- L’iniziativa dell’UDI per riflettere sui cambiamenti avvenuti nel lavoro, sulla precarietà e sulle possibili vie d’uscita da una crisi economica e di sistema
Silvia Vaccaro Mercoledi, 01/07/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2015
Parlare di donne e lavoro equivale, certamente più che nel caso degli uomini, a parlare di corpi. Perché i corpi femminili, in potenza, ne racchiudono altri. I corpi da generare, ma anche quelli degli anziani, dei disabili, e dei malati di cui da sempre le donne si fanno carico e si prendono cura. Il seminario nazionale, organizzato dal gruppo dell’UDI ‘Corpolavoro’ che si è tenuto lo scorso 8 maggio a Roma (Palazzo Valentini, ‘Lasciateci lavorare. Per una contrattazione di genere’), ha rappresentato un intenso momento di riflessione e di confronto tra esperienze di donne provenienti da diversi percorsi, ma tutte accomunate dall’idea che ci sia un gran bisogno di ripensare non solo il ruolo delle donne nelle case, nelle aziende, nella società, ma la società tutta dalle sue fondamenta. (…) Laura Piretti, coordinatrice del gruppo ‘Corpolavoro’ ha così commentato la giornata: “Mi viene da dire che il passo avanti di oggi è di consegnare, se occorre in certo senso anche imporre, questa misura ‘Corpolavoro’ fuori di noi, ad una contrattazione, che non a caso definiamo ‘di genere’, pubblica, con referenti istituzionali, contrattazione di cui, tuttavia, se volessimo definire i confini dovremmo indicare ‘il mondo intero’”. Un nodo cruciale, dunque, è quello di mettere insieme ambiti che normalmente vengono trattati come materie separate, quando invece - tutta la storia delle battaglie femministe insegna - è necessario connettere e intrecciare bisogni e risorse, ovvero i corpi e il lavoro, i servizi, il welfare, la responsabilità sociale della maternità e la genitorialità, lo smantellamento di una cultura sessista e patriarcale. (…) Ed è dal “corpo fertile” che è partita la riflessione di Pina Nuzzo, femminista e artista, già responsabile dell’UDI. (…) “Non possiamo più accettare che il corpo fertile di una donna venga sottoposto alla coercizione di un tempo lineare, progressivo, perché mentre si domanda cosa sia meglio fare prima, perde di vista il suo corpo, non riesce più ad ascoltarlo, a decidere cosa è meglio per lei”. (…) L’idea di fondo è la necessità di tessere alleanze non andando oltre il “corpo fertile”, ma prendendolo, questo corpo, come terreno su cui fondare un patto sociale tra donne e tra donne e uomini. (…) Per Rosangela Pesenti, del coordinamento UDI nazionale, (…) “Il lavoro della riproduzione biologica e sociale non è stato messo a tema. Le donne sono un pezzo della natura di cui l’uomo si riappropria. (…) “Il modello capitalista ha investito la scuola e i servizi e ha trasformato in senso aziendale scuola, sanità, pubblica amministrazione. Questo significa per le donne un’accelerazione dei tempi di vita, del lavoro proprio e di quello di altre donne, creando una struttura di sfruttamento tra donne, che passa anche dalle relazioni positive. Il lavoro delle nonne che sostituisce il sistema sociale carente è di fatto uno sfruttamento. È una cosa bellissima fare le nonne, ma dovrebbe essere un sentimento libero, mentre adesso le relazioni tra le persone vengono assoggettate e le persone non sono più soggetti di diritto”. (…) Linda Laura Sabbadini, direttora nazionale Istat, ha offerto il suo prezioso contributo presentando e commentando una serie di dati che fotografano la situazione attuale (…). “La crisi ha colpito maggiormente gli uomini (900mila posti di lavoro in meno), mentre per le donne la situazione è rimasta stabile. La tenuta dell’occupazione femminile è dovuta alla tenuta del lavoro delle ultracinquantenni per due ragioni: per la riforma del sistema pensionistico e per un effetto di struttura generazionale. Ha contribuito anche l’occupazione delle donne straniere, impiegate in gran numero nell’unico settore che ha retto, quello dei servizi alle famiglie. Infine, il terzo elemento è che si sono attivate donne di stato sociale basso soprattutto al sud che, con la perdita del lavoro del marito o compagno, sono diventare breadwinner. In generale, la qualità del lavoro però è peggiorata, il