Conciliare il lavoro e la maternità nel nostro Paese risulta ancora quasi impossibile. Le donne con figli da certi settori e ruoli sembrano.scomparire..tutto questo nel 2017
Venerdi, 30/12/2016 - Il nuovo anno ci avvicina al 2020,eppure se confrontiamo i dati inerenti alla conciliazione tra maternità e lavoro, famiglia e lavoro, per le donne, i risultati sono piuttosto deprimenti. Oltre il 65% delle donne non riescono a conciliare famiglia-lavoro e attività extrafamiliari, che coinvolgono sempre di più tutti. Eppure ci sono più laureate donne che uomini, anche in ambiti medico-scientifici e tecnici, ma risulta difficile che una donna possa conciliare un lavoro come quello di chirurgo ad esempio con quello di mamma oppure di manager d'azienda o con grandi mansioni di responsabilità. L'Italia se paragonata al Nord Europa sembra indietro di trent'anni ed in effetti lo é. In Norvegia, si può stare anche il primo anno a casa, per seguire il proprio bambino ed essere retribuite, come é possibile accedere all'asilo pubblico, di cui spesso sono dotate anche la quasi totalità delle aziende. La Svezia come la Francia dispone di sussidi che consentono ad una mamma di poter studiare in quel frangente e rimettersi in gioco, se il lavoro svolto in precedenza non fosse più conciliabile con la maternità. É pur vero che in Italia, alcune aree sono caratterizzate da una densità di popolazione che copre un intero Paese europeo ma sono decenni che non viene attuata una politica a vantaggio della famiglia, che oggi si sostiene molto sull'aiuto dei nonni, soprattutto perché le scuole oltre le quattro del pomeriggio difficilmente sono aperte, eccetto alcune essenzialmente private e non alla portata di tutti. Nella maggior parte dei Paesi europei la scuola é aperta fino alle 18 e questo non si traduce, come nella mentalità ancora latente di alcuni italiani, nell'abbandono dei figli ad altri , ma in attività educative, musicali e in attività di coinvolgimento e socializzazione. Questo non solo ha un impatto nella gestione di una famiglia ma incide anche sullo stato di appagamento e felicità dei cittadini stessi. Una mamma appagata anche dai riconoscimenti sul posto di lavoro, sarà in grado di trasmettere messaggi più positivi ai propri figli. É illogico fare una domanda ad un colloquio di lavoro "Lei ha figli? Intende averne? O adottarne?" É come bollare una persona perché ha fatto la scelta di essere madre, come la sensibilità fosse un demerito ed influenzasse le decisioni lavorative. Perché una donna preparata, che si aggiorna di continuo, organizzata non può continuare ad essere un'ottima manager, ingegnere, docente, chirurgo, ricercatore e qualsiasi altra cosa per la quale ha faticato? Soprattutto perché quando si tratta di politiche restrittive in Italia siamo sempre in prima fila e per cambiare un sistema ed una mentalità obsoleta no? Le politiche a sostegno della famiglia vigenti in Europa applicate in Italia sembrano utopistiche, mentre sono un diritto oltre che un dovere di un Paese che deve adeguarsi, soprattutto per un cambio imprescindibile. Siamo una nazione che oltre per la crisi economica, va a due velocità, da un lato é sfiduciata, non crede più nella famiglia in parte perché non può permettersela ed in parte perché c'é chi non la vuole, non si sente sicura e dall'altro invece é curiosa, vuole sapere, conoscere e sentirsi il centro del mondo ma arranca sotto il peso di una politica " family friendly" che non esiste.
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