Donne d’Europa - Un Appello del Parlamento europeo e due Relazioni della Commissione europea ritraggono situazione e tendenze delle rappresentanze femminili
Silvana Paruolo Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2008
Per l'uguaglianza tra le donne e gli uomini (che rappresenta uno dei principi fondamentali sanciti dal diritto comunitario) l'Unione europea - che ha tra l’altro creato l' Istituto europeo per l'uguaglianza - segue un duplice approccio, che associa azioni specifiche e “gender mainstreaming”; inoltre, il tema ha assunto - anche - una forte dimensione internazionale (in termini di lotta contro la povertà, di accesso all'istruzione e ai servizi sanitari, di partecipazione all’economia e al processo decisionale, nonché di diritti delle donne in quanto diritti dell'uomo). L’attuale Tabella di marcia (2006-2010) – che fa seguito a 5 Programmi, e alla Strategia quadro (2001-2005) - individua sei settori prioritari (uguale indipendenza economica, conciliazione della vita privata e professionale, uguale rappresentanza nell'assunzione delle decisioni, l'eliminazione di ogni forma di violenza basata sul genere, l'eliminazione degli stereotipi legati al genere, la promozione della parità nelle politiche esterne e di sviluppo); e per ciascuno di essi alcuni obiettivi e azioni chiave. Il nuovo articolo 1bis del Trattato di Lisbona – relativo ai valori su cui l’Unione si fonda – tra l’altro precisa che “questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini”. Inoltre, di recente, due Relazioni della Commissione europea, e degli Appelli di Gruppi politici del Parlamento europeo, hanno tracciato un quadro della situazione delle pari opportunità in Europa. Quali sono le loro conclusioni? E, che fare?
Appelli del Parlamento europeo
Promosso dal vicepresidente della Commissione per i diritti della donna e delle pari opportunità (Raül Romeva i Rueda, Verdi/ALE, Spagna), un Appello del Parlamento europeo dello scorso 8 marzo 2008 - che (firmato da deputati dei gruppi GUE/NGL, Verdi/ALE, ALDE, PSE, PPE) chiede l’adozione di linee direttive concrete sui diritti delle donne – lo conferma: nonostante gli sforzi fatti dalla Comunità internazionale e l'impegno della grande maggioranza degli Stati per combattere la discriminazione nei confronti delle donne ( in particolare con la ratifica delle Convenzione delle Nazioni Unite - CEDAW - sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne), esse continuano ad essere vittime di violenze e di discriminazioni in tutte le regioni del mondo.
Ad oggi - sempre nel Parlamento europeo - considerando che ci sono molte donne qualificate ed esperte che potrebbero e dovrebbero essere prese in considerazione - donne di Gruppi politici – tra loro diversi - hanno già chiesto, a più riprese, che almeno una delle 4 cariche di alto livello previsti dal Trattato di Lisbona (a partire dal 2009) sia accordato ad una donna: le cariche da assegnare sono quelle del Presidente della Commissione europea, del Presidente del Consiglio europeo, dell'Alto rappresentante dell'UE per gli affari esteri e del Presidente del Parlamento europeo. I nomi dei candidati sono già molti, ma nessuna traccia di candidate.
Le donne nel processo decisionale
In Europa - sottolinea una nuova Relazione della Commissione europea sulle donne in Europa "Donne e uomini nel processo decisionale 2007 – Analisi della situazione e tendenze “ (pubblicata lo scorso 8 marzo, http://ec.europa.eu/employment_social/publications/2008/ke8108186_en.pdf;; http://ec.europa.eu/employment_social/women_men_stats/index_en.htm) - le donne sono ancora escluse dai vertici della politica e dell'economia. In tutta l'UE, 24% dei parlamentari sono donne – rispetto al 16% di dieci anni fa – e analoga è la proporzione di donne che occupano incarichi ministeriali. Nel settore privato, gli uomini occupano ancora 9 posti su 10 nei Consigli di amministrazione delle grandi imprese e rappresentano i due terzi dei direttori di aziende. “Se crediamo nei valori della democrazia non possiamo lasciare la metà della popolazione fuori dalle strutture di comando" - ha affermato Vladimír Špidla, commissario responsabile per le pari opportunità - "La parità di genere è anche un elemento positivo sul piano economico. Le nostre economie devono valorizzare appieno tutti i talenti di cui disponiamo se vogliamo affrontare la competizione globale. Dobbiamo perciò infrangere una volta per tutte il soffitto di vetro!".
Intanto.. la situazione ritratta dalla Commissione europea (che ha già messo a punto una propria banca dati sulle donne e gli uomini) nel processo decisionale è la seguente. La proporzione di donne che siedono nei parlamenti nazionali è aumentata di circa la metà, passando dal 16% nel 1997 al 24% nel 2007: ma tale percentuale è ancora ben al di sotto della cosiddetta massa critica del 30% ritenuta necessaria affinché le donne esercitino un'influenza sensibile sulla politica. Il Parlamento europeo supera di poco questa massa critica (31%): mediamente gli uomini superano le donne tra i ministri nei governi nazionali in un rapporto di tre a uno (24% donne, 76% uomini). Le donne sono anche ampiamente sottorappresentate nelle sfere decisionali dell'economia. Le banche centrali di tutti e 27 gli Stati membri dell'UE sono dirette da un governatore uomo. In Europa più del 44% di tutti i lavoratori sono donne, ma soltanto il 32% dei dirigenti d'azienda (direttori generali, direttori e amministratori di piccole imprese) sono donne. La sottorappresentazione delle donne ai vertici è un fenomeno ancora più marcato nelle grandi imprese – vale a dire le imprese di ciascun paese tra le più quotate in borsa – in cui sono gli uomini a occupare circa il 90% dei posti nel consiglio di amministrazione, una cifra che ha dato pochi segni di miglioramento negli ultimi anni.
Si sono registrati importanti progressi per quanto concerne la promozione delle donne nelle amministrazioni centrali degli Stati membri dell'UE nelle quali esse occupano quasi il 33% dei due scaglioni più alti della gerarchia rispetto al 17% del 1999. La proporzione di donne che occupano posizioni analoghe nelle istituzioni dell'UE è migliorata anch'essa passando dal 14% a poco meno del 20% nello stesso periodo, anche se c'è ancora molto da fare.
La parità tra donne e uomini: lo stato dell’arte
La Relazione comunitaria “La parità tra le donne e gli uomini – 2008” del 32.1.2008 si sofferma su:
Le principali evoluzioni. Dal 2000 al 2006, il tasso di occupazione femminile ha registrato una crescita costante. Ma…. la crescita (“more and better jobs”) ha riguardato più la quantità e non la qualità. E il divario nella retribuzione si è stabilmente assestato sul 15% dal 2003, scendendo di un solo punto dal 2000.
Sviluppi politici e legislativi. A livello Ue, per potere verificare progressi e previsioni, esiste una Tabella di marcia, cioè un Programma di lavoro annuale. Le principali azioni del 2006 hanno riguardato:
1. il lancio di una consultazione delle parti sociali per individuare possibili proposte volte a conciliare vita professionale e vita privata (congedo di maternità e congedo parentale, nuovi tipi di congedo di parternità, di adozione, per occuparsi di familiari dipendenti).
2. il sostegno Ue all’Alleanza europea per la famiglia (piattaforma di scambi sulle politiche della famiglia)
3. un’analisi della conformità - delle disposizioni nazionali - di recepimento della legislazione in materia di parità di trattamento (direttiva 2002/73)
4. il miglioramento dell’analisi del divario di retribuzione fra uomini e donne
Sfide e orientamenti strategici. Rimane un notevole divario tra i sessi, per le modalità di lavoro (ricorso al tempo parziale o a contratti a tempo determinato, posti di qualità inferiore o meno remunerati). Persiste (e in alcuni Paesi aumenta) la segregazione orizzontale e verticale del mercato del lavoro. Non diminuiscono le differenze di retribuzione.
Posti di lavoro per una pari indipendenza economica. Nel quadro del nuovo ciclo della strategia europea per la crescita e l’occupazione – sottolinea la relazione Ue - vanno intensificati gli sforzi per ridurrei divari in materia di occupazione (disoccupazione e retribuzione) nonché il perfezionamento professionale, miglioramenti del lavoro quantitativo e qualitativo.
Servizi di qualità e sostegno della conciliazione. Tra l’altro, vengono citati i servizi per persone non autosufficienti, qualifiche del personale e valorizzazione professionale, la possibilità di ricorso ai fondi strutturali Ue per facilitare la conciliazione tra vita professionale e vita privata.
Lotta contro gli stereotipi. Questa lotta implica un sostegno alla parità, e alle scelte individuali di percorsi d’istruzione, di formazione permanente, e di orientamento professionale.
Meccanismi istituzionali in sostegno agli impegni politici e all’attuazione della legislazione. Vi figurano la necessità di integrare una prospettiva di genere nei propri rispettivi settori di competenza (mainstreaming), ivi incluso la valutazione degli strumenti esistenti (v. Manuali per l’integrazione), e una prospettiva di genere nelle politiche per l’occupazione dell’Unione.
Lascia un Commento