Martedi, 18/06/2019 - Finalmente sul notiziario riguardante Bologna è comparso un titolo allarmante che riguarda tuttele donne: SEMPRE PIù MADRI LASCIANO IL LAVORO. In Emilia/Romagna in un solo anno (rilevazione 2018) l'abbandono è cresciuto del 23 %. Siccome molti sono i casi di giovani mamme che si licenziano dopo il primo bambino, la questione si fa complicata. Ci sono, infatti, regioni ricche e regioni povere. Quando accade nelle realtà benestanti, in genere ben fornite di servizi, l'allarme è più significativo: Considerando che le rette dei nidi e degli asili sono certamente un problema, non si può non prendere atto del ritardo per cui nell'agenda politico-scolastica non è mai stato messa in calendario la necessità di rivedere che cosa si ritiene dovuto ai genitori di bambini che hanno diritto al supporto educativo - non solo custodiale - anche in età fuori dall'"obbligo". Sarebbe un problema che riguarda il "PIL a concezione femminile": certamente nel bilancio degli Stati i bambini "debbono" venire prima degli F35.
Ma bisogna anche ragionare di più insieme sull'immediato. Noi donne, anche di diverse generazioni (le nonne hanno diritto a permessi sindacali, tenendo conto del carico affidato a pensionate che dovrebbero avere il piacere e non il dovere di godersi i nipoti?), conosciamo rischi perfino delle alternative: il prof. Zamagni pensa infatti all'importanza della diffusione del telelavoro. Se "per ruolo" è femminile (a suo tempo alle donne piaceva il part-time, teoricamente squalificato come non-lavoro, privo del valore morale che caratterizza il lavoro secondo il principio costituzionale) il telelavoro consente di avere un salario e contemporaneamente allattare un bambino, fare attenzione a che non si attacchi il ragù, spedire la denuncia dei redditi. Forse sono interessanti certi interventi industriali che, soprattutto se hanno molto personale femminile, per ottenere miglior produttività, organizzano asili aziendali e perfino corsi formativi sulla cultura delle donne. Perché la donna che somma lavoro e domesticità, diventa prigioniera della casa. E' regressione sostanziale e aumento di cure anti-stress e psicofarmaci, oltre che di separazioni e divorzi: non sono più i tempi della casalinga innamorata dei centrini sotto i paralumi del salotto che a cinquant'anni rischiava di "tenersi su" con qualche aperitivo di troppo.
Proprio in questa stagione di grandi trasformazioni le ragazze non dovrebbero intrupparsi con i cortei di chi chiede "più lavoro": tutti dobbiamo prestare attenzione a "quale lavoro" e chiedere sicurezza, legalità, lotta alla precarietà.
Ma le ragazze chiedano una qualità che non le faccia tornare indietro: anche la modernità è piena di trappole per le femmine.
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