part-time non volontario (cioè scelto dall’impresa e non dalla lavoratrice) è in percentuale doppia rispetto al resto d’Europa. Sono cresciute le professioni meno qualificate, ed è aumentato il gap di sovra-istruzione, ovvero donne con lavori non adeguati ai loro titoli”. (…) Cosa fanno le istituzioni a fronte di questa situazione tutt’altro che rosea e ampiamente migliorabile? Il Governo non perde occasione per applaudire il suo operato in materia di lavoro, ma c’è chi prova a dare una lettura di genere del Job Acts. Lo ha fatto Marcella Corsi, economista tra le fondatrici di Ingenere, il web-magazine che si occupa di donne ed economia, illustrando i passi avanti e le criticità che presenta la nuova legislazione in materia di lavoro (…) Di casi concreti si è occupata Donatella Orioli, Consigliera provinciale di Parità di Ferrara. “Il problema nuovo riguarda le persone che hanno dai quaranta anni in su. Lavoratrici impeccabili che si trovano improvvisamente affiancate da donne più giovani e a cui viene chiesto di delegare parte del proprio lavoro, e che nel giro di alcune settimane si ritrovano alla porta. Prima i problemi che ci trovavamo a risolvere erano, spesso, legati alla maternità, ai congedi, alle disparità, ma invece adesso c’è un crescendo di queste problematiche che diventa preoccupante”. (…) Le organizzatrici del seminario hanno voluto dare anche spazio al tema dell’imprenditoria femminile. (…) Importante la testimonianza di Elena Salda, vicepresidente Gruppo C.S.M. SPA (…) e quella di Simona Lanzoni , vicepresidente di Pangea Onlus, che ha dedicato il suo intervento a uno strumento come il micro-credito, utile a sostenere le piccole imprese, (…) opportunità per dimostrare che le donne ce la possono fare e riavviare i loro sogni ripartendo da se stesse”. (…) Pilar Saravia, della rete donne immigrate No.Di, ha raccontato come sia cambiato negli ultimi quindici anni l’orizzonte professionale per le donne migranti, che rappresentano attualmente oltre il 53% degli stranieri che vivono nel nostro paese. Se nel passato l’unica prospettiva era quella di impiegarsi come colf o assistente per gli anziani, adesso le donne credono di più nelle possibilità di sviluppare un’impresa dove mettere il loro talento e lo dimostrano le 17mila imprese sul territorio italiano che hanno come titolare una donna di origine straniera.
Non sono mancati gli interventi di riflessione sulle possibilità e le grandi difficoltà che vivono le donne più giovani il cui ingresso nel mondo del lavoro è stato contrassegnato dalla crisi. Una libertà e un diritto all’autodeterminazione da ribadire anche oltre il lavoro, non escludendo dal proprio orizzonte una possibilità di realizzazione professionale, ma facendosi sì che la libertà prevalga sulla precarietà violenta e sul ricatto continuo che moltissime giovani donne subiscono. Va in questa direzione l’intervento di Teresa Di Martino filosofa e attivista del collettivo Femministe Nove, che ha ripreso alcune parti del Manifesto del collettivo pubblicato nel numero 98 di DWF, 2013. (…) Le ha fatto eco Valentina Sonzini dell’UDI di Genova (…), che ha posto l’accento sulla dicotomia tra il suo salario, sempre lo stesso da quindici anni, e “il tempo vorticoso” della sua vita, nella quale ha cercato di trovare spazio per il femminismo, la politica, i luoghi di costruzione di mondi alternativi. (…) La conclusione dei lavori, affidata alla responsabile nazionale UDI Vittoria Tola, ha messo insieme i fili di una giornata ricca di tanti spunti. È evidente che la questione dirimente per le donne e la società tutta sia proprio in quella necessaria contrattazione di genere, invocata nel sottotitolo del Convegno e che tenga conto dei tanti spunti teorici che il femminismo ha prodotto negli anni e delle buonissime pratiche che si sono prodotte in alcune piccole e grandi aziende, nei sindacati, ovunque le donne abbiano avuto la possibilità di prendere la parola a partire da sé e dai propri bisogni concreti. (…).
Testo tratto dall'articolo di Silvia Vaccaro pubblicato in www.noidonne.org. La versione integrale qui, con link a materiali collegati, testi, interventi e videointerviste.
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