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L’utopia della parità

L’utopia della parità

Politica/ Intervista a Elena Marinucci - Le presenze femminili in Parlamento sono poche, in Europa siamo l’ultima ruota del carro. E se proponessimo una legge elettorale anti-discriminatoria nei confronti delle donne?

Giulia Salvagni Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2005

Il Parlamento di un Paese dove più della metà della popolazione (le donne) non è rappresentata, può dirsi democratico? Dovremmo chiederlo agli uomini dell’Unione, quelli in corsa per le Primarie di ottobre, e dovremmo essere tutte noi a chiederlo, senza incartarci in fumosi discorsi, senza lasciare il campo ai soliti opportunismi.
Sul mensile “noidonne” di agosto-settembre, in distribuzione postale agli abbonati, Gloria Malaspina (Comunisti Italiani), riflette sui tanti anni e sulle tante elaborazioni della politica di genere. Poi aggiunge: “Oggi la Carta dei valori elaborata con sole quattro donne è un demerito. Hanno mancato i partiti e anche le donne dei partiti.”. Nell’articolo di Tiziana Bartolini, tra le intervistate figurano anche Silvia Costa (Margherita), Laura Balbo (ex ministra delle Pari Opportunità), Grazia Francescato (Portavoce dei Verdi Europei).
L’attrice Grazia Scuccimarra fa notare che: “Quando siamo costrette a chiedere attenzione ai problemi delle donne, vuol dire che siamo molto lontane dalla soluzione. Abbiamo fatto i famosi tre passi avanti. Ma poi ne abbiamo fatti due indietro”. Tra i Ds c’è stato un bell’intervento di Nadia Cari (vedi scheda in alto) che prende ad esempio la politica dei laburisti.
Nell’intervista che segue, anche la senatrice Elena Marinucci (Psi) cita Tony Blair: “In Inghilterra c’è un sistema maggioritario, quindi non è possibile parlare di quote così come da noi. Però Blair, all’interno del partito laburista, ha imposto le quote nelle candidature per i collegi. Si sa che quando le candidate ricevono l’incarico per collegi buoni, vengono votate e riescono a farcela. Per quel che riguarda i collegi più difficili da conquistare, interviene l’associazione inglese Emily che finanzia le campagne delle donne. Quindi oggi il partito laburista è riuscito ad ottenere una buona percentuale di rappresentanza femminile”.

Senatrice Marinucci, cosa le piace ricordare della sua esperienza come parlamentare europea?
È stato nel ’94, mi sono candidata per il Psi. All’epoca il partito era piuttosto malridotto e demonizzato. Non era facile trovare adesioni sotto quell’insegna. Anche perché per le Europee il sistema è di tipo proporzionale. Sono stata premiata più che altro per il lavoro fatto negli anni precedenti. Ancor prima di diventare responsabile femminile nazionale per il Psi avevo fondato la ‘Lega delle donne per il socialismo’, un’associazione riformista attiva in particolare al Sud. Quando mi sono candidata ho ricevuto molte telefonate con offerte di sostegno. Alcune di loro erano compagne che avevo incontrato una sola volta ma che ancora conservavano il ricordo della Lega ed il suo Statuto. Questo mi ha dato la prova che non è vero che le donne non votano le donne.

In Inghilterra si candidano casalinghe, oppure operaie o intellettuali nei diversi collegi dove ognuna di queste categorie è in maggioranza.
La ricerca statistica che hanno fatto nei diversi collegi, prima di scegliere le candidate, è stata un’idea davvero interessante, perché significa che i/le candidati/e non sono messe lì solo per amicizia o per interessi particolari. Sono scelte per conquistare voti e per far politica nel modo più giusto in quel certo collegio. Le britanniche conosciute nella mia esperienza di parlamentare europea sono tutte molto efficienti, potrei dire dure, quasi militarizzate. Devono sostenere una guerra verbale dichiarata tra chi governa e chi vorrebbe governare. Lì il parlamento è disposto ai lati di un grande corridoio, da un lato la maggioranza dall’altro l’opposizione. Gli interventi sono brevi, taglienti, terribilmente critici. Dunque queste donne devono essere vivaci, lucide, non necessariamente colte perché quel tipo di politica non richiede, com’è qui da noi, una particolare eloquenza. Tuttavia sono tutte molto preparate.

