo di accoglienza e di sostegno. Quello che abbiamo immaginato di introdurre con questa proposta non è un organismo in più, ma uno strumento di maggior efficienza ed efficacia nell’ambito della vocazione dei consultori che è di orientamento, tutela, assistenza. Non è una scorciatoia per l’interruzione volontaria della gravidanza perchè la legge 194 assegna ai consultori un compito di promozione e tutela della maternità. Se vogliamo essere corretti dobbiamo dire che i consultori devono svolgere questo compito, non compiti esclusivi di avvio all’interruzione volontaria della gravidanza. Nell’esercizio dei consultori abbiamo rilevato che questo aspetto è stato più svilito.



Nella proposta la famiglia è quella basata sul matrimonio e altre possibilità di unioni non sono contemplate. Ma ormai c’è una realtà di persone che convivono o fanno scelte diverse. Con questa legge sono escluse...

Questa proposta, come ho detto, è portatrice di un sistema di valori. La famiglia di cui si parla è quella sin qui riconosciuta dalla Costituzione e anche quella cui si richiama l’ordinamento regionale (L.32/01 ndr). La legge riconosce la dimensione sociale della famiglia fondata sul matrimonio che si pone come primaria società naturale e come istituzione vocata alla vita. C’è poi la posizione sussidiaria delle istituzioni pubbliche nei confronti della famiglia che promuovono i valori della famiglia stessa. Dal varo della legge nazionale 405 dei consultori e di quella regionale degli anni 70, negli anni 90 si è introdotto non solo un principio di decentramento amministrativo e di federalismo ma anche un principio fondamentale di sussidiarietà che viene anche valorizzato da tutti i trattati comunitari. Anche questo centra nell’ottica di una riconsiderazione dei rapporti tra enti, soggetti ed istituti ed è evidente che centra anche in questa materia perchè si immagina un modello di welfare diverso che vada oltre la crisi di un modello di tipo assistenzialistico tradizionale, questo modello di welfare sussidiario vede di buon auspicio un mix tra pubblico e privato, tra non profit e mondo istituzionale Quindi una sinergia tra le associazioni e i doveri istituzionali. Credo che questo mix pubblico/privato sia uno dei valori aggiunti di questa proposta perchè allarga il numero dei soggetti eroganti un qualche servizio e da al cittadino la libertà di quale tipo di servizio e offerta avvalersi, non mi pare che si chiuda un cerchio ma bensì che l’integrazione di forze della società civile e di strutture pubbliche, ovviamente in un’idea di collaborazione, dia maggiori servizi ma soprattutto il cerchio si allarga.



Tra le molte novità: la possibilità di dare in convenzione e in concessione alcuni servizi, la possibilità di dare consulenze, la dimensione giuridica. Non vede una burocratizzazione e un appesantimento delle strutture, oltre alle difficoltà di controllo?

Appesantire non si può confondere con l’allargare, il burocratizzare con il rendere più efficace. Non comprendo mai le paure rispetto all’allargamento, che naturalmente deve essere governato. Mi spaventa di più ciò che è stretto e che da meno libertà, la maggiore libertà di scelta aumenta la facoltà di scelta del soggetto, l‘idea di un allargamento governato la guardo in senso positivo. Poi introdurre altre figure significa rispettare la legge e penso che non si può prescindere da un contesto che ha devoluto maggiori competenze.



Arriverebbero nuove figure professionali (consulente familiare, esperti dell’insegnamento dei metodi di regolazione naturale della fertilità, economia e programmazione familiare) alcune delle quali sconosciute. Perchè?

E’ una questione logica perchè in relazione all’ampliamento della funzione dei consultori si prevede una nuova composizione dell’équipe del consultorio, professionisti che ovviamente devono essere in possesso di titoli qualificanti. L’obiettivo chiaro è un carattere interdisciplinare del consultorio.



Nell’ambito del consultorio potranno essere date anche consulenze ai Tribunali. Si tratta di funzioni che già hanno referenti istituzionali socio-sanitari e territoriali. Perchè duplicare ruoli e funzioni?

Vorremmo colmare quella mancanza di raccordo tra l’amministrazione giudiziaria e l’amministrazione pubblica, nell’interesse dei minori viene aperta la via per risolvere problemi nei casi in cui la famiglia non riesce a risolvere problemi. Non si tratta di creare nuovi legacci, ma di seguire i casi differenti tra loro e credo che una maggiore attenzione alle minori sia un elemento di sostegno e non di soffocamento.



