Nevyjel & Ragazzoni snc Restauro d'Opere d'Arte - Il racconto di Giovanna Nevyjel, 41 anni, che con Claudia Ragazzoni ha creato una ditta di restauro con un organico totalmente al femminile.
Colanicchia Ingrid Martedi, 21/07/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2009
La scelta di diventare una restauratrice di opere immobili come affreschi e opere lapidee, avvenuta durante la scuola di restauro frequentata a Brescia, ha comportato alcune scelte pratiche che hanno condizionato molti aspetti della vita, sia privata che professionale.
Già durante la scuola, e per molti anni, il lavoro veniva svolto esclusivamente in trasferta con tutte le difficoltà del caso. Non avere una città di riferimento, vivere perennemente con la valigia e lo spazzolino pronti, cambiando spesso località, spostandoci in treno o in automobili fatiscenti, è stata a lungo la nostra quotidianità. Parlo sempre al plurale perché io e Claudia Ragazzoni, la mia socia, svolgiamo questa attività insieme fin dall'inizio, quando lavoravamo come dipendenti di una ditta di Firenze. Ci siamo conosciute all'Università di Trieste, dove eravamo entrambe iscritte. Claudia in quel periodo lavorava a Cremona e io studiavo ancora a Brescia. La comune difficoltà di reperire i testi d'esame, le fotocopie e gli appunti necessari per sostenere gli esami, ci ha hanno avvicinate velocemente. In quegli anni di viaggi, lavoro e alberghi ogni tanto facevo un esame all'università, coinvolgendo anche le persone a me vicino. Mia madre per esempio era diventata ormai un'esperta nel recupero e ricerca dei testi d'esame in tempi record (una volta mi fece arrivare urgentemente un libro scongiurando il macchinista del treno che mi consegnò il libro dal finestrino, passando con il treno nella stazione della città in cui lavoravo). O come mio padre che mi registrava alcune cassette contenenti gli argomenti attinenti all'esame, che io ascoltavo durante il lavoro (se l'argomento era interessante tutto il cantiere si passava la cassetta con la lezione su Machiavelli o su Dante).
La trasformazione da dipendenti a libere professioniste è avvenuta abbastanza naturalmente anche perché in fondo sapevamo che quella era una delle poche strade percorribili. Cosa che avvenne non senza preoccupazione, dato che non avevamo una lira: ricordo che per aprire la partita iva abbiamo raccolto anche le monete sparse sui tappetini della macchina (e non erano euro).
Io e Claudia ci conosciamo da quasi vent’anni e ovviamente abbiamo avuto le nostre discussioni, ma abbiamo guardato sempre nella stessa direzione e questo ci ha consentito di affrontare più facilmente i problemi che si sono presentati. La nostra attività negli anni si è molto ampliata, e pur essendo una piccola ditta siamo riuscite a portare a termine alcuni lavori di notevole importanza e piuttosto complessi a Trieste, come il Tempio Israelitico, la chiesa Serbo Ortodossa (S. Spiridione), la cattedrale di San Giusto, alternando anche con alcune collaborazioni all'estero. Oltre al lavoro effettivo bisogna pensare continuamente ai lavori che ancora non esistono e quindi gare d'appalto, riunioni, sopralluoghi, programmazioni. Devo dire che né io né Claudia quando abbiamo cominciato immaginavamo di riuscire ad avere lavoro non solo per noi stesse ma anche per altre persone, e questa è una grande soddisfazione.
Non nascondo che questo è un lavoro duro che richiede molti sacrifici e probabilmente non è pagato come dovrebbe, ma per noi è già una fortuna riuscire a svolgere una professione che ci appassiona e la possibilità di farlo con le persone con cui si ha un rapporto sereno rende sicuramente più facile affrontare ogni difficoltà. Penso sia superfluo dire che oltre ad un legame professionale la nostra collaborazione si basa su un rapporto di amicizia consolidata negli anni e che senza l'aiuto di alcune delle nostre colleghe non avremmo potuto raggiungere molti degli obiettivi realizzati. Infatti, durante questo periodo molte cose sono cambiate, ora siamo entrambe laureate, Claudia ha due bambini e la ditta è composta da sei collaboratrici. Aver potuto realizzare tutto ciò senza dover rinunciare alla propria vita privata è frutto di un'intesa reale, dove ognuna di noi a seconda delle necessità si è sobbarcata anche il lavoro dell'altra, e la società ha cercato sempre di far fronte alle varie esigenze personali, non solo economicamente.
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