A pochi mesi dalle politiche, un suo commento sulle leggi elettorali italiane.
Sono fatte male, sono dannose e poco rispettose del Paese, in particolare delle donne. Questo nostro sistema elettorale non consente l’effettiva applicazione della legge sulle quote se non in quei moncherini di proporzionale rimasti alla Camera e alle Regioni. È assolutamente inaccettabile il fatto che nessuna donna di nessuna formazione, soprattutto in questo periodo in cui si è riaperto il dibattito sul ‘proporzionale sì’ o ‘proporzionale no’, sia uscita dal coro per chiedere un proporzionale con lista bloccata e con sanzioni serie. Perché con lista bloccata si avrebbe la possibilità prima di tutto di applicare le quote e poi di evitare la corsa alle preferenze, che sappiamo tutti a cosa porta: alla corruzione. Con le preferenze, se devi procurarti i mezzi per vincere un avversario dentro la tua lista, è chiaro che alla fine in qualche modo te li procuri, o no? Attualmente la parte di proporzionale rimasta nell’attuale sistema maggioritario è con lista bloccata. Allora bisognerebbe chiedere, facciamo tutto proporzionale con lista bloccata e con lo sbarramento. A quel punto si potrebbero ben fare le primarie nel partito evitando i compromessi e l’attuale corruzione, e al momento della campagna per le elezioni politiche hai già creato all’interno del partito un sistema che sostenga le donne. Invece il rischio adesso è di andare incontro ad una ennesima riforma senza tener conto delle donne.

E riguardo alle sanzioni?
Penso che quella prevista attualmente, di carattere finanziario, sia inefficace. Cosa vuoi che importi ad un candidato eletto tirar fuori dei soldi che tanto poi vanno nuovamente al partito? Invece la pena della nullità già c’era in una nostra legge che poi la Corte Costituzionale ha cancellato. Era una legge che venne adottata nelle elezioni politiche e per le Regionali, mi pare sia stato nel ‘92, in quei casi ci fu una presenza di donne mai vista dopo. Era stato previsto il sistema proporzionale bloccato, si inserirono subito i segretari ed i notabili di partito, noi donne ci battemmo per avere la nostra parte, si capì subito la giustezza delle nostre richieste. Fu meraviglioso, si aprirono opportunità per donne di tutti i partiti. Il fatto è che furono presentati così tanti ricorsi che in seguito la legge fu annullata. Fu un peccato perché avremmo potuto avere una legge elettorale all’avanguardia, tra le migliori in Europa.

La sua proposta per il presente?
Apriamo un tavolo con donne rappresentative delle diverse forze politiche, proponiamo insieme un sistema proporzionale con liste bloccate. Ma non si farà, perché mancano donne coraggiose e forti che prendano posizione. Oggi, con il sistema maggioritario, sono tutte ben attente a non disturbare il “Manovratore”. Se il “Manovratore” si urta non dà loro il collegio. Quindi stanno tutte tranquille e si danno un gran da fare a parlare di ben altro, adozioni internazionali, asili, etc...

Che dire delle primarie?
Ci fosse stata una ‘pazza’ che avesse detto: ‘Mi voglio candidare’. Oppure un gruppo che avesse fatto presente che non si può fare una maggioritaria senza una donna. Questo accade in Italia, quando invece nel mondo le donne partecipano a campagne elettorali di ogni livello. Hai letto quell’articolo sugli Stati Uniti che accanto alla Clinton risulta una miriade di candidate? Mentre all’estero i partiti hanno capito che inserire le donne è vantaggioso. Mentre molte donne si candidano e non importa se va bene o se va male. Mentre tutto il mondo cambia, tu mi dicevi del Rwanda, ma anche il Marocco, la Giordania, che sono Paesi dove le donne non si votavano, oggi stanno cambiando. In Italia c’è una situazione che, rispetto al passato, sta regredendo. Si candida Pecoraro Scanio (Verdi) che pensa in questo modo di portare i suoi voti a Prodi, si candida Clemente Mastella (Udeur) pur sapendo di avere una quota di voti che non potrà mai essere competitiva con quella di Prodi, lo fa per sue giuste motivazioni politiche, allora perché nessuna donna? Non si candidano perché sarebbe sicuramente un fallimento? Ma almeno provarci… Insomma questo è un periodo della storia italiana che non ha precedenti. Neanche nel periodo fascista è stato così. È drammatico. Credo che molto dipenda dal sistema elettorale che abbiamo.

(10 settembre 2005)

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