Le risulta che nel riequilibrio di bilancio siano stati tolti fondi destinati ai consultori?

Questa domanda anticipa nei tempi la manovra che si concluderà entro il 10 agosto quindi è impossibile rispondere. La manovra prevede esclusivamente l’articolazione dei capitoli, per quanto riguarda le singole voci dovremo aspettare settembre e poi dicembre, quindi oggi tecnicamente nessuno è in grado di rispondere, anche se sappiamo tutti che la manovra nazionale ha operato dei tagli. Posso solo ricordare che nel programma elettorale con cui Renata Polverini ha vinto le elezioni c’è un’attenzione particolare agli aspetti socio-sanitari, ai livelli essenziali socio-sanitari e anche il piano di riforma sanitario proposto con i 12 decreti - che prevede anche un piano di rientro dal deficit sanitario che questa regione negli anni ha accumulato - è teso ad eliminare gli sprechi e non i servizi.



Ma i consultori, con questa legge, secondo lei costeranno di più o di meno?

Ritengo che soprattutto saranno più efficaci e credo che sarà possibile risparmiare su taluni sprechi per investire su taluni servizi.



Se non ci fossero state le donne e la forza del loro movimento negli anni 70 ci sarebbero tante leggi e cambiamenti nella società e nei costumi? Non crede che questa proposta li rinneghi?

C’è stata una rivoluzione femminista che è stata una rivoluzione per certi aspetti incompiuta che comunque ha introdotti notevoli cambiamenti e gli effetti in termini legislativi sono stati la legge 194, i consultori ed altro. Quella rivoluzione ha inciso nelle mentalità, nei costumi e anche nell’ordinamento giuridico e costituisce uno spartiacque tra prima e dopo il femminismo. Penso anche che si debba storicizzare il femminismo e la sua evoluzione sia per la parte propositiva e compiuta sia per la parte che l’ha fatta definire da alcuni una rivoluzione incompiuta. Rispetto all’”onda anomala” del femminismo ad esempio, la mia generazione non girò le spalle, piuttosto cercò di fare il suo argine, anteponendo alla conflittualità dei sessi il concetto di complementarietà, respingendo quella esasperata conflittualità tra i sessi soprattutto scalzando i riti isterici e collettivi di liberazione della donna: questo perché il femminismo che noi abbiamo conosciuto ci sembrava più dotato di forza distruttrice che di reali capacità creative, ed infatti non elaborò un strategia politica di riforme né si concentrò sulla difesa dei diritti fondamentali di tutte le donne, comprese le donne madri e le lavoratrici. Ma penso anche che la storicizzazione del femminismo, come di tutti i fenomeni di carattere sociale e di costume, prevede che non si rimanga al palo. A distanza di oltre trenta anni da quel fenomeno - al quale guardo con l’interesse e lo studio di un osservatore e non ho difficoltà a comprenderne la portata innovativa e rivoluzionaria né a metterla oggi in discussione - penso anche che la storicizzazione significhi guardarsi intorno e capire che la società, la demografia, la sociologia la politica è cambiata come è cambiata la condizione femminile. Quindi io penso che non stiamo cancellando né la rete dei consultori, né la legge 194 che è la legge madre di tutto questo impianto e non solo di questo impianto, ma penso anche che le eredità storiche vadano intrecciate con la postmodernità.



La legge prevede la possibilità di dare un assegno di sostegno mensile per un anno, rinnovabile fino al quinto anno del bambino, una misura volta a dissuadere la donna ad abortire. Non le sembra eticamente inaccettabile una ‘monetizzazione’ della vita?

Non sarebbe corretto ma non sarebbe questo lo spirito. Intanto ricordiamo che la legge 194 è titolata norme per la tutela sociale della maternità e sulla interruzione volontaria della gravidanza e noi dobbiamo rispettare l’articolato. Chi vuole puntare a scorciatoie e vuole puntare al soddisfacimento (legittimo) della parte sull’interruzione volontaria della gravidanza dimezza le potenzialità di questa legge relativamente alla tutela sociale della maternità. Bisogna cercare di rimuovere tutti quegli ostacoli che si frappongono alle libere scelte di maternità responsabile. Siccome sappiamo che l’aspetto socio-economico è una determinante negativa e ostativa alle libere scelte della maternità, io credo che si tratta di puntare alla rimozione degli ostacoli proprio per creare le condizioni della libera scelta. Quindi non si tratta di monetizzare, ma di aiutare concretamente le persone a scegliere liberamente contribuendo a rimuovere gli ostacoli oggettivi, materiali, economici.

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