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Lavoro e integrazione

Lavoro e integrazione

Emilia Romagna - L’Emilia-Romagna ha il più alto potenziale di integrazione socio-occupazionale degli immigrati

Laura Salsi e Gabriella Ercolini Mercoledi, 08/04/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2009

Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro ha presentato di recente il VI Rapporto sugli Indici di integrazione degli immigrati in Italia che rileva e confronta il “potenziale” di integrazione dei territori italiani, regioni e capoluoghi di provincia, sulla base di due indici, quello sociale e quello occupazionale, riferiti, cioè, alle due condizioni strutturali che possono facilitare un positivo inserimento dei lavoratori immigrati e delle loro famiglie.

In termini assoluti, per la prima volta l’Emilia Romagna si rivela essere la regione italiana a più alto potenziale di integrazione socio-occupazionale degli immigrati in Italia, scavalcando il Trentino Alto Adige (ora 5°) e il Veneto (ora 7°) che avevano primeggiato in questo indice complessivo rispettivamente nel 2003 e nel 2004. Il primato della nostra Regione conferma un lungo e puntuale lavoro della classe politica che la governa che ha inteso da sempre costruire una comunità allargata basata sulla coesione sociale e il rispetto delle diversità.

Nell’approccio culturale allo straniero si annidano i rischi dei conflitti più difficili, perché emergono le identità più profonde, rispetto alle quali gli antidoti efficaci sono la conoscenza reciproca, il dialogo, il confronto, la valorizzazione della diversità.

Per queste politiche decisivo è stato l’impegno dell’Emilia-Romagna e delle sue autonomie territoriali, ma occorrono anche coerenti politiche nazionali, generali e settoriali, in grado di determinare un indirizzo complessivo favorevole ad un disegno di inclusione ed integrazione per una società coesa e ordinata, pur scontando le inevitabili tensioni e contraddizioni. Per ridare vigore ai processi di integrazione si devono infatti mettere in campo anche politiche nazionali che rafforzino la cittadinanza sociale, dal lavoro alla scuola, e promuovano finalmente la cittadinanza politica, dal riconoscimento del voto amministrativo ad una nuova regolazione del diritto di cittadinanza, che, in un quadro di rigore, semplifichi le procedure, dia certezza su requisiti e tempi.



Firmato in Regione un Protocollo sulla comunicazione interculturale

Un patto per garantire pari opportunità di accesso all´informazione dei cittadini stranieri, modificare (e migliorare) la percezione del fenomeno migratorio da parte della popolazione locale, facilitare l´integrazione sociale attraverso la conoscenza delle culture straniere. Perché è vero che le voci e le esperienze si moltiplicano: periodici e quotidiani, ma anche siti internet e programmi radio-televisivi, in tutto quindici realtà impegnate nella comunicazione e promosse da cittadini stranieri. Ma i cosiddetti “media multiculturali" in Emilia-Romagna devono fare spesso i conti con problemi di sostenibilità economica, di riconoscimento professionale, di legittimazione.

E’ per rispondere in maniera articolata a questo tipo di aspettative che si sviluppa il Protocollo d’intesa sulla comunicazione interculturale, siglato in febbraio da Regione Emilia-Romagna, Ordine dei giornalisti e CoReCom Emilia-Romagna, Consulta regionale per l’integrazione sociale dei cittadini stranieri, Anci, Upi, Uncem, Lega autonomie locali, Associazione stampa dell’Emilia-Romagna, Associazione italiana della comunicazione pubblica e istituzionale, Università di Bologna, Centri interculturali dell’Emilia-Romagna, media locali e multiculturali. Un documento che impegna i firmatari a promuovere la comunicazione interculturale e le competenze necessarie per comunicare istituzionalmente a cittadini che vengono da Paesi stranieri, a monitorare la rappresentazione che i media locali danno dell’immigrazione, a combattere gli stereotipi e a fare formazione.



Immigrati, via libera al Programma triennale

Alfabetizzazione, mediazione, antidiscriminazione. Sono le tre linee d’indirizzo del Programma triennale 2009-2011 per l´integrazione sociale dei cittadini stranieri, che ha ottenuto il via libera dall’Assemblea legislativa regionale il 16 dicembre scorso.

Uno strumento di programmazione “trasversale”, previsto dalla L.R. 5/2004 sull’immigrazione, che pone al centro delle programmazioni di settore il tema della crescente presenza di migranti sul territorio. Negli ultimi anni in regione sono aumentate le persone titolari di permessi di soggiorno di lunga durata (che si ottiene dopo cinque anni e non necessita del rinnovo annuale). Dalle 41.228 del 2004 sono diventate infatti 65.817 del 2005, 82.679 del 2006 e 100.393 del 2007, collocando l’Emilia-Romagna ai primi posti tra le regioni italiane.



Progetto "Lingue e Culture", imparare l'italiano senza perdere la lingua madre

Offrire agli alunni stranieri la capacità di leggere e interpretare la società attraverso la padronanza della lingua italiana, ma senza togliere nulla alla lingua d’origine. È quanto si propone il progetto “Lingue e Culture”.

L’iniziativa è realizzata in partenariato tra la Regione Emilia-Romagna, l’Ufficio scolastico regionale e l’Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica.

La Regione mette a disposizione 100 mila euro per la prima annualità 2008/2009, circa 30 mila l’Ufficio Scolastico Regionale, risorse che potranno essere successivamente integrate anche da parte delle Province. Un gruppo di ricerca regionale avrà il compito di elaborare modelli di didattica plurilingue. L’obiettivo è quello di programmare metodi e materiali utili ad insegnare a bambini e ragazzi stranieri l’italiano, non attraverso la soppressione della loro lingua madre, ma mettendoli in grado di usare sia l’italiano che la lingua d’origine.

Le direttive europee prevedono infatti l’apprendimento di almeno due lingue comunitarie oltre a quella materna durante il curricolo scolastico, dalla scuola dell’infanzia all’università. E l’educazione alle lingue non è più rivolta al solo inglese, ma si configura fin dalla più tenera età come educazione plurilingue.



(1 aprile 2009)

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