Martedi, 27/10/2009 - "Sono circa 89 miliardi di euro i mancati prelievi in Italia a causa del lavoro nero, le cui conseguenze sul welfare e sul sistema pensionistico sono molto significative. Se regolarizzassimo gli oltre 2 milioni di lavoratori in nero (e per la maggior parte si tratta di lavoratrici), probabilmente l’Italia riuscirebbe a raggiungere gli obiettivi di Lisbona” sostiene Maurizio Sorcioni (Italia Lavoro).
Diverse le azioni da compiere per far emergere le dimensioni del fenomeno e per favorire la formazione, l’inserimento e il reinserimento lavorativo, ad esempio attraverso redditi e voucher a disposizione delle fasce deboli, premi alle aziende che assumono, tirocini formativi e sviluppo di servizi per la conciliazione. Novità anche per quanto riguarda gli "Incentivi per l'emersione del lavoro sommerso di assistenti e collaboratori familiari" (scadenza per la presentazione delle domande: 13 settembre 2010) e borse di studio di 500 euro per 6 mesi nel programma di transizione al lavoro attraverso 1300 tirocini finalizzati all'assunzione a seguito di accordo con le imprese ospitanti.
Lea Battistoni, Direttore Regionale Lavoro, Pari Opportunità e Politiche Giovanili della Regione Lazio, ha illustrato stamane a Roma le azioni di politiche attive del lavoro e in particolare ha comunicato le cifre stanziate per la stabilizzazione dei contratti a progetto (Co.Co. Pro. - circa 4 milioni di euro) e per la stabilizzazione dei precari (14 milioni di euro). Si tratta del "Programma per la riqualificazione professionale e il reinserimento professionale di lavoratori precari".
L’analisi sulle iniziative per l’emersione del lavoro non regolare curata da Sorcioni ha evidenziato, attraverso “mappe geografiche dell’irregolarità” con relativi dati territoriali ed economici, che il sommerso nel Lazio rappresenta circa 223.000 unità.
Fondamentale, secondo Sorcioni, l’approccio condiviso a livello europeo che agisce su tre fronti: azioni di contrasto e vigilanza con ispezioni e servizi di intelligence; politiche di prevenzione (incentivi, abbassamento del costo del lavoro, semplificazione delle procedure, come ad esempio avviene in Francia attraverso l’istituzione di una Direzione interministeriale); informazione e comunicazione per sensibilizzare l’opinione pubblica a isolare il lavoro nero.
Altro fenomeno da monitorare è quello del cosiddetto lavoro grigio, cioè il nuovo sommerso fatto di irregolarità parziali, su orari, mansioni e compensi, in cui solo una parte del lavoro è riconosciuto come dovrebbe. Il lavoro grigio è però molto più difficile da analizzare e contrastare.
Gli interventi sopra citati sono stati illustrati in occasione del convegno “Politiche attive e servizi per il lavoro come strumento per rafforzare i processi di emersione del lavoro irregolare nella Regione Lazio” organizzato con Ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali, Regione Lazio, FSE e Italia Lavoro tenutosi oggi.
L’Assessora al lavoro, pari opportunità e politiche giovanili Alessandra Tibaldi è intervenuta al dibattito e ha chiuso i lavori del convegno.
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