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Laurea Honoris Causa a Marisa Cinciari Rodano

Laurea Honoris Causa a Marisa Cinciari Rodano

Una laurea ben meritata - L'Università di Cassino e del Lazio Meridionale ha conferito il riconoscimento a Marisa Rodano

Martedi, 02/04/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2013

La proposta è stata avanzata, su suggerimento della professoressa Fiorenza Taricone, dal Dipartimento di Scienze Umane, Sociali e della Salute e, con grande entusiasmo, lo scorso 8 marzo l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale ha conferito la Laurea Honoris causa in Scienze della Comunicazione alla Senatrice Marisa Cinciari Rodano, “maestra di vita civile” che “rappresenta la storia squisitamente italiana di donna esemplare che si è forgiata nella durissima esperienza del fascismo”. È stato ricordato “che durante tutta la sua vita la signora Cinciari Rodano ha creduto e messo in pratica il concetto di ‘politica come valore’, al di là di ogni scelta partitica, di politica come impegno, partecipazione, virtù civile”. Rinviando la lettura del testo integrale al sito (http://www.noidonne.org/blog.php?ID=04156), riportiamo un breve stralcio dell’intervento di Rodano, dedicato all’8 marzo. “…Ma che senso ha l’8 marzo per le tante elette giovani e giovanissime dei diversi schieramenti, una ricorrenza che ha più di cento anni? Le donne italiane hanno ancora bisogno di un appuntamento annuale di lotta? E, soprattutto, quali sono le condizioni reali delle donne nella società italiana? Siamo, infatti, in una situazione contraddittoria. Oggi le donne sono presenti e attive nella società, nelle professioni, nell’attività economica, nell’informazione, nelle università. Ma su di esse grava, se non il doppio lavoro, quantomeno la difficoltà di conciliare attività professionale e cura della famiglia; … Non esiste ancora una vera democrazia paritaria. Le ragazze studiano di più, sono più brave, conseguono la laurea in meno anni dei maschi e con votazioni più alte; ma giunte alla fine del corso degli studi, non sfondano: nelle università restano in ruoli precari e talora non retribuiti. La percentuale di donne che hanno un lavoro extradomestico retribuito è tra le più basse dell’Unione Europea. Inoltre da qualche decennio le donne sono vittime di un grave contrattacco. Le loro conquiste sono minacciate (si pensi alle vicende della procreazione assistita o della pillola RU) o sono inesigibili. La precarietà nel rapporto di lavoro vanifica le leggi sul divieto di licenziamento per matrimonio e persino sulla tutela delle lavoratrici madri; rende difficile programmare una famiglia, un rapporto di coppia, una maternità. Ne consegue, per le donne, una frustrazione sistematica del desiderio di maternità e del diritto all’autodeterminazione... Inoltre, se alcune rivestono incarichi di grande autorità e rilevanza istituzionale, possiamo dire che nella vita politica, nei luoghi dove si decide, abbiano un potere reale? A mio avviso, no. Viviamo insomma in una società che rimane maschilista, non a misura dei due generi, ma di uno solo… Tuttavia, anche se, purtroppo, c’è una grande frammentazione dei movimenti, delle reti, delle associazioni delle donne, che non riescono perciò a pesare come “soggetto politico”, sussiste una grande voglia di cambiare, di protestare, di “esserci”. L’8 marzo mantiene il suo significato simbolico. Un 8 marzo nelle piazze, un 8 marzo di rivendicazione e di lotta ha secondo me oggi uno spazio importante e la giornata potrebbe, se fossimo capaci di passare il testimone alle giovani generazioni, tornare ad avere un grande significato liberatorio. Personalmente mi auguro che ciò possa avvenire”.



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