Maggio 2012 . Gruppo PD Regione Emilia Romagna - Qualità e uguaglianza sostanziale per la crescita
Mori Roberta Venerdi, 06/04/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2012
L’approccio di genere, per sua natura trasversale, costituisce un elemento pacificatore della società, uno strumento di gestione unitaria degli obiettivi di sistema, diretto a realizzare l’uguaglianza sostanziale tra le persone. Questo approccio culturale consapevole e avanzato è anche uno strumento potente d’innovazione e di sviluppo economico per l’intero Paese, a detta di fior di economisti, sociologi e politologi. La cruda realtà è invece che le donne occupate sono poche e con la crisi continuano a diminuire. 45 mila in meno in Italia nei primi 9 mesi del 2011. Secondo l'Istat 800.000 donne tra il 2008 e il 2009 sono state messe nelle condizioni di dover lasciare il lavoro a seguito di una gravidanza e solo il 40,7% di esse ha ripreso l'attività lavorativa. Nello stesso periodo si registravano 5.000 dimissioni in bianco nella “civile” Emilia-Romagna. Per essere chiari, qui parliamo di vera e propria discriminazione, praticata in varie forme e modi, che può solo crescere a causa delle difficoltà attuali se il Parlamento non si decide a legiferare nella direzione giusta.
Quale sia la direzione ce lo dice anche la Banca d’Italia, secondo cui un tasso di occupazione femminile nazionale del 60% produrrebbe un incremento del Pil del 7%, rappresentando un fattore di sviluppo a cui non è pensabile rinunciare. Quanto alle lavoratrici emiliane sono il 60,7% contro il 76% di uomini, percepiscono salari più bassi del 25% in media rispetto ai loro colleghi, sono più precarie (26,1% usufruisce del part time contro il 4,3%) e troppo spesso escono dal mercato per dedicarsi alla famiglia e ai figli.
I numeri sono importanti, per un’analisi che individui le cause e la complessità di una situazione al fine di intervenire dove occorre. E’ significativo ad esempio che le giovani abbiano un livello di istruzione e successo scolastico costantemente superiore a quello maschile e, nonostante questo, i dirigenti, i lavoratori in proprio e gli imprenditori sono per oltre il 70% uomini, mentre i lavoratori a domicilio sono nel 92,3% dei casi donne. In tutto ciò pesa molto il lavoro domestico e di cura familiare: in Emilia-Romagna ogni donna vi dedica oltre 23 ore in media alla settimana, a fronte delle sole 6 ore 46’ degli uomini.
Passando alle ricette, una buona parte è contenuta nel “Patto per la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”sottoscritto dalla nostra Regione a fine 2011 con Enti locali, associazioni imprenditoriali e sindacati. In sintesi, deduzione IRAP per la stabilizzazione, white list delle imprese virtuose, assegni di servizio di carattere conciliativo (voucher per gli asili nido), orientamento professionale a supporto delle donne che vogliono rientrare nel mercato, criteri premiali per l’occupazione femminile nei nuovi bandi per le imprese, percorso formativo di genere nei programmi del consorzio Spinner. Altra importante misura, il programma “Retravailler”, finanziato dalla nostra Regione per facilitare il rientro di lavoratrici che abbiano usufruito di congedo parentale o comunque con esigenze di conciliazione, valorizzando l’esperienza professionale pregressa. E ancora, aumento della deduzione di parte dei costi di giovani e donne neo-assunte a tempo indeterminato e introduzione dell’agevolazione fiscale per il capitale proprio investito in impresa. A proposito di imprenditoria, vale la pena sottolineare che l’ultimo rapporto nazionale di Unioncamere riscontra tra il 2009 e il 2010 perfomance delle imprese femminili nettamente migliori di quelle “maschili”. In Emilia-Romagna le imprese “di donne” sono circa 97mila, il 20,4% di quelle attive e sono cresciute del 2,40% (pari ad un saldo di 2.276 unità) a fronte di una crescita negativa (-0,49%) di quelle maschili che hanno perso, nel 2010, 1.874 unità.
Una strategia incisiva a favore dell’occupazione femminile di qualità è secondo noi la migliore prova di una politica che fa sintesi, quella politica che serve qui ed ora per rilanciare il contributo delle donne alla crescita economica e alla coesione sociale. Siamo impegnate a realizzarla dal basso con un percorso denso e partecipato che monitoreremo, e con una legge regionale che nei prossimi mesi intervenga a sancire la parità dei diritti.
Roberta Mori è presidente Commissione regionale per la Parità
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