Agricoltura - Produzione agricola, ambiente, economia, salute, energia. Tutto è legato a filo doppio
Pennello Alessandra Giovedi, 23/09/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2010
“La questione alimentare non ha mai avuto tanta attenzione e centralità nelle cose del mondo: per la sufficienza/insufficienza alimentare, per la speculazione sui prodotti e le terre coltivabili, per le fluttuazioni impazzite dei prezzi”. Leana Pignedoli è Capogruppo PD in Commissione agricoltura al Senato e l’abbiamo interpellata in occasione della la prima Festa Democratica Nazionale dell'Agricoltura e l'Alimentazione tenutasi a Reggio Emilia tra agosto e settembre. “Mai è stata così centrale e strategica la produzione agricola intesa come salubrità ambientale, nel rapporto stretto tra cibo e salute, con l’energia. Mai così centrale, ma mai tanto marginale come oggi nelle politiche economiche di questo paese, mai così tanta improvvisazione. E’ chiaro che l’agricoltura non è ritenuta una questione strategica, non c'è una visione né un disegno. La politica attuale è ancora troppo legata ad un approccio per settori. Al contrario bisogna ripartire da una riconnessione fra cibo e consapevolezza agricola, è tempo di un legame più stretto tra chi produce e chi consuma”. Chi consuma non è al centro dell’attenzione, ma rimane ai margini. “Il consumatore deve essere riconsiderato come realmente è: un soggetto più consapevole, esigente, interessato a molti aspetti come la sanità del prodotto, i cicli di produzione eticamente corretti, il rispetto per l'ambiente, le identità territoriali. Un esercito sempre più numeroso di consumatori più colti e consapevoli, possono incidere sull'offerta, determinare nuove domande, definire nuove aree di mercato”. Dal canto loro i produttori hanno notevoli responsabilità. “Una grande sfida per il settore agricolo è quella di diventare impresa a tutti gli effetti. Costruire un lavoro di qualità e trasparenza anche in funzione delle nuove esigenze del consumatore. Farsi impresa con tutto ciò che comporta la logica dell'intraprendere, ovvero la capacità di costruire valore e confrontarsi direttamente con i mercati e anche trovare il coraggio di rischiare, sperimentando percorsi innovativi e creativi, a prescindere dalla dimensione dell’azienda, senza dimenticare però il valore pubblico, il servizio collettivo che l'agricoltura produce”. Ma l'impresa agricola in Italia non attrae i giovani. Cosa fare? “Il ricambio generazionale è una delle grandi emergenze del settore. Le cifre parlano chiaro: i lavoratori con un'età al di sotto dei 35 anni sono solo il 3,3% del totale e il 43% ha più di 65 anni. Un paese che crede davvero nella costruzione di prospettive future e non nel giorno per giorno, investe innanzi tutto in capitale umano: attiva misure eccezionali rivolte ai giovani imprenditori o a chi vuole diventare imprenditore, cerca competenze più alte, la loro stabilità. Occorrono misure eccezionali per un accesso agevolato al credito e alla terra, formazione e percorsi che favoriscono l'inserimento professionale, premi e incoraggiamenti per chi punta sull'innovazione e la creatività. Il punto, oggi, è capire se siamo pronti a passare da un passivo sostegno economico alle imprese, ad un ‘sostegno a processi di innovazione e di sviluppo’; da un sostegno ad ogni singolo segmento della catena alimentare ad un ‘sostegno di sistemi integrati di impresa’. Se è tempo di passare da un'agricoltura ad alta intensità di attrezzature, ad un'agricoltura ad ‘alta intensità di servizi’”.
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