Mercoledì 30 giugno, alle ore 19.00, il Caffè Letterario Simposio, in via dei Latini 11 (angolo via degli Ernici) a Roma, ospita la presentazione della raccolta poetica “Nascosta e lo specchio” (Giulio Perrone Editore) di Maria Carla Trapani. L’evento, a ingresso libero, vede la partecipazione di Luca Benassi e Francesco De Girolamo, con interventi critici di introduzione, e dell’autrice che cura la lettura dei testi.
Maria Carla Trapani nasce e vive a Roma. Di formazione filosofica, approda in seguito alle discipline orientali. Insegnante di Yoga e Olodancer, si occupa dell’organizzazione di eventi culturali per il Circolo letterario Bel-Ami, nell’ambito del quale ha fondato un Laboratorio poetico di cui è responsabile. Con la sua tesi di laurea, “Pasolini, il mito, il teatro. Pre-testi per una paidèia poetica”, vince nel 2005 il premio SIAD (Società Italiana Autori Drammatici). Pubblica, in “Perle sciolte” (BAE Edizioni, 2009), la silloge poetica “M/E, di perle e di parole”.
“Nascosta e lo specchio” è il primo libro organico della giovane autrice romana. Si tratta di una poesia carica di esperienza sensoriale fino alla sovrabbondanza barocca. Letizia Leone, nella prefazione al volume, parla di “poetica barocca […] di accostamenti insoliti e quasi surreali”: tutto in questi versi ha un colore, un odore, un profumo, tutto è ruvido, liscio, freddo, caldo, molle o duro. A volte spinoso, come se le dita che scrivono possano diventare improvvisamente aghi, chiodi, ferri che penetrano, incidono, scavano alle radici: “cerco fra le mie/ spine il rovo dolente/ di un altro disincanto.” Il nocciolo di questi versi è la scoperta di se stessi attraverso un processo di ricerca della consapevolezza. È “il cammino ascetico verso l’autocoscienza”, per usare le parole della poetessa, l’occhio della poesia pazientemente rivolto all’interno di se stessa. Queste esplorazioni e scoperte avvengono attraverso l’alterità, il rapporto con l’altro. In questo rapporto vi è prepotente la dimensione dell’amore, quella erotica, sensuale, carnale fino al graffio, che pure trova nel linguaggio, come in un infinita mille e una notte, per riprendere le parole della Leone, il modo per accogliere, dilatare, appassionare, esorcizzare ogni abbandono e ogni dolore.
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