Maternità e disabilità: non c'è incompatibilità. Un pregiudizio da sfatare e servizi da organizzare
Una che si chiama Laura Coccia, giovane donna di Roma, dottorato di ricerca, Erasmus a Lipsia, laurea con lode alla Sapienza, atleta, partecipa ai Campionati europei nel 2005 e ai Campionati araboafricani di Tunisi 2008, detiene 7 record italiani, è stata eletta nelle liste del PD… che razza di scheda informativa sto scrivendo? Perché Laura nel settembre 2019 aveva iniziato a raccontare la sua gravidanza sui social con l’hashtag #diversamenteincinta e questo otto marzo ha fondato Diversamente Mamma. Una delle solite influencer? Potrebbe anche darsi, ma al ritratto manca la precisazione dell’infezione che appena nata l’ha lasciata con la tetraparesi spastica; e l’intervista all’Osservatore Romano, l’ha rilasciata dalla sua spider, come lei chiama la carrozzina a cui è costretta anche se è riuscita a ottenere dal suo corpo un controllo sufficiente a una vita normale.
Quindi una donna come tutte, ma anche una donna speciale che rappresenta una lezione sociale di grande livello. C’è comunque un altro pregiudizio da sfatare: ritenere incompatibile maternità e disabilità. Quando suo figlio Giacomo sarà grande e farà tante domande “gli racconterò della sua mamma e della fretta che ha avuto di conoscere il mondo e del brutto virus che ha dovuto sconfiggere, ma che ha lasciato un ricordo indelebile nel suo modo di camminare. Ma forse non me lo chiederà mai, perché la sua mamma è bionda, atleta e disabile”
Anche l’intervistatrice ha la stessa esperienza, che va messa a disposizione per rispondere alle esigenze di donne che si sentono quasi impaurite dal desiderio di aspettare un figlio, una sfida troppo grande per la loro disabilità. Laura ricorda che una ragazza le raccontò che il padre la convinse ad abortire: una ragazza con fragilità non può prendersi cura di un bambino. Evidentemente Laura ha una marcia in più, ma ha dimostrato che si può. Comunque anche in situazioni particolari il problema di un figlio è problema solo della donna: l’uomo con disabilità che diventa padre viene ritenuto un superuomo, un uomo fino in fondo, mentre la donna nelle sue stesse condizioni è qualcuno da biasimare, “un’incosciente”.
Quando le donne sovvertono lo stato delle cose, si scopre che mancano i presidi sanitari per accompagnare questa mamma nel percorso. I medici non sono formati, non c’è letteratura scientifica, si va a tentoni, i reparti di ginecologia e ostetricia non sono attrezzati e, a Roma i consultori adeguati ad accogliere donne con disabilità sono soltanto due. Per il pap test non ci sono lettini accessibili, con il risultato che la donna con disabilità si scoraggia e rinuncia alla prevenzione. Disabilmente-Mamme vuole fare rete con i Centri antiviolenza del territorio, perché non si parla mai della violenza subita da donne con disabilità, donne che magari non riescono a difendersi per la loro condizione oggettiva oppure che non riescono a farlo, se la violenza è del marito che, se ti ha sposata così come sei, è già stato un miracolo,una grazia.
L’associazione intende anche occuparsi dei problemi generali, a partire dalla sensibilizzazione sul tema delle sterilizzazioni, a cui lo European Disability Forum si interessa da lungo tempo (ed è un problema su cui si possono fare discorsi irresponsabili), ma in primo luogo vanno affrontati i problemi della vita quotidiana delle disabilmente-mamme che nessuno, nemmeno femminista pensava esistessero, un problema “nuovo” che richiede nuovi servizi a cui le istituzioni non risponderanno perché bisognerebbe riprogrammassero l’ordine dei bilanci.
Laura, sempre positiva, non vuole che ci siano madri di serie B, sa che tutti i bambini e tutte le mamme hanno diritti, ma ha imparato che,se con suo figlio è se stessa, è lui che le indica la strada per fare la cosa giusta.
Lascia un Commento