A due anni dal sima la ricostruzione della città è ancora al palo
Mercoledi, 06/04/2011 - Tra il Rubygate e la questione dei profughi nordafricani si inserisce la ricorrenza del terremoto dell'Aquila. Due anni, 24 mesi, dalla scossa distruttiva delle 3.32 che ha fermato il tempo nella bella città abruzzese. Due anni durante i quali è accaduto di tutto: proclami di ricostruzione immediata, un G8 con tutti i 'potenti' della terra a commuoversi a favore di telecamera, assurde interviste notturne a persone sfollate che dormivano in macchina, tendopoli sotto tutela, spostamenti di popolazione, inchieste sulla ricostruzione, tentativi degli aquilani di riprendersi la propria città, lottizzazioni nella periferia della città e nella campagne dei piccoli borghi danneggiati dal sisma, un bel film/documentario sulle tante bugie raccontate, denunce, soprattutto in rete, su quanto stava avvenendo nella città, manifestazioni. Eppure a due anni da tutto questo terremoto, quello della terra e quello delle persone, la situazione è sostanzialmente immutata. Chi cammina nel centro storico dell'Aquila vede la stessa desolazione di macerie abbandonate e palazzi che sembrano bombardati, una comunità che non esiste più.
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