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Laura Boldrini

Laura Boldrini

La Donna del mese - Portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) è impegnata accanto ai rifugiati e ai richiedenti asilo: integrazione vuol dire anche abbattere gli stereotipi

Silvia Vaccaro Lunedi, 01/03/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2010

Nota per il suo lavoro come portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) per l’impegno e la dedizione accanto ai rifugiati e ai richiedenti asilo, Laura Boldrini ha ricevuto il premio di “Italiana dell’anno” per il 2009 del settimanale Famiglia Cristiana, iniziativa accolta favorevolmente dalla società civile laica e cattolica.

Incontrandola, le ho chiesto cosa pensa delle affermazioni di alcuni esponenti politici che associano l’immigrazione alla criminalità. “Mi amareggia molto che si parli di questi temi in maniera così riduttiva. Chi ricopre incarichi istituzionali, invece di ricorrere a questa equazione fuorviante, dovrebbe aiutare i cittadini a comprendere il fenomeno dell’immigrazione, così complesso e multisfaccettato. Questo atteggiamento dei nostri governanti è difficile spiegarlo all’estero, così come quello che accade realmente in Italia”. Impossibile non parlare dei fatti di Rosarno, che hanno innescato una spirale di soprusi e brutalità. Laura Boldrini, che in quei giorni si era recata sul posto, racconta di un territorio difficile, trascurato nel tempo. “Rosarno era una bomba destinata a esplodere. Già nel 2008 c’erano stati degli episodi di violenza contro gli immigrati che avevano risposto con una manifestazione pacifica per chiedere il rispetto della loro dignità di esseri umani e di lavoratori. Questa volta invece hanno reagito in maniera violenta dopo essere stati colpiti duramente. È da dodici, tredici anni che in inverno a Rosarno arrivano i migranti per raccogliere gli agrumi. Una buona parte di queste persone, pur essendo regolare, vive in condizioni disumane in fabbriche in disuso, senza servizi e con paghe misere di appena venti euro per oltre otto ore di lavoro consecutive nei campi. Il clima di tensione che si sta vivendo in Italia rispetto agli immigrati non nasce certo dall’oggi al domani, ma è la conseguenza di anni di dibattito incentrato sull’equazione immigrazione uguale minaccia alla sicurezza. Da tempo, ormai, gran parte della politica italiana sembra aver perso un vero contatto con il territorio, e non si rende conto di come spesso il lavoro nero dei migranti sia oggetto di sfruttamento e discriminazione da parte di imprenditori senza scrupoli legati a volte anche alla criminalità organizzata. Gli italiani hanno dovuto imparare da soli a gestire il rapporto con gli stranieri e a mettere in atto strategie per la loro integrazione e inclusione nella vita economica e sociale”. Quali sono le misure per migliorare la vita dei migranti? “Serve un enorme investimento nell’integrazione e bisogna rendere più semplice la regolarizzazione, contrastare in maniera decisa il lavoro nero degli immigrati, che a volte vengono sfruttati come schiavi, e infine favorire il rimpatrio volontario”. Anche i mezzi di informazione hanno alimentato il consolidarsi di stereotipi sui migranti e in proposito la Boldrini ha dato due interessanti contributi. “L’UNCHR ha promosso un codice deontologico noto come Carta di Roma, approvato nel 2008 dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana e dall’Ordine dei giornalisti, che offe ai giornalisti delle linee-guida per raccontare in maniera non superficiale e usando un linguaggio appropriato le notizie su rifugiati, richiedenti asilo e migranti. E tutto questo ancora manca nella comunicazione italiana, come si può evincere dalla Ricerca nazionale su immigrazione e asilo nei media italiani curata dal Professor Mario Morcellini de La Sapienza di Roma: un monitoraggio dei primi sei mesi del 2008 da cui risulta che su 5.684 servizi andati in onda, solo 26 non legavano l’immigrazione alla cronaca nera o alla questione della sicurezza. Questo determina la formazione di uno stereotipo fortissimo nei confronti dei migranti”. Le rappresentazioni mediatiche dunque falsano l’immagine degli stranieri. E quella delle donne? “In Italia il corpo delle donne è sovraesposto e rappresentato in una maniera che non corrisponde affatto alle donne reali. C’è una totale discrepanza: il femminile viene raccontato in maniera riduttiva, mentre i ruoli delle donne sono molteplici, tutti diversi e ugualmente importanti. Non mi piace per nulla vedere in alcuni programmi televisivi donne svestite accanto a uomini in giacca e cravatta: questo “modello” di donna può essere estremamente invitante agli occhi delle adolescenti che però io invito a riflettere su quanto questa immagine sia in effetti lontana dal senso pieno del sé come esseri umani liberi e pensanti”. Peggio avviene per le donne migranti, che spesso subiscono una doppia discriminazione. L’intervista si è chiusa con una riflessione della Boldrini a riguardo. “Le donne migranti nel mondo ormai sono più degli uomini. Spesso lasciano i loro figli per venire ad accudire i nostri. Si portano dentro un enorme carico di dolore per l’assenza dei loro bambini che continuano a mantenere attraverso le rimesse: sono dunque economicamente visibili, ma non godono di nessuna rappresentatività sociale o politica. Ancora i tre quarti delle donne del mondo ha pochi diritti e credo che la vera emancipazione per noi donne occidentali passa anche dalla lotta a fianco di tutte queste donne”.



(1 marzo 2010)

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