Venerdi, 16/11/2012 - Io la sostengo perché l'ho ascoltata. Senza pregiudizi sul suo partito, che non è il mio. Senza giudicare lei per le incongruenze, le false promesse e gli inciuci vecchi e stravecchi del PD.
L'ho letta e sono andata a sentirla, soprattutto a vederla perché sono ancora libera dai condizionamenti televisivi, e quella pagliacciata su Sky non era certo una misura reale di conoscenza.
L'ho vista alzarsi dalla sedia e rivolgersi a noi che eravamo, pochi e poche, radunati nel Tempio di Adriano a Roma, nella stessa brutta giornata delle manifestazioni violente, da una parte, e dell'allerta per il fiume, dall'altra.
Sono anni che la mia scelta politica si è trasformata in ciò che faccio in prima persona, nel quotidiano, nel volontariato: senza più desideri di rappresentanza.
Non ho mai votato PD soprattutto da quando il rosso è diventato annacquato dai rivoli centristi anche se lucidamente comprendo le ragioni di equilibrio e di alleanze.
Per me la politica è passione civica e cerco di metterla nelle cose che faccio cercando il più possibile che siano adeguate e coerenti a ciò che penso e che dico.
Ora sono qui, seduta davanti a lei che parla, e mi commuovo in un modo così naturale e semplice come accade quando si incontra, per caso, un'amica che non si vedeva da tanto e quella "simpatia", dimenticata, riemerge nel tono delle parole, nel gesto che le accompagna.
- Dove sei stata tutto questo tempo? Mi sei mancata.
Un pensiero così intimo che non avrei mai pensato di dedicare a una sconosciuta, per di più candidata alle primarie del PD.
Questione di parole – le sue: reali come le cose che indicano. Così precise che io vedo le cose che dice. Le riconosco perché le uso anch'io nella medesima accezione: non sono ambigue, non sono dotate di aggettivi che ne modifichino qualità o quantità per renderle "più vere". Sono esatte perché servono, come un dito, a indicare. Sono precise perché lei ci ha inciampato nelle cose che dice, si è fermata, le ha prese in mano e non le ha buttate via, distratta.
Non è questione di credere ma di vedere. E quello che mi indica l'ho sempre avuto davanti. È il paesaggio che abito (animali, piante, diritti, servizi, infrastrutture, sanità, violenza, economia).
L'ascolto, e mi stupisco del fatto, semplice, che parli del mondo, che non abbia bisogno di presentarsi come colei che tutela, da donna, le donne – come stanno facendo gli altri: i candidati uomini per agganciare l'elettorato femminile – no, lei mi parla del mondo come chi dà per scontato che il suo sguardo sia portatore di differenza, che lei – come me – esiste, solida, non invisibile, non marginale, non accessoria. Perché la differenza di genere è nel corpo, nella mente, nella storia personale e, se ci aderisci, se non la neghi, non c'è bisogno di sottolinearla come un argomento circoscritto, "eccezionale".
La differenza vera sta nella cura, nella passione, nella modalità stessa con cui pensi il Mondo.
Sta in quelle due coordinate che lei mette a misura della sua politica: l'esercizio della libertà come occasione creata dalle regole non dalla loro mancanza: la necessità della giustizia; il recupero forte del valore stesso del tempo come intrinseca qualità del lavoro, che è conoscenza, pazienza, progettualità a lungo termine, confronto continuo e quindi adattamento, miscela equilibrata di esperienza e competenza non consumo immediato, arrembaggio, furto egoico delle cose, apparenza.
Lo dice, come se fosse naturale, e invece è qui che costruisce davvero una rivoluzione.
È qui che io percepisco la reale differenza. Tra chi insegue l'Europa e chi fa del proprio Paese un pezzo necessario all'Europa. Tra chi rincorre il Potere e chi fa del Potere un esercizio al servizio della comunità.
E allora quando sul web scrive che non potrà essere ovunque e che affida a noi cittadini/e l'incarico di essere portavoce del suo pensiero, io so che non sto sbagliando a stringere un patto di civiltà con questa signora che mi riconosce autorevolezza, mi identifica come il centro da cui deve partire e tornare ogni pensiero e ogni azione politica.
Non sto sbagliando a creare un legame di rappresentanza